Adriano Rescigno
CAVA DE’ TIRRENI – Trent’anni per Salvatore Siani, l’uomo che nello scorso gennaio con 47 coltellate ha posto fine alla giovane moglie Nunzia Maiorano a Cava de’ Tirreni davanti agli occhi del figlio più piccolo in località Petrellosa. Alle 16.30 dello scorso pomeriggio su richiesta del pubblico ministero Mafalda Cioncada, assistita dal giudice per l’udienza preliminare Gustavo Danise, il tribunale di Nocera Inferiore ha inflitto nel rito abbreviato di primo grado trent’anni all’uomo, nonostante le richieste del suo collegio difensivo composto dagli avvocati Agostino De Caro e Pierluigi Spadafora del foro di Salerno che ha avanzato richiesta di riconoscimento della semi infermità mentale, di non attribuire le aggravanti nonchè il riconoscimento delle attenuanti generiche. Assenti in aula i figli della coppia ma a farne le veci il curatore speciale, l’avvocato Alessandro Marino. A sostenere la tesi della massima pena possibile in un giudizio direttissimo, dei trent’anni i carcere, portata avanti dal legale della famiglia Maiorano, di cui il fratello Gianni, era in aula, l’avvocato Francesco Siniscalchi, l’associazione Frida, il Comune di Cava de’ Tirreni e diverse associazioni locali costituitesi parte civile. Soddisfazione per una città intera e per le tante donne presenti in aula che hanno esultato alla sentenza che in molti si augurano sia d’esempio. Adesso si attende la riconferma in sede di appello.
Il fratello di Nunzia, Gianni Maiorano: «Non ce lo aspettavamo, mia sorella ha avuto giustizia»
«Mia sorella ha avuto giustizia, il grazie più grande va alla sensibilità dei giudici». Alla lettura della sentenza di primo grado, oltre alle tante associazioni presenti con a capofila Gertrude Barba ed al rappresentante del Comune di Cava de’ Tirreni, che nel procedimento abbreviato si è costituito parte civile, insieme all’associazione Frida, rappresentata dall’avvocato Carmela Novaldi; c’era soprattutto il fratello di Nunzia, Gianni Maiorano che raggiunto telefonicamente quasi commosso: «Finalmente mia sorella Nunzia ha avuto giustizia. Siamo contentissimi per l’esito di questo rito abbreviato. Siamo contentissimi, non ci aspettavamo questo risultato, il massimo ottenibile in un giudizio direttissimo. Sappiamo perfettamente che è solo il primo grado, ma la base dalla quale si parte è massima. Il mio grazie va alla sensibilità dei giudici e del pubblico ministero». Accanto a Gianni per tutto il corso dell’udienza c’era anche l’avvocato Antonella Garofalo, vice presidente dell’associazione Frida di Cava de’ Tirreni: «Siamo felici e soddisfatti per questa sentenza. Una pena realmente commisurata al delitto compiuto. Speriamo sia d’esempio».