di Arturo Calabrese
Mentre i coinvolti nell’inchiesta Alfieri, direttamente o indirettamente, annunciano via whatsapp l’intenzione di valutare la possibilità di presentare querele, in questi giorni il Sistema Cilento continua a manifestarsi in ogni sua forma.
Ormai è cosa nota: il viceré Franco Alfieri (come lo ha definito il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca) è in carcere dal 3 di ottobre. Tra contatti veri o presunti con l’esterno, videochiamate o comunicazioni varie poco conta, sono tante le notizie che orbitano intorno all’ospite delle patrie galere. Tra questi c’è la costante presenza del rampollo di famiglia Alessandro Alfieri in quel di Capaccio Paestum. Certo, la relazione con la figlia dell’attuale sindaco facente funzioni Maria Antonietta Di Filippo aiuta sicuramente la frequentazione del giovinotto, ma ci sarebbe dell’altro e cioè la sua partecipazione a riunioni di maggioranza.
Non è vietato, ci mancherebbe, ma solo se le stesse fossero all’interno di Palazzo di Città, elemento che è stato smentito. Quindi Alessandro Alfieri non ha partecipato a riunioni politiche all’interno del comune. Altro non viene smentito. Ma a prescindere da tutto questo, e saranno i magistrati eventualmente a dire la loro, si prospetta un vero e proprio ritorno al Medioevo, se mai il Cilento ne fosse uscito. Una volta, il potere si ereditava di padre in figlio e così pare stia accadendo anche nel territorio.
La collega e vice direttrice di questo giornale Erika Noschese ha magistralmente parlato di Alfiericentrismo. Non sbagliava. Sia che si chiami Alessandro o Franco, l’Alfiericentrismo rimane. Il rampollo di casa Alfieri, giusto per ricordarlo, si è reso più volte protagonista di uscite poco rispettose degli elettori.
Correva l’anno 2018 e Alessandro, al margine di un incontro elettorale per le elezioni politiche che Franco perse clamorosamente, scriveva: “Avete le pistole ad acqua e vi siete messi contro un carro armato”. Le pistole ad acqua, allora, riuscirono ad arrugginire gli ingranaggi della macchina da guerra. Sono passati tanti anni, ma alcune cose non si dimenticano.
Oggi, il giovane cerca di fare le veci del padre, volendo raccoglierne l’eredità. Un ritorno al passato, quando il cognome era più importante di qualsiasi altra cosa. Se si candidasse, non sarebbe una sorpresa. Ma ormai più nulla lo è.
2 Comments
Dove sta il problema…se è capace vada pure avanti siamo in un paese democratico dove decidono gli elettori. Auguri a chi si candida è viene eletto qualunque sia il suo cognome
Dove sta il problema.. Il problema è Lei.
Siete Voi il problema del meridione, che ragionate in questo modo.
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