di Marta Naddei
Le somme non le hanno ancora tirate in via definitiva, ma sono già arrivati ad oltre 50 milioni di euro.
La Crescent srl prende la calcolatrice, fa i suoi conti, e – forte di una clausola di garanzia contenuta nel contratto sottoscritto il 17 dicembre 2010 tra l’azienda, il sindaco Vincenzo De Luca ed il dirigente del settore “Affari legali” Aniello Di Mauro – spedisce tutto al Comune di Salerno, alla Soprintendenza ed al Mibact.
E’ stata protocollata, infatti, lo scorso mercoledì – presso gli uffici di palazzo di Città – una nota di 11 pagine firmata di proprio pugno dall’amministratore unico della Crescent srl, Eugenio Rainone (anch’egli tra i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio, in merito a cui si deciderà il prossimo 9 ottobre, ndr): in pratica, un “avvertimento” dato non solo all’amministrazione comunale, ma anche alla Soprintendenza di Salerno ed al Ministero dei Beni culturali, e con il quale viene ricordato cosa potrebbe accadere nel caso in cui la mezzaluna di Bofill non dovesse vedere la luce. E per far passare meglio il proprio “messaggio”, vengono elencate le spese sostenute dalla Crescent: 21 milioni e 500mila euro per l’acquisto delle aree e dei connessi diritti edificatori; 7 milioni e 300mila euro per contributi, oneri concessori e monetizzazione delle aree standard; 16 milioni di euro per costi di costruzione delle opere e oltre 2 milioni e 500mila euro (alla data dell’8 luglio, ndr) per oneri ed interessi passivi per il finanziamento. Questi soli quattro elementi, sommati tra essi, fanno maturare la cifra di 47 milioni e 300mila euro, ma – a quanto pare – non è tutto. Infatti, nella sua nota, Rainone sottolinea che «gli oneri finanziari, che maturano quotidianamente a carico della società, ammontano a circa 10mila euro al giorno, cui vanno sommati i danni conseguenti alle azioni risarcitorie per i numerosi preliminari, fin qui stipulati, per l’alienazione delle unità immobiliari, in favore di terzi, oltre i danni di immagine e sviamento di clientela». Insomma, ben oltre 50 milioni di euro che – di fatto – i contribuenti salernitani rischierebbero di doversi sobbarcare.
Nella nota, l’amministratore unico della Crescent sottolinea anche di aver appreso esclusivamente da fonti giornalistiche sia la trasmissione da parte del Comune alla Soprintendenza del parere elaborato dalla Commissione locale paesaggio che il preavviso di diniego di Gennaro Miccio in merito all’opera di Santa Teresa.
Ma perché Eugenio Rainone ha inviato questa comunicazione a Comune, Soprintendenza e Mibact? E’ ben presto detto: al Comune di Salerno «in forza dei titoli convenzionali ed amministrativi con la società (leggasi: per il contratto sottoscritto e per la clausola in esso contenuta e per la quale «l’impresa avrà diritto alla restituzione del corrispettivo degli oneri concessori nonché del valore delle opere realizzate», ndr)», alla Soprintendenza ed al Ministero «per gli effetti fortemente lesivi, sul piano patrimoniale, che scaturirebbero da eventuali decisioni, di segno contrario, rispetto a quelle finora assunte». Detto in parole povere: o si fa come stabilito o la Crescent avvierà un contenzioso giudiziario di mastodontiche proporzioni, con catastrofici effetti sia sulle già sofferenti casse comunali che sulle già tartassate tasche dei salernitani. Un manico del coltello, consegnato alla società dei Rainone, proprio dal sindaco e dal dirigente sottoscrittori del contratto, con quella postilla definita, da più parti, “suicida”.
La Procura di Salerno ha indicato proprio nel Comune una delle parti lese: a questo punto, ci sarà la costituzione in giudizio?