di Anna Villani
“Attenzione genitori, non lasciamoli soli davanti al pc!” è il messaggio flash di Simona Barberio, docente originaria di Nocera Inferiore, che si accinge a diventare il nuovo fenomeno editoriale italiano. Cresciuta guardando all’insegnante e scrittore Marcello D’Orta di “Io speriamo che me la cavo” ha realizzato un progetto scolastico ambizioso, che le sta dando risultati importanti. Barberio ha 44 anni, laureata e specializzata in studi medievistici, è stata docente presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università della Svizzera Italiana, insegna lettere alla scuola secondaria di primo grado dell’Ic Valmorea in provincia di Como dove con i propri alunni ha affrontato temi scottanti del momento ma estremamente educativi per la loro formazione e sensibilità. Tra questi il bullismo, cyberbullismo e femminicidio. Proprio sul bullismo ed il cyberbullismo in un confronto con i propri studenti è venuta fuori l’idea di un lavoro a fumetti attraverso cui i ragazzi trasmettessero un messaggio ai propri coetanei per metterli in guardia da comportamenti scorretti e deplorevoli (c.d. challenge) come nel caso dei bulli, ragazzi che deridono, attaccano o picchiano altri ragazzi, ma pure tra le ragazze questo fenomeno si sta facendo avanti. Dai disegni con i dialoghi sono venuti fuori racconti di forte impatto che la docente ha pensato di dare alle stampe su Amazon con la tecnica del self publishing. Ne è venuto fuori un libro-raccolta. Il primo della collana “Ragazzi Generazione Z”. Di qui, gli apprezzamenti, la diffusione del messaggio che ha cominciato a circolare nelle scuole e famiglie. Radio Rai le ha dedicato un bellissimo servizio mentre il progetto cresceva. Tanto che le catene dei negozi Feltrinelli, Mondadori e Giunti si sono rese disponibili a divulgarlo dal mese prossimo nelle proprie librerie. Simona Barberio ha ancora tanti altri progetti in serbo ma preferisce al momento concentrarsi solo su questa collana editoriale. Partita da Nocera Inferiore, ha vissuto per 17 anni in Svizzera per poi spostarsi in provincia di Como, sposata, madre di due figli, avverte la responsabilità di essere genitore e docente insieme, per questo ha elaborato il metodo D’Orta applicato alle scuole del nord Italia e con successo. Amata dagli studenti, apprezzata dalle famiglie e valorizzata dai dirigenti scolastici dovrà ritirare il prossimo mese un importante Premio sul quale preferisce per il momento tacere ma è una cosa davvero importantissima che riempirà d’orgoglio la terra d’origine. Si definisce da sempre con la valigia visto che ha studiato al liceo artistico di Salerno, spostandosi ogni giorno da Nocera Inferiore. Prima di diventare docente è stata archeologa svolgendo attività di ricerca presso le Università di Napoli, Roma, Caen, Rouen, Fribourg e della Svizzera italiana.
Professoressa Barberio ci parli del suo progetto…
“Il bullismo in fumetti inaugura un progetto ambizioso che sarà destinato a durare nel tempo,è il primo dei volumi che inaugura una collana dedicata interamente ai ragazzi il cui nome è “Ragazzi Generazione Z” che lascia percepire bene che ciascuno dei volumi sarà dedicato a questa fascia dedicata ad età dei nativi tra il 1997 e il 2011 affrontando in ogni volume una tematica specifica legata alla legalità gli aspetti della legalità ma anche alle arti alla cultura alle scienze all’archeologia quindi un progetto destinato a durare nel tempo e che vuole il coinvolgimento e la collaborazione da nord al sud d’Italia di giovani menti, di giovani docenti e di esperti ma anche il coinvolgimento diretto degli alunni quindi un lavoro nato per parlare ai ragazzi attraverso l’immediatezza del linguaggio scelto e realizzato dai ragazzi stessi per parlare agli adulti ai genitori ai docenti”.
Lei si sente alfiere del modello Marcello D’Orta realizzato al nord?
“Sì diciamo che un po’ mi sento alfiere del modello di Marcello D’Orta sperimentato ad Arzano attraverso la pubblicazione dei 60 temi dei ragazzi della scuola primaria in cui affrontavano varie tematiche della legalità ma anche della storia della cultura locale. Mi sento vicina a quell’esperienza in quanto analogamente a Marcello D’Orta io ho voluto fortemente valorizzare il pensiero critico dei miei ragazzi riportando le loro riflessioni all’interno di un volume, con un linguaggio diretto e immediato come quello del fumetto di cui solo i ragazzi sono capaci. La trasmissione di un messaggio per poter spiegare i pericoli e su come difendersi da questi pericoli, bullismo e cyberbullismo per iniziare. Affronteremo volume su volume in un’intera collana che è “Ragazzi Generazione Z” dove ogni libro tratterà di una tematica, di un fenomeno importante. Il secondo volume tratterà della violenza sulle donne e quindi della grave problematica del femminicidio, il terzo volume affronterà la tematica della lotta alle mafie e poi tante altre tematiche legate alle scienze, all’arte, alla cultura in generale, per far sì che possano nascere nei giovani di questa generazione nuove conoscenze ma anche nuove consapevolezze”.
Si sente un cervello in fuga?
“Beh diciamo che non mi sento più tanto un cervello in fuga attualmente in quanto da alcuni anni sono rientrata in Italia e quindi mi sento più a casa. Sicuramente in passato ho vissuto questa condizione poiché comunque ho girato in lungo e largo l’Europa cercando di collaborare con varie realtà di ricerca a livello internazionale fino poi ad approdare in Svizzera dove ho trascorso ben 15 anni lavorando nel mondo della ricerca e dell’insegnamento a livello universitario. Negli ultimi anni ho deciso di fare rientro in Italia e di rivolgere l’attenzione non più al mondo della ricerca in ambito universitario, bensì della scuola”.
Il lavoro l’ha portata lontano da Nocera Inferiore, sente ancora questo legame?
“Insegno lontano dalla mia città d’origine da ben 24 anni in quanto ho cominciato giovanissima. Sin dai primi anni all’Università di Napoli ho iniziato a lavorare nella ricerca in missione archeologica in varie realtà archeologiche campane e non solo, anche di altre regioni. Partita dalla primissima realtà più vicina a noi, Pompei poi San Vincenzo Volturno in Molise e tante altre a seguire, in Italia e all’estero. Fino ad approdare oggi nuovamente in Italia dove sto dedicando tutta la mia attenzione al mondo degli adolescenti insegnando in una scuola secondaria di primo grado. Il legame che mantengo con la mia città d’origine sicuramente è forte, fortissimo c’è lì tutta la mia famiglia e quindi un una parte di me vive ancora lì e ritorna sempre lì puntualmente ogni qualvolta è possibile. Ma sento fortemente la mia città anche la stessa Salerno dove sin da piccolissima ho iniziato gli studi superiori formandomi in uno dei licei artistici migliori d’Italia, il Liceo artistico Sabatini col quale ancor oggi mantengo un rapporto meraviglioso ed un forte legame con i docenti, che da oltre 20 anni seguono ancora i passi della mia crescita individuale”.
Come vede la scuola di oggi?
“È una domanda difficile, la scuola la vedo spenta, la vedo demotivata, non stimolata, cosa vorrei per la scuola di oggi? Vorrei docenti più appassionati, più empatici, più capaci di stimolare le giovani menti, più attivi nel realizzare cose creative e far vivere ai ragazzi esperienze uniche. Io credo che sia molto importante dare spazio ai contenuti ma ai ragazzi dobbiamo ricordare che non sono dei contenitori, ma delle fiaccole da accendere quindi è molto importante conoscerli, vederli crescere, stimolarli in maniera tale, da trattarli come fiaccole da accendere più che contenitori da riempire”.