La ricapitalizzazione del Cstp incassa anche il sì del consiglio comunale di Fisciano. Ma la condizione affinché il Comune della Valle dell’Irno versi la propria quota in favore del ripiano delle perdite societarie e della ricostituzione del capitale sociale è che la Provincia di Salerno ritiri immediatamente la delibera 339 che prevede, per il 2013, una previsione di taglio ai servizi di trasporto pubblico locale di cinque milioni di euro, di cui un milione e 800 mila euro al Cstp.
Nella seduta di assise comunale di ieri è stata deliberata all’unanimità dei presenti in aula la ricapitalizzazione del Cstp per una somma pari a circa 74 mila euro. Il provvedimento di palazzo Sant’Agostino è stato oggetto di numerose polemiche, delle quali è stato protagonista anche l’assessore al bilancio del Comune di Fisciano, Franco Gioia che, nei giorni scorsi, ha puntato il dito contro l’amministrazione provinciale e in particolare contro il segretario della Giunta, Giovanni Moscatiello. «Il trasferimento dei fondi stanziati dalla delibera di consiglio comunale – conferma ancora l’assessore Franco Gioia – avverrà solo nel caso in cui la Provincia ritiri i tagli sanciti dal provvedimento di giunta dello scorso 23 novembre, che tra l’altro sono stati tenuti nascosti in sede di assemblea di ricapitalizzazione da amministratori che sapevano delle sforbiciate e hanno taciuto». Ed è proprio cion quest’ultima stoccata che Gioia tira in ballo Moscatiello che, nel corso dell’assemblea dei soci dello scorso 29 novembre (dunque sei giorni dopo l’approvazione della delibera di Giunta provinciale denominata spending review), non avrebbe fatto cenno, all’atto della votazione della ricapitalizzazione del Cstp, al provvedimento giuntale che non pochi danni potrebbe creare nuovamente all’azienda di trasporto pubblico locale, ai servizi e ai lavoratori.
Secondo Gioia, l’atteggiamento tenuto in sede assembleale dal segretario provinciale «non solo metterebbero a rischio la possibilità di ricapitalizzare il Cstp, ma farebbero correre anche il concreto pericolo creare un ulteriore esubero di 60 unità di personale».
Il referendum. Votare sì o votare no? Questo è il dubbio che attanaglia i lavoratori del Cstp, chiamati, all’inizio del prossimo anno, al voto referendario sulla ipotesi di accordo messa a punto da organizzazioni sindacali e vertici aziendali per il risanamento dell’azienda e la prosecuzione delle attività lavorative. Come dinanzi ad ogni bivio che si rispetti, si spalancano le porte del dilemma: votare sì e sacrificare, per il bene del Cstp, temporaneamente il 7% del proprio stipendio e i ticket o barrare la casella no e restare fermi nel domandarsi perché debbano essere i lavoratori a dover sacrificare parte delle proprie spettanze quando gli altri protagonisti della vertenza, nel corso dei mesi e degli anni, hanno operato scelte che non si sono rivelate azzeccate? In sostanza, ovviamente, ci sarebbero due fronti contrapposti all’interno del personale dipendente dell’azienda di trasporto pubblico salernitana: chi vuole tentare il tutto per tutto anche a proprio discapito e chi, invece, ha deciso di dire basta alla prassi del “sacrificio del più debole”. L’esito del “dilemma” lo si conoscerà solo dopo il 4 gennaio, data in cui i dipendenti dell’azienda si esprimeranno in merito.
Le assemblee che avrebbero dovuto tenersi ieri presso il deposito di Fuorni e oggi presso quello di Pagani, sono state rinviate ai giorni 2 e 3 gennaio a causa dell’improvviso lutto che ha colpito un sindacalista e dipendente del Cstp e che ha indotto organizzazioni sindacali e personale a far slittare l’incontro.