Salerno/Pontecagnano Faiano. Un arresto (ai domiciliari), due divieti di esercitare imprese per un anno e un sequestro di 6 milioni di euro nell’ambito di reati di bancarotta fraudolenta e reati fiscali per la fallita Lavoro Doc di Pontecagnano Faiano. Ad eseguire l’ordinanza sono stati ieri mattina i militari della Guardia di Finanza su disposizione del gip del Tribunale di Salerno che ha parzialmente accolto le richieste della procura guidata da Giuseppe Borrelli a carico di Giovanni Attanasio, 64 anni, Sergio La Rocca 56 anni e il 47enne Alfonso Magliacano (raggiunti da misure cautelari di divieto di fare impresa). Altri due sono indagati a piede libero (Alessia Lucrezia Attanasio di 37 anni e Ivana Attanasio di 39) e a tutti vengono contestati i reati di bancarotta fraudolenta, crac preferenziale e omesso versamento di ritenute dovute. Nella ricostruzione degli inquirenti Sergio La Rocca e Alfonso Magliacano, amministratori di diritto, e Giovanni Attanasio amministratore di fatto della Lavoro Doc, avrebbero distratto somme di denaro per circa 3 milioni e mezzo di euro, sottraendole così alla massa fallimentare ed omesso di versare, nel termine previsto dalla dichiarazione dei redditi, ritenute dovute per 2milioni e 700mila euro. Gli accertamenti istruttori hanno permesso di ipotizzare un collaudato modus operandi caratterizzato da plurime e reiterate condotte distrattive attraverso prelevamenti di denaro contante, la sottrazione di disponibilità finanziarie in assenza di valide motivazioni economiche e la mancata riscossione di crediti di rilevante entità vantati dalla Lavoro Doc nei confronti di ulteriori entità giuridiche sempre riconducibili a Giovanni Attanasio, con conseguente danno dei creditori, cagionando così il dissesto della società fallita. Nello stesso contesto, gli indagati si sarebbero resi responsabili di pagamenti preferenziali allo scopo di favorire taluni creditori in danno di altri in violazione del principio della par condicio creditorum, nonché del sistematico inadempimento delle obbligazioni tributarie finalizzato ad aggravare il dissesto societario, cagionandone così il fallimento, sino ad omettere di versare le ritenute operate in base alla dichiarazione dei redditi. L’inchiesta ha fatto seguito a quella del dicembre scorso quando gli stessi militari della Guardia di Finanza contestarono al gruppo Attanasio una maxi evasione fiscale per circa 34 milioni di euro attraverso la creazione, secondo la pubblica accusa, di cooperative create ad hoc.
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