di Olga Chieffi Un matinée molto particolare ci attende oggi nell’Auditorium Oscar Niemeyer di Ravello, ove alle 12, per il secondo degli appuntamenti della Fondazione, il verso di Dante Alighieri, “detto” da Alessandro Preziosi, incontra i sassofoni di Stefano Di Battista e il basso di Daniele Sorrentino. Ancora un progetto esclusivo commissionato dalla Fondazione Ravello e dal suo direttore artistico Alessio Vlad, il quale ha “messo” insieme due arti, che si incontreranno nello “spiro”, poiché in Dante la formazione della parola è concepita qual alito vivente, plasmazione di soffio vivo. Dante infatti usa per indicare il “parlare” in Paradiso “Mentr’io dubbiava per lo viso spento,/ de la fulgida fiamma che lo spense/ uscì uno spiro che mi fece attento (XXVI, 1-3), lo stesso termine ch’egli ha adottato per il suo”poetare”: (…) I’ mi son un, che quando/Amor mi spira, noto,(…) (Purg.,XXIV, 52 ss.) E insiste Dante, nel “De vulgari eloquentia” nel sottolineare che Dio, Principio di perfezione e Amante (amator), col suo spirare (afflando) fornì di ogni perfezione l’Uomo. L’afflare e l’animare si equivalgono, il soffio è l’anima del linguaggio come della vita e stamane ne avremo prova sul parquet dell’auditorium, in quell’incrocio sonoro della parola dantesca e coi sassofoni di Stefano Di Battista. Se Preziosi ha affermato: “Le celebrazioni dei 700 anni dalla nascita di Dante hanno dato l’opportunità a molte persone come me di approfondire. Ho scoperto una forza incredibile legata al valore della parola, al suo valore etico, sociale, antropologico. Dante attribuisce ad ogni parola un significato molto profondo. Ne ho segnate tre: la carità, che in Dante ha un valore importantissimo che è l’amore, l’amore cristiano che non ha niente a che fare con la carne; la dignità che in Dante vuol dire giustizia quindi la capacità dell’uomo di essere all’altezza delle proprie responsabilità; la verità, che per noi è diventata una cosa molto vicina all’opinione, ma che per Dante è lume, è luce. Queste tre parole sono quelle attraverso le quali cercherò di sintetizzare il viaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso assieme alla musica di quello che io considero il più grande sassofonista italiano, Stefano Di Battista e con il basso di Daniele Sorrentino. Sarà una bella sfida!», Con Stefano Di Battista il pensiero non può che volare al percorso coltraniano a quel “A love Suprem” in cui il polistrumentista percorre un itinerario mistico, dalla contrizione di Acknowledgement, allo slancio lirico raffigurante la dolorosa decisione di cambiare di Resolution, alla forte, travolgente messa in pratica della decisione presa con Pursuance, fino alla preghiera di ringraziamento, quel metafisico Psalm in cui, alla fine, la voce del sax si sdoppia e sembra ascendere in cielo. Coltrane chiuse un ciclo con A love supreme per inaugurarne un altro dove sarebbe stato difficile per tutti continuare a seguirlo nella sua sorprendente Ascension.
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