Le rivelazione dei collaboratori di giustizia hanno determinato una svolta sostanziale nelle inchieste per gli omicidi di Massimiliano Esposito, freddato nell’agosto del 2005, e di Fabio Petrone, trucidato l’agosto di due anni dopo. Le dichiarazioni rese sia negli interrogatori che in fase dibattimentale da Del Pizzo e De Simone hanno tracciato un quadro piuttosto chiaro permettendo al pm Rosa Volpe di chiudere, in pratica, il cerchio. Caso Esposito. Per l’omicidio di Massimiliano Esposito furono condannati in primo grado Antonio Adami e Marco Palatucci salvo poi essere assolti in Appello. De Simone ha rivelato di aver visto Vincenzo D’Andrea e Salvatore Nigro nei pressi della palestra Fredom dove Esposito fu raggiunto da colpi d’arma da fuoco. “D’Andrea mi disse stai zitto se no uccido anche te – ha riferito in aula il collaboratore di giustizia”. Già in precedenza De Simone aveva riferito che lo stesso D’Andrea aveva pestato violentamente presso il mercatino rionale di via Robertelli a causa di una lite relativa ai posti di lavoro. Le testimonianze dei collaboratori di giustizia, ed altre riscontri effettuati dall’antimafia, hanno fatto scattere l’inchiesta per omicidio a carico di D’Andrea (già condannato per l’omicidio di Donato Stellato) e Nigro. Indagine che è ormai alla stretta finale. Caso Petrone. Svolta vicina anche per l’altro omicidio rimasto irrisolto. Fabio Petrone fu ucciso nell’agosto del 2007 mentre andava a domire a casa della sorella. Viaggiava a bordo della Honda del cognato quando fu colpito al fianco sinistro dai killer. Il trentenne, nonostante la ferita, tentò di fuggire a piedi ma stremato cadde a terra e fu raggiunto da tre colpi alla testa. La ricostruzione dei collaboratori di giustizia ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di tre persone: Vincenzo Villacaro, come mandante, Vincenzo D’Andrea e Giovanni Zullo come esecutori. De Simone ha riferito nel corso degli interrogatori che Villacaro gli aveva riferito che Petrone era un infame e che gli propose di guidare la moto. De Simone rifiutò: “Villacaro disse che l’avrebbe fatto fare a Zullo. Poi della vicenda Petron non seppi più nulla in quanto andai in vacanza”. Elementi che, insieme ad altri riscontri effettuati dagli inquirenti avrebbero segnato la svolta nell’inchiesta anche per l’ultimo dei casi rimasti irrisolti. Nelle prossime settimane per entrambi le inchieste potrebbero registrarsi nuovi rilevanti sviluppi.
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