di Andrea Pellegrino
Ci mancava solo Leopardi. Hanno scomodato perfino il poeta di Recanati per difendere il Crescent. Non bastava Sgarbi che ha regalato, con un vero colpo di teatro, nel giorno dell’accensione delle luci, un parere positivo alla mezza luna di Bofill, visitata con cura venerdì scorso. C’è, infatti, chi ha osato di più. E’ la dirigente scolastica della scuola “Barra”, la “vicina di casa” del Crescent, che ai microfoni di Licia Colò nella puntata di “Alle falde del Kilimangiaro” dedicata all’opera di Santa Teresa, ha fatto riferimento all’Infinito. Insomma alla siepe (il Crescent) che divide la scuola dal mare. Meglio così, per la direttrice Anna Maria Grimaldi che, riprendendo il leopardiano pensiero, nel tentativo di difendere il muraglione (seppur dorico, a detta di Sgarbi) che offusca la vista ai ragazzi, ha detto: «Si sviluppa l’immaginazione». Praticamente i giovani allievi, affacciandosi alla finestra potranno così sognare il mare, semmai nel «blu dipinto di blu». Naturalmente al di là della siepe. Dichiarazioni che hanno fatto sobbalzare dalla sedia i rappresentanti del comitato No Crescent e di Italia Nostra, già reduci ed ancora increduli dal caso Sgarbi. «Possibile che la guida di una scuola possa affermare ciò? Possibile che una preside possa strumentalizzare Leopardi per difendere una costruzione privata? Siamo all’assurdo». Parole dure, quelle dell’architetto Vincenzo Strianese che prosegue: «Io se avessi un figlio non lo iscriverei mai alla scuola Barra, dove c’è una direttrice che preferisce che i ragazzi immaginino il mare invece di vederlo, che preferisce il cemento alla luce ed il sole. Eppure dovrebbe essere il punto di riferimento di quei ragazzi, dovrebbe formare la personalità di quegli allievi, insegnando loro anche la libertà». «Ho visto – prosegue Strianese – una persona timorosa, che ha cercato una difesa scomodando Leopardi. Alla direttrice diciamo che forse lei non sa che ci siamo occupati anche della sua scuola. Nemmeno sa che noi siamo riusciti ad ottenere che il Comune facesse i monitoraggi nei pressi della scuola. Forse non sa che quella è una zona a rischio e che più volte siamo intervenuti per salvaguardare proprio quell’edificio. Non tiri in ballo inutilmente Leopardi, dunque e non lasci solo immaginare i suoi ragazzi». Intanto oggi il Comitato No Crescent presenterà istanza di accesso agli atti al Comune di Salerno per conoscere la determina municipale con la quale è stato disposto il cachet in favore del critico Vittorio Sgarbi. «La incredibile piroetta sul Crescent da parte del critico d’arte – dicono dal Comitato – ha suscitato stupore e ilarità, in città come in ambito nazionale. I cittadini hanno manifestato in decine di mail inviate al comitato lo sgomento per la nuova presa di posizione del critico sul fabbricato di Bofill, passato da “ministero sovietico che rappresenta una delle opere più brutte del mondo” a complesso “bellissimo” capace, con le sue colonne doriche posticce, di rievocare la perfezione dei templi di Paestum. Molti i cittadini che in queste ore hanno chiesto ai membri dell’associazione se il Comune avesse previsto un compenso per Sgarbi e l’entità dello stesso. Ora il comitato, con l’istanza di accesso, cercherà di fare luce sulla vicenda. L’intera operazione appare, in verità, costruita “ad arte”, ufficialmente per perseguire lo scopo di far presenziare Sgarbi all’accensione delle “Luci d’artista” ma in realtà prefiggendosi un obiettivo ulteriore, non dichiarato: fare dell’evento uno spot per un politico e un annuncio pubblicitario per un condominio privato. Una sorta di pubblicità a favore del Crescent, pubblicità, però, sicuramente ingannevole viste le convinte, motivate e veementi critiche di qualche tempo fa. E’ da vedere se e in che misura lo spot è stato pagato dalla collettività».