di Andrea Pellegrino
i conti non tornano a palazzo di Città. La redazione del bilancio preventivo appare sem- pre più in salita. i revisori dei conti pare si siano messi di traverso rispetto alla prima bozza di bilancio. Colpa delle prescrizioni non rispettate e delle continue (e troppe) spese del palazzo. Troppe rispetto alle entrate. Uno squilibrio che da anni caratterizza ormai i conti comunali, con un ammontare sempre più crescente di residui attivi difficili da recuperare con il passare del tempo. poi i fondi di accantonamento, fondi rischio ed anticipazioni di tesoreria, compresi gli ultimi soldi stanziati per ripagare l’ex commissariamento di governo per l’emergenza rifiuti in Campania. Società partecipate ed elenco del patrimonio, l’altro tasto dolente toccato più volte dal collegio dei revisori dei conti. Basti pensare che, a fronte di un milione di euro in entrata raccolto per un patrimonio immobiliare di circa 900 unità, escono 500mila euro per fitti di stabili adibiti ad uffici pubblici distaccati. Qualche settimana fa già la Corte dei Conti aveva richiamato l’attenzione dell’amministrazione comunale e degli uffici. al centro della verifica della sezione controllo della giustizia contabile i riscontri relativi alla gestione economica e finanziaria dell’anno 2017. Quattro le criticità che, secondo la Corte dei Conti, non sarebbero state ancora superate – nonostante le recenti controdeduzioni presentate dall’Ente – ed ora sottoposte all’attenzione del Consiglio comunale di Salerno. in particolare sul controllo sulle partecipate e sulla qualità dei servizi. Sotto la lente d’ingran- dimento della magistratura contabile è finita anche la mancata pubblicazione da parte degli organismi partecipati della relativa “Carta dei servizi”. Una vicenda, quest’ultima, sollevata già da qualche anno dal movimento a difesa del Cittadino, che ha trascinato il Comune di Salerno davanti al Tribunale amministrativo regionale che avrebbe nominato anche un apposito commissario ad acta per l’applicazione. Quanto alla qualità dei servizi, i giudici contabili scrivono: «L’ente non ha operato alcuna analisi sulla qualità effettiva dei servizi con elaborazione ed applicazione di indicatori limitati ai soli di profili di accessibilità ed alla conformazione degli standard di qualità». Troppo esigui – si legge nella delibera – gli atti sottoposti al controllo interno nel corso dell’anno.