A Eboli l’avvicinamento alla passione calcistica iniziò il 14 giugno 1914 per merito di un ebolitano dal nome Donato Vestuti, che per le celebrazioni della festa di San Vito, patrono della Città, volle organizzare un incontro dimostrativo tra Salerno FBC, società da esso fondata e fresca vincitore del 2° Campionato Provinciale e la Pro Cava FBC, per una gara che ebbe svolgimento presso il campo sportivo di piazza mercato, zona dove oggi sorge la chiesa di San Bartolomeo Apostolo. La sfida attirò una folla entusiasmante di centinaia di ebolitani. Questo evento segnò l’arrivo del calcio a Eboli, Donato Vestuti fu il pioniere e divulgatore di questo movimento sportivo . L’ebolitana, nata sotto il nome di Unione Sportiva Ebolitana, fece registrare però il suo ingresso negli eventi ufficiali solo nel 1925 con la partecipazioni a tornei locali. Tuttavia la sua storia fu costellatala di altalenanti affermazioni, provocate da vicissitudini societarie e da gravi fatti di cronaca. La città per poter assaporare una attività agonistica rilevante, dovette aspettare gli anni 50 quando fu presa in mano dall’allora commendatore Luigi Pezzullo, partecipando a competizioni regionali, che però relegavano spesso la squadra in incogniti tornei nonostante nella rosa militassero elementi di tutto rispetto. Pezzullo fece arrivare ad Eboli giocatori di categoria superiore, dalla Salernitana prelevò Remo Di Paolo, Lorenzo Citro, Ugo Musella, Ennio Pignataro, completavano la rosa gli esperti Baiardini, Cattedra, Caiafa, Laudati e l’ebolitano Rocco Sorano mitico attaccante di sfondamento che con la sua potenza atletica penetrava la difesa avversaria con estrema facilità, chiamato amichevolmente dai suoi concittadini “Zì Rocco” e rimasto nei cuori degli ebolitani fino alla sua morte avvenuta nel 2021 all’età di 96 anni. La rosa fu affidata al Vercellese e forte portiere del Napoli degli anni ‘30 Giuseppe Cavanna. Nella squadra c’era inoltre un personaggio tutto particolare Piero Masoni, un toscano anch’esso prelevato dalla salernitana, ala sinistra di spiccate qualità calcistiche, estroverso, fortissimo, ma eccessivamente stravagante e svogliato, da poterlo definire con questi aggettivi: geniale e sregolato: “se decideva di affrontare la partita con giudizio , per gli avversari erano dolori – dicono chi lo ricorda con affetto”. Mister Piselli, che fu il suo allenatore nei granata di Salerno, stravedeva per lui, il suo carattere funambolico era però un limite non troppo gradito. Un pisano che amava raccontare barzellette e andare a caccia; si trasferì a Eboli senza grandi dispiaceri, recandosi agli allenamenti coprendo la distanza da Salerno, dove abitava, con un mezzo tutto particolare: “i pattini a rotelle”, ma spesso invece di recarsi alle sedute di allenamento, imbracciava il fucile e andava a caccia sulle colline ebolitane. Nonostante il carattere, era ben voluto e tollerato dai compagni e dal presidente. Un giorno Sossio Pezzullo, succeduto al padre, arrivò al campo con una moto Gilera 250: ”Presidente facciamo una scommessa? Dalla prossima partita e per il resto del campionato, se segno un goal a gara la moto sarà mia – il presidente accettò”. Puntuale la domenica seguente arrivò la sua marcatura, che si ripeté domenica dopo domenica. L’attaccante pisano con formidabili prestazioni metteva grande impegno nell’affrontare le gare. La scommessa però fu perduta perché interruppe la serie di goal, facendo tirare un sospiro di sollievo al Presidente ebolitano. Per raggiungere qualche buona affermazione la squadra di Eboli dovette aspettare gli anni ’70, con un secondo posto dell’allora campionato di promozione alle spalle del Vallo di Diano, promosso in Serie D, il campionato era quello del 1971/72. La squadra vallese, però per problemi societari, rinunciò alla promozione , in relazione alla posizione in classifica il passaggio alla categoria superiore spettava all’Ebolitana, ma in modo clamoroso la Federazione calcio ripescò Il Campobasso che nell’altro girone anch’essa aveva conseguito la seconda posizione. I festeggiamenti furono strozzati da questa inattesa decisione che privò Eboli della giusta promozione. Era la squadra di Antonio Barberio un giovane di San Gregorio Magno soprannominato, zu’licchio, un ragazzo dinamico, che non stava mai fermo, con un nomignolo affibbiatogli per il suo continuo muoversi e perché spesso per risparmiare le scarpe correva scalzo dietro una palla. Per studiare si era trasferito a Salerno non tralasciando però la passione per il calcio. Nei campionati giovanili fu notato da Don Mario Saracino responsabile della Salernitana che propose a Barberio un ingaggio tra le fila della squadra granata, che però incredibilmente rifiutò . Un formidabile giocatore che per il suo carattere sbarazzino non proseguì la sua carriera in campionati che meglio gli spettavano. Bruscolotti e Caso che erano suoi fans, dicevano: “il suo gioco funambolico e il modo di tenere palla e liberarsi facilmente dell’avversario è uno spettacolo”. Barberio, contraddistintosi come uno dei migliori in campo nella partita di coppa Italia dilettanti, Ebolitana contro il Soverato, riuscì a carpire l’attenzione del direttore di gara designato per la gara, l’incontro era stato affidato ad Agnolin di Bassano del Grappa, divenuto in seguito arbitro di serie A, a fine gara si avvicina a Barberio e gli chiese se avesse mai militato in tornei di categoria superiore: “Per mia fortuna no, ho fatto una scelta di vita che mi ha fatto rimanere nei campionati dilettanti – rispose Barberio”. Agnolin stupefatto disse di non aver mai incontrato nessun calciatore che sapeva muoversi con tanta disinvoltura: “sono rimasto meravigliato nel modo in cui questo ragazzo sapeva trovarsi sempre libero dalla marcatura – commentò Agnolin”. La seguente stagione, relegarono la squadra nelle ultime posizioni di classifica e retrocessa nel campionato di prima categoria dopo una penalizzazione di sette punti per irregolarità di un tesserato. Dopo alcuni tornei mediocri giunta terza nel torneo di prima categoria, nell’estate del 1976 venne ripescata e ammessa al torneo di Promozione. La squadra affrontò il nuovo campionato con una rosa di ottimi elementi che si erano ben contraddistinti nei tornei precedenti…, ma questo è un altro capitolo, che se a voi non dispiace potremo continuarlo su queste pagine in un prossimo capitolo.
(fine prima puntata) Giuseppe Sanfilippo