De Luca jr rischia il paracadute alla Camera. Papà Enzo lascia da solo Gentiloni e corre a Roma - Le Cronache
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De Luca jr rischia il paracadute alla Camera. Papà Enzo lascia da solo Gentiloni e corre a Roma

De Luca jr rischia il paracadute alla Camera. Papà Enzo lascia da solo Gentiloni e corre a Roma

Andrea Pellegrino

La prima convocazione era per le 10, poi alle 20, ed ancora alle 22,30, fino a proseguire ad oltranza. Matteo Renzi non è riuscito nell’impresa della mediazione, strappando duramente con la minoranza interna. Soprattutto con Andrea Orlando che nelle prime ore della mattinata, oltre i collegi, si è visto porre veti anche sui nomi, a partire dalla riconferma di Marco Di Lello, fino alla messa in discussione del suo portavoce, Marco Sarracino. Una giornata frenetica che preannuncia ore di fibrillazione sempre più accesa. Vincenzo De Luca sarebbe corso a Roma ancor prima di attendere la visita di Gentiloni a Napoli. Insomma, l’attuale premier (del Pd) sarebbe rimasto orfano del presidente della Regione Campania, intento ad assicurarsi il posto (blindato) per il primogenito Piero alla Camera dei Deputati. Per tutta la giornata si sono rincorse anche voci che piazzavano De Luca jr in uno dei collegi proporzionali della Campania, abbinato poi alla corsa sull’uninominale di Salerno. Nel primo pomeriggio, infatti, il nome di Piero De Luca era scivolato al terzo posto nel listino proporzionale di Salerno città, anticipato dall’uscente Sabrina Capozzoli e dal capolista Claudio De Vincenti, ministro uscente. Poche ore dopo la soluzione prospettata dai vertici del Nazareno: secondo posto a Caserta e uninominale a Salerno. Scenari, questi, che avrebbero messo in allarme il governatore che ha raggiunto così la Capitale. Poi il caso Alfieri, prima candidato, poi escluso, poi di nuovo confermato all’uninominale di Agropoli. Tutto come previsto, dunque. Il tutto passa anche per gli accordi con gli alleati e principalmente con Orlando ed Emiliano. Soprattutto con il secondo, che sul tavolo ha il nome di Simone Valiante, tra i grandi esclusi di questa tornata elettorale. Sulle deroghe c’è la posizione di Tino Iannuzzi che ambisce ad una riconferma al Parlamento, traslocando però dalla Camera dei Deputati al Senato. Ieri sera il deputato uscente ha incontrato il suo elettorato nella sala del Bar Moka per fare un punto della situazione.  Ma al Nazareno è rimasto tutto top secret fino a tarda serata. A quanto pare, Matteo Renzi nel pomeriggio avrebbe acquisito tutti gli schemi formulati dalle segreterie regionali ed avrebbe chiuso ogni rapporto con l’esterno fino alla scelta conclusiva delle candidature. Secondo lo schema degli alleati a nulla sembrano servite le proteste delle liste. +Europa avrà 5 eletti, tra i quali Bonino, Magi e Della Vedova; Insieme ne avrà tre (Nencini, Bonelli, Santagata) e quattro Civica Popolare con Pier Ferdinando Casini a Bologna, Gabriele Toccafondi e Sergio Pizzolante in Emilia e Beatrice Lorenzin, la cui corsa in Toscana è incerta dopo proteste locali. A rischio è anche l’elezione del deputato uscente Michele Ragosta, ex Pd, transitato in Mdp per poi ritornare nell’area Renzi attraverso Campo progressista ed approdando in ultimo in +Europa di Emma Bonino. Le trattative sono proseguite fino a tarda notte per cercare la quadra con la minoranza dem e gli alleati di coalizione.