Pina Ferro
Il giudice Mario Pagano pronto a favorire gli “amici” nelle udienze che non avrebbe neppure potuto celebrare. Ovviamente l’aiuto non veniva posto in essere semplicemente in nome del legame che li univa, vi era sempre un tornaconto. Il presidente della seconda sezione civile del tribunale di Salerno, successivamente trasferito in Calabria, avrebbe dovuto astenersi dal celebrare udienze in cui figuravano tra le parti persone di sua conoscenza. Così di fatto non è mai accaduto. E’ il caso ad esempio dell’udienza a carico dell’imprenditore edile Eugenio Rainone, noto per essere il costruttore del Crescent. Rainone, amministratore delle Costruzioni generali Rainone srl contro il comune di Cava de’Tirreni . L’ente aveva presentato un ingiunzione di pagamento, entro 30 giorni, pari a 42.354,90 per mancata regolarizzazione nei termini di un avviso di accertamento Ici. Rainone aveva presentato ricorso. Mario Pagano, avrebbe dovuto astenersi, in quanto “commensale e consulente giuridico di Rainone, invece, non lo fa e con sentenza del 19 novembre 2013 accoglie il ricorso. Per il favore ricevuto Pagano ottiene dal costruttore denaro e altre utilità tra cui: 25mila euro versati in più riprese alla polisportiva Rocchese il cui legale rappresentante era il fratello del giudice, il sindaco di Roccapiemonte. Le indagini hanno accertato che in più occasioni il giudice ha ottenuto versamenti a favore della polisportiva Rocchese di cui ricopre la carica di presidente. Tra le richieste di contributo associativo inoltrate vi sono quelle all’amministratore di Villa dei Fiori di Nocera Inferiore. Il gip scrive che “Mario Pagano è in costantemente in cerca di denaro sotto forma di contributi per la Polisportiva Rocchese non esitando ad utilizzare la sua qualità di magistrato”.
Montone al giudice: “Dobbiamo ottenere una sospensiva”
Tra i soggetti finiti agli arresti domiciliari vi è anche il cognato del giudice Mario Pagano. Si tratta del cancelliere tuttora in servizio presso il tribunale di Salerno Nicola Mattone. Per il pubblico Ministero che ne ha richiesto la misura cautelare si tratta di un soggetto che ha partecipato attivamente al sodalizio così come si evince dalle intercettazioni telefoniche. Montone utilizzava il cellulare di servizio, la cui sim era intestata al Tribunale di Salerno per contattare il cognato e chiedere “notizie sulle persone dei giudici, vuole conoscere l’esito, si preoccupa affinché certe procedure vengano decise velocemente”, si legge nell’ordinanza. Nicola Montone già nel 2011 era stato coinvolto in una indagine del Gico di Salerno in particolare dalle intercettazioni telefoniche, all’epoca, fu appurato che si adoperava, unitamente al cognato per condizionare procedimenti civili e penali, esiti di concorsi pubblici e esami universitari. Sono centinaia le registrazioni telefoniche tra Pagano e Montone contenute nella richiesta di custodia cautelare. Quasi tutte hanno lo stesso tenore richieste di favori e informazioni . “Mario scusami se sono petulante ma della Ventura udienza per sospensiva di domani, relatore Tipaldi (n.d.r.si tratta di un giudice della commissione Tributaria provinciale di Salerno) ha quota societaria con persona a me cara. Vedi tu grazie”. Si legge in uno degli sms intercettati e inviati da Nicola Montone al cognato. E poi ancora: “Mario il Tipaldi è out per imprevisto, nominato il dottor Bonifacio (n.d.r. altro giudice sempre della commissione tributaria) conosciamo? scusami per rottura ma Concetta merita!”. La risposta che rassicura Montone non tarda ad arrivare da parte del giudice “Si mi attivo”. Nel pomeriggio Nicola Montone rassicura il cognato circa l’esito dell’udienza “Mario tutto ok sospensiva. Ti sono grato. Un abbraccio Nicola”.
False fatturazioni per la truffa alla Regione
False fatturazioni, assegni per il capitale sociale della Eremo mai versati sui conti societari. Sono alcuni degli altri capi d’imputazione a carico di Mario Pagano. In questa vicenda, ricostruita dagli inquirenti, è contestata una truffa alla Regione Campania relativa all’erogazione di fondi per un agriturismo. Oltre a Pagani, protagonisti della truffa sarebbero anche la cognata del giudice, Nicola Montone ed un commercialista. Secondo l’impianto accusatorio Pagano e Montone, titolari di fatto della cooperativa sociale mista l’Eremo nel 2008 presentano domanda di di partecipazione di ammissione al finanziamento a fondo perduto previsto per la realizzazione di un programma di investimenti a favore dell’unità locale di proprietà della cooperativa, da utilizzare quale agriturismo. La domanda viene accolta e la cooperativa ottiene un finanziamento a fondo perduto per un importo complessivo pari a 300.570 euro. La richiesta di finanziamento è per la realizzazione di un programma di investimenti da utilizzare per la realizzazione di un agriturismo a Roccapiemonte. Apparentemente la richiesta di ammissione al finanziamento appare in piena regola e corredata di tutti i documenti richiesti. Dalle indagini, invece, risulterà che il meccanismo di frode attuato ai danni della Regione Campania era stato così realizzato: in una prima fase Mario Pagano aveva la necessità di ottenere, da fornitori compiacenti, una serie di fatture attestanti l’acquisto di beni da parte della Eremo in modo da poter richiedere il massimo contributo erogabile. Ovviamente si tratta di costi mai sostenuti. Ottenute le fatture e costituita la contabilità “Pagano gestisce il puntuale pagamento delle fatture, attraverso trattabili operazioni eseguite a mezzo bonifico bancario. A questo punto con l’ausilio del commercialista, attraverso artificiosi meccanismi contabili. gli importi oggetto di simulati acquisti di beni e servizi “formalmente” onorati dalla Eremo vengono puntualmente restituiti dai compiacenti fornitori, in accordo con Pagano”. Dagli accertamenti effettuati è emerso anche che vi era qualcosa di strano sul capitale sociale. Il versamento del capitale sociale era uno degli elementi essenziali per la quantificazione del punteggio nella graduatoria relativa all’ammissione dei finanziamenti da parte della Regione Campania. La Eremo presenta le copie di alcuni assegni emessi dai soci della cooperativa. Successivamente viene presentata copia di smarrimento di detti assegni. In realtà dalle successive investigazioni emergerà che le somme impiegate a titolo di versamento del capitale sociale della Eramo altro non è che una simulazione allo scopo di poter presentare alla Regione Campania la documentazione richiesta.