Francesco La Monica
Grande fermento nel quartiere Mariconda di Salerno, in cui, in queste ore, i residenti reclamano a gran voce la rimozione del sacerdote Don Angelo Barra dalla parrocchia “Maria Santissima del Rosario”. Il parroco recentemente finito nell’occhio del ciclone per aver iniziato la messa, il giorno di un matrimonio, senza attendere l’arrivo della sposa. Episodio considerato dai fedeli come la classica “goccia che fa traboccare il vaso”. Numerose, infatti, le accuse rivolte nei confronti di Don Angelo, reo, a detta dei cittadini di Mariconda, di essere per nulla incline all’avvicinamento dei parrocchiani, ma bensì motivo di allontanamento, per via di comportamenti e modi di fare alquanto discutibili. Situazione divenuta ben presto insostenibile dagli stessi fedeli, che, invece, si sono proclamati disponibili fin dall’insediamento di Don Barra, soprattutto cercando di fargli comprendere le problematiche del quartiere. A tal proposito, è partita questa sera alle ore 19, una petizione popolare spontanea del quartiere Mariconda, una raccolta firme da far pervenire all’Arcivescovo di Salerno, Luigi Moretti, finalizzata alla rimozione dall’incarico di Don Angelo Barra. Parroco definito dal signor Angelo De Maio, presente all’iniziativa svoltasi nella villa comunale “Ciro Bracciante”,“ un padre padrone, capace di allontanare non solo gli adulti, ma perfino i ragazzi dall’oratorio che ormai non ha più motivo di esistere”. Allontanamento avvenuto anche per via della gestione malsana del campo di calcio a 5 situato a pochi passi dalla parrocchia di proprietà del comune, in cui, aggiunge, “impone tariffe che non dovrebbe imporre, lasciando la struttura in uno stato di totale degrado, in quanto i ragazzi non hanno la possibilità di usufruire degli spogliatoi per via della mancanza d’acqua, e addirittura spesso sono costretti a provvedere loro stessi per i palloni perché non sono disponibili”. Giovani del quartiere costretti a spostarsi in altre parrocchie, come ad esempio quella del “Gesù Redentore”, del parroco Don Ciro Torre, che, a differenza di Don Angelo, apre la sua chiesa a tutti, e non a pochi definiti “eletti”. “Con Padre Giovanni D’Andrea, (parroco che ha preceduto Don Angelo Barra), i fedeli avevano addirittura le chiavi della Chiesa”, tuonano i cittadini presenti, che accusano Don Barra di non essere per nulla presente e disponibile nei confronti della comunità. Inoltre, dichiarano di aver proposto una serie di iniziative finalizzate all’integrazione e al benessere del quartiere, ma che sono state prontamente rispedite al mittente senza troppe spiegazioni. I cittadini di Mariconda pretendono un repentino cambio al timone della parrocchia, perchè “La chiesa non è di proprietà del parroco, ma appartiene alla comunità, è la casa di Dio, e in quanto tale, appartiene a tutti”. Malcontento espresso anche dal maestro di Karate e residente del quartiere, “Antonio Bracciante”, anch’egli presente all’iniziativa tenutasi nella villa comunale intitolata proprio al compianto fratello Ciro. Un uomo impegnato nel sociale, in particolar modo nei quartieri più difficili della città di Salerno, avvicinando alla pratica sportiva molti giovani, che diversamente rischierebbero di essere distratti da illeciti svaghi. Dal suo punto di vista, “si dovrebbe creare un cospicuo gruppo di persone e richiedere un incontro a Don Angelo Barra”, considerato restio a qualsiasi forma di confronto con i residenti del quartiere. Secondo Bracciante, il primo punto su cui discutere, è la chiusura del circolo parrocchiale Anspi voluta dal parroco, seppellendo in un sol colpo ben 70 anni di storia. Definisce Don Barra come un parroco che “non è dentro al rione e non partecipa a nessuna iniziativa del quartiere”. Inoltre, aggiunge, “Non è possibile che in un quartiere composto da 10000 abitanti, la domenica a messa siano presenti non più di 30 persone”. Segnale evidente del malumore della comunità, che si considera assolutamente incompatibile con la linea guida tracciata da Don Angelo. Rimpiange, come tutti o quasi, il vecchio parroco Don Giovanni D’Andrea, di cui dichiara che, seppur talvolta discorde su alcune vedute, “Ha dato tanto al quartiere Mariconda, persino con mezzi personali.” Bracciante, come tutti i presenti, si dichiara deciso a portare avanti tale petizione ad ogni costo, affermando di voler richiedere un incontro all’Arcivescovo Moretti, in caso di un ulteriore declino da parte di Don Barra. Nel caso in cui ogni richiesta non venisse accolta, sostiene :“ Organizzeremo un sit in all’esterno della parrocchia, arrivando persino ad ascoltare la messa domenicale fuori la porta della chiesa in segno di protesta”. Poi conclude: “La raccolta firme è appena iniziata, ma tutti noi saremo pronti ad andare casa per casa, con la convinzione di ricevere numerose adesioni”. Circostanza tra le più spinose, che merita la giusta attenzione, in attesa di ulteriori sviluppi.