“Eravamo amici da piccoli, abitavamo nello stesso quartiere di Porta Rotese e frequentavamo la stessa parrocchia, la chiesa di San Matteo. Abbiamo giocato qualche volta a pallone assieme”. Con queste parole, Mario Conte ricorda Peppe Natella, scomparso la sera della scorsa antivigilia, all’età di 68 anni, a causa di una terribile malattia. “Con il passare degli anni ci siamo un po’ persi di vista, ma ogni tanto capitava comunque di incontrarsi”, continua Conte con il suo breve, ma nitido flashback. Aneddoti di un felice tempo che fu, quelli ripercorsi dal gestore della mensa dei poveri “San Francesco” di Salerno, del cui impegno sociale il compianto professore, fondatore del “Teatro dei Barbuti” e figura emblematica nella rivalutazione del centro storico di Salerno, dopo il sisma del 1980, non si è dimenticato, pur essendo al limitare della propria vita. “Io gli avevo da sempre chiesto un aiuto, magari di organizzare una manifestazione, per sostenere la mensa. Per varie ragioni, non si è mai riuscito a concretizzare nulla – continua – L’ultima volta l’ho incontrato quasi un anno fa e mi rassicurò dicendomi ‘Non ti preoccupare, ti prometto che farò qualcosa per te’. Poi si è verificato questo evento luttuoso – dice con tono triste e rammaricato, manifestando il proprio cordoglio – ma, anche con la sua scomparsa, si è reso utile alla causa”. La famiglia Natella, infatti, durante le esequie, ha raccolto e donato 725 euro per la mensa, sita nel rione Carmine. Un gesto esemplare che dovrebbe sensibilizzare sempre di più l’intera comunità salernitana, non solo durante questo periodo dell’anno. Le spese di gestione della mensa, collegata alla Caritas e che vede attivi diversi volontari, sono sempre notevoli e in più, negli ultimi giorni, altre due famiglie hanno bussato alla porta di quello che, ormai, da anni è un rifugio solidale. “Quando ho iniziato 20 anni fa nessuno mi dava fiducia, ma anch’io volevo dare un esempio di quello che dice il messaggio evangelico. La mensa è come uno specchio della propria coscienza, è una provocazione verso la cittadinanza, in un certo senso, che è consapevole del fatto che esiste la possibilità di compiere un’opera di bene. Mi fa piacere che la famiglia Natella si sia prodigata, perché vuol dire che ha colto proprio il senso del messaggio evangelico. I fiori a cosa servono? La figlia del compianto professore, inoltre, mi ha promesso che verrà realizzato qualcosa al teatro per noi”, riflette e ringrazia, al contempo, Conte. Un lascito che si protrarrà nel tempo, quindi, e che non dimenticherà le realtà più buie. Conclude Conte il suo viaggio nel passato con un ultimo nostalgico e simpatico ricordo: “Mi piaceva andare a vedere ogni anno il suo presepe immaginario con diversi personaggi salernitani e mi ricordo che mi disse ‘Una volta o l’altra metterò anche te nel presepe’”. Una figura, quindi, quella del professore Natella che è stata, in maniera più o meno diretta, sempre presente nella vita del gestore della mensa. Intanto, ggi, vigilia di Capodanno, avrà luogo il pranzo di fine anno per il quale è prevista ancora una vasta partecipazione.
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