di Andrea Pellegrino Più che un tavolo tecnico o di confronto è stato un tavolo di poker. Non fosse altro per le dinamiche che si sono utilizzate nel giorno in cui s’attendeva un serio confronto sul caso Crescent. Ed invece il Comune di Salerno ha rilanciato ed azzardato ancora di più nei confronti di Gennaro Miccio, chiedendo ed ottenendo un incontro tête-à-tête con il Soprintendente di Salerno. Partendo dalla cronaca della giornata dell’ennesima puntata Crescent, conclusasi manco a dirlo con un nulla di fatto, ieri era il giorno del confronto, propedeutico alla stesura dell’ultimo parere paesaggistico sul Pua di Santa Teresa. Tavolo – nato all’indomani del preavviso di diniego di autorizzazione paesaggistica – che addirittura, su istanza dello stesso Comune, ha sospeso i termini concessi alla Soprintendenza per il parere definitivo. Ma ieri, alle ore 10.30, il Comune di Salerno ha “passato la mano” – assentandosi al tavolo – e “rilanciato” riuscendo a spuntare da Gennaro Miccio un incontro esclusivo e privato che si è tenuto ieri pomeriggio a partire dalle 16.30 a Palazzo «Ruggi d’Aragona». Presenti, invece, in mattinata – così come da convocazione – le delegazioni della Crescent srl e di Italia Nostra che hanno sottoposto al Soprintendente le proprie istanze: chi con una memoria scritta (la Crescent) chi denunciando la “scorrettezza” del Comune di Salerno. Ma da entrambi è giunta la richiesta, naturalmente con motivazioni differenti, di rimettere in moto la clessidra per riattivare i termini, sospesi – a loro dire – «con procedure non proprio chiare». Le richieste della Crescent srl. «Ora devono ripartire i termini», ha detto Lorenzo Lentini, legale della Crescent srl che ieri mattina ha accompagnato il rappresentante legale della società Eugenio Rainone e l’ingegnere Gerardo Cancellario. «L’impresa aggiudicatrice dei diritti per la realizzazione del Crescent ha la necessità di stringere i termini per ovvi motivi finanziari ed economici legati all’investimento» – ha sottolineato l’avvocato. Quanto alle questioni tecniche il tutto è stato affidato ad una memoria scritta. «Ci siamo soffermati su tre punti – spiega Eugenio Rainone – abbiamo chiesto al Comune di ripristinare i termini per la conclusione del procedimento. Poi abbiamo fatto presente che la società Crescent ha legittimamente confidato su fatti ed atti concludenti della pubblica amministrazione che hanno dato legittime aspettative alla società. In tal senso ricordiamo che sull’edificio Crescent sono stati emessi ben sei provvedimenti da parte della Soprintendenza di Salerno. Ancora dobbiamo considerare lo stato di fatto dell’opera. In terzo luogo abbiamo descritto l’ambito in cui insiste l’edificio Crescent che è un’area urbanizzata non meritevole di tutela. Naturalmente abbiamo supportato ciò con dei documenti tecnici». Quanto al danno economico, Rainone afferma: «Stimato al momento in 50 milioni di euro. Ogni giorno paghiamo 3500 euro di interessi passivi. Ancora se entro dicembre non riusciremo a ripartire il pool di banche che ci ha concesso il mutuo potrebbe chiederci la restituzione delle somme. In tal senso noi ci stiamo attivando per tutelare i nostri interessi e nessun ente sarà escluso». Sul vincolo, invece, secondo l’ingegnere della Crescent, Gerardo Cancellario, saranno proprio le “chiancarelle” a salvare l’area: «La zona era già urbanizzata e classificata come zona A dal Comune. Il vincolo a cui fa riferimento la legge (300 metri dal mare) non ha valore nelle zone urbanizzate. Lì è così dal 1974».
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