di Marta Naddei
Salerno ha un nuovo “nemico”: il Mibac. Otto pagine di fuoco che compongono la costituzione in giudizio e la presentazione del ricorso in via incidentale da parte del Ministero per i Beni e le Attività culturali sulla vicenda Crescent. Otto pagine con cui, l’Avvocatura dello Stato smantella la nuova autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Commissione locale per il paesaggio del Comune di Salerno e l’iter intero intrapreso da Palazzo di Città, su istanza della Crescent srl, per riavviare le ruspe, sostanzialmente riducendo la Soprintendenza a mero organo ratificatore del parere comunale. Martedì, presso il Consiglio di Stato, all’udienza sul ricorso presentato dalla Crescent srl – per richiedere chiarimenti sulla sentenza emessa dagli stessi giudici di Palazzo Spada lo scorso 23 dicembre e con cui vengono azzerate tutte le autorizzazioni paesaggistiche per la mezza luna di Bofill e per l’annullamento delle note del Mibac (che bocciava il parere della Commissione locale per il paesaggio) e della Soprintendenza di Salerno (con cui Gennaro Miccio comunicava che si sarebbe attenuto alle disposizioni superiori) – ci sarà dunque anche l’avvocato Chiarina Aiello in rappresentanza del Ministero per i Beni culturali. E nelle otto pagine depositate presso la cancelleria di Palazzo Spada c’è una dettagliata decostruzione della tesi portata avanti dal Comune di Salerno e dalla società Crescent, con tanto di richiesta di sospensione della loro efficacia e contestuale annullamento. Una costituzione in giudizio che si fonda sulla inammissibilità del ricorso della società in quanto sono stati impugnati atti «che non hanno valore provvedimentale» perché, si legge, «l’amministrazione statale non è la parte tenuta ad iniziare l’esecuzione della sentenza». Ma la vera bomba, l’Avvocatura dello Stato la lancia sulla nuova autorizzazione della Commissione locale per il paesaggio e sulla «errata esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato da parte del Comune di Salerno». In sostanza, secondo il legale del Mibac, l’amministrazione comunale si è mossa secondo un vecchio articolo del Codice dei beni culturali (il 159 che prevedeva il regime “transitorio”), anziché secondo i dettami dell’articolo 146 che nel 2010 ha abrogato la precedente normativa, prevedendo il parere preventivo vincolante del Soprintendente nel merito della compatibilità paesaggistica dell’intervento e che l’autorizzazione paesaggistica, al di fuori di alcune ipotesi specificamente individuate, «non può essere rilasciata in sanatoria successivamente alla realizzazione anche parziale degli interventi». Insomma, a dover dare un giudizio di merito e di conformità deve essere la Soprintendenza di Salerno. In base a questi presupposti, secondo l’Avvocatura dello Stato consegue «la nullità del provvedimento di autorizzazione adottato dal Comune perché «ha sottoposto la nuova autorizzazione al mero vaglio successivo di legittimità della Soprintendenza, e non, correttamente, al parere preventivo di merito sul medesimo». Un parere, quello rilasciato dalla Commissione, che comunque di per sé sarebbe elusiva rispetto a quanto disposto dalla sentenza del Consiglio di Stato: perché «si limita ad una semplice descrizione» – con nessun rendering presentato e con un disegno fatto a mano dall’architetto Pasquale Cirino che lo ha addirittura firmato con una farfalla – «dei componenti dell’edificio, del contesto in cui è collocato, del rapporto tra edificio e contesto, ma non dà conto di aver effettuato, con quali considerazioni ed effetti, il giudizio di compatibilità del manufatto con i valori tutelati dal vincolo paesaggistico, che deve essere alla base dell’autorizzazione paesaggistica». Insomma, il documento prodotto dalla commissione comunale è qualcosa di molto vicino ad una carta straccia, anche perché – si legge ancora nel ricorso dell’avvocato Aiello – «non vengono minimamente riportate le motivazioni del decreto di apposizione del vincolo paesistico, in modo da ponderarle con le caratteristiche dell’intervento con particolare riguardo alla caratteristica specifica che è l’enormità delle dimensioni sia in assoluto che in rapporto agli edifici circostanti». Una bella mazzata sulle tesi presentate dal Comune di Salerno e dalla Crescent che, forse, a questo punto qualche domanda dovranno pur farsela.