
di Peppe Rinaldi
E’ una storia che, giornalisticamente, si fa sempre più sfiziosa. Soldi che spariscono per magia, una parte che torna in cassa mentre il grosso chissà dov’è, la politica che dichiara guerra alle mosche, gli inquirenti un po’ in dispnea, intrecci tra la dirigenza di enti collegati (Cava e Cfi), conti correnti che vanno e conti correnti che tornano, scompaiono, poi muoiono e infine resuscitano, insomma, il famoso gran casino. La figura chiave è Francesco Sorrentino, «boiardo d’apparato» da poco messo alla porta, con abilità specifiche di reputazione leggendaria e che ora, però, gioca di rimessa essendo rimasto con il classico cerino in mano nel deserto che si crea quando si cade in disgrazia, a giusta o torta ragione: dietro di lui – absit iniuria verbis – bande politiche più o meno organizzate, orbitanti quasi tutte in quella meravigliosa macchina del progresso chiamata Partito Democratico, o qualcosa di simile, come indica la performance del nostro tra gli impicci patiti e/o agiti in quel di Eboli, Capaccio e Cava de’ Tirreni. Avalli e coperture, si sospetta, rodate da almeno un decennio e che avrebbero scavato una voragine nella finanza pubblica per almeno una ventina di milioni di euro, considerando il solo Cfi. Se aggiungiamo i quasi 2,5 milioni (tre? quattro? Conta poco ora) scivolati tra le dita di qualcuno come acqua corrente, ecco che – come si dice – i verbi cominciano «a farsi difettivi» seriamente. Quanto la risposta sarà altrettanto seria, poi, lo vedremo. Cronache è venuto a conoscenza nelle ultime ore di ulteriori elementi che rivitalizzano la cosiddetta «narrazione» generale, sofferente da tempo della sindrome del ciclostile e del disturbo del timbro ufficiale, una vecchia storia. Partita doppia che scoppia Allora. All’Ufficio Ragioneria del Comune di Cava de’ Tirreni fino al novembre scorso era stato distaccato un dipendente di una società privata, la “Halley Informatica” (estranea, che ci risulti allo stato, a carte bollate e azioni giudiziarie varie), società maceratese di software e servizi sistemistici per gli enti pubblici, in particolare i Comuni. Si tratterebbe dell’impresa che, in pratica, aveva fornito il programma di gestione della contabilità in tutte le sue diverse declinazioni, mandati di pagamento inclusi, cioè là dove l’asino è cascato. Si consideri che fino al 2020, o giù di lì, l’amministrazione utilizzava un altro software, non manipolabile, magari obsoleto sotto altri profili ma, comunque, non penetrabile e dalla rigidissima struttura. Se le informazioni raccolte sono tutte corrette, da circa quattro anni le cose erano cambiate, quantomeno sul versante della possibilità astratta (invero, poi, fattasi concreta) che qualcuno potesse mettervi mano e, chissà, magari quel dipendente era stato piazzato proprio in quegli uffici per vigilare sul corretto svolgimento della cosa. Si tratta ora di capire cosa si intenda per «corretto svolgimento» visto che all’improvviso quello stesso lavoratore, dipendente del fornitore del Comune in appoggio all’ente, veniva “letteralmente sbattuto fuori” da quelle stesse stanze, come recita la preziosa teoria delle nostre fonti. Coincidenza? Certo, tutto può essere, le coincidenze esistono, ma esistono pure le congetture, le ipotesi, le teorie empiriche, insomma ci siamo capiti. Infatti, il problema nasce perché pare esistesse una doppia contabilità, sconosciuta (?) ai più ma nota solo a un pugno di figure in corso di identificazione: secondo questa pista le manovre prevedevano l’utilizzo di una contabilità formale ufficiale che, una volta superati i vari step del già intricato iter burocratico-amministrativo, lasciava il posto a quella «secondaria», cioè quella in fase di ricostruzione giudiziaria. Le Fiamme Gialle spedite in Comune dalla procura di Nocera lunedì scorso hanno speso molte ore negli uffici comunali, segnatamente in quello che fu dell’ex dirigente Sorrentino: poi hanno acquisito ulteriori atti e sequestrato il Pc in uso all’uomo al centro dello scandalo. Se si considera che il bubbone è scoppiato, con tutti i frizzi e i lazzi del caso, già a metà novembre, l’intervento poliziesco rischia di trovare tracce scarse o ininfluenti. Difficile dirlo adesso. Che Sorrentino sia inscritto nel registro degli indagati a Nocera, questo appare scontato, non foss’altro perché la cosa è in linea con le procedure di legge, specie dinanzi a denunce: e Sorrentino, ormai, di denunce (non sempre, si intuisce, fondate) è raffinato collezionista dal momento che oltre a quella del Comune che l’ha poi visto patire la defenestrazione, ce ne sarebbero almeno altre due, una già formalizzata e l’altra in lavorazione. Il conto del sabato sera Sin qui è il versante Comune di Cava. Su quello del Consorzio farmaceutico intercomunale, al primo strettamente collegato per ragioni che i nostri cinque lettori conoscono a memoria, le novità arrivano al ritmo del sabato sera. Cioè: si è scoperta l’esistenza di un conto corrente, acceso presso banca Bper, finora ignoto, sul quale transitavano somme in arrivo dal comune che venivano, poi, utilizzate in maniera, diciamo, creativa: ma questo lo abbiamo già scritto qualche giorno fa. Adesso si è ulteriormente appreso che quel rapporto bancario sarebbe venuto a galla grazie a misteriose incursioni fatte intorno alle 21,30 di un sabato sera imprecisato per opera di una mano altrettanto imprecisata. La quale, però, per entrare nel sistema avrebbe utilizzato le credenziali di un dipendente del Cfi estraneo (forse) alla manovra. Quel conto è diventato “noto alla contabilità” consortile agli inizi di quest’anno.