di Erika Noschese
Ancora un duro colpo per il commercio salernitano. Da tempo, ormai, il corso cittadino è vuoto, le serrande si abbassano lentamente e il settore vive periodi di forte crisi. L’ultimo, in ordine cronologico, a chiudere la sua attività commerciale è Gravagnuolo, storico negozio di Via Velia. Già presidente della Confcommercio, il titolare Adolfo Gravagnuolo ha affisso un cartello dinanzi la sua attività commerciale “vendita straordinaria per chiusura”, segno dell’ennesima sconfitta per una città che oggi non riesce ad offrire attività commerciali ai cittadini e ai turisti. Gravagnuolo dava lustro a via Velia da oltre 70 anni: il suo negozio era diventato punto di riferimento per tanti che oggi registra l’ennesimo addio. «Siamo in via Velia dal 3 novembre del ’55, sono quasi 70 anni e oggi abbiamo fatto questa scelta perché mio figlio ha preso un’altra strada, non possiamo non considerare l’età che arriva ma tutto questo è stato voluto e deciso per l’appiattimento che alcune forze politiche hanno generato nel nostro Paese – ha raccontato Adolfo Gravagnuolo – Una signora era in lacrime, ieri perché era una cliente fissa». Un’impresa che ha avuto successo grazie «ai salernitani che hanno seguito me, la mia famiglia, mio padre e mio nonno», ha aggiunto il titolare dell’attività commerciale. Intanto, a commentare la situazione del commercio in città anche Giovanni Lamberti, titolare della storica camiceria di Via Gian Vincenzo Quaranta: «Assistiamo alla chiusura dell’ennesimo negozio storico in questa città, dopo quella della ditta “Pagano” anni fa e di “Boggi”, pochi mesi fa. Le parole che si stanno spendendo su questa ennesima chiusura sono molteplici e non attribuibili solo e sempre a questa città che oramai non ha più nulla da dire o da dare sul piano meramente commerciale nel settore abbigliamento soprattutto. La storia negli ultimi anni è sempre quella e non si può sempre dare la colpa al covid – ha dichiarato Lamberti – Un tempo vi erano negozi della caratura di Vulcano, Boggi, Arbiter, Amica, Emporio Armani solo per citarne alcuni che andavano ad abbellire un Corso Vittorio Emanuele che ribolliva a qualsiasi ora di gente, il più delle volte incantata a guardare le vetrine, con il desiderio di poter un giorno acquistare uno di quei capi. Si aggiunge oramai anche la ditta “Gravagnuolo” ricordando la figura, sempre elegante abbinata ad una signorilità di comportamento, oramai raro da trovare in una attività, del Papà della madre di Adolfo e del mitico Filippo, cane chowchow che serafico stazionava all’ingresso del negozio, punto di riferimento di tantissime famiglie salernitane e soprattutto della provincia, che acquistavano i corredi delle migliori aziende italiane, di qualità raffinatezza e gusto». Per Lamberti, le attività commerciali di Salerno sono state, per anni, punto di riferimento dell’intera provincia ma oggi il capoluogo sembra aver perso la sua identità, «che meriterebbe sorti diverse ma sembra ancorata al “marchio” di una città di fiere – ha aggiunto Giovanni Lamberti – Non solo è cambiato il modo di vivere è che sono venuti a mancare quelle figure di spessore, a 360 gradi, attente alle mode, alla clientela, alla città e al saper gestire sempre con Professionalità proprie attività, cosa che le nuove generazioni non hanno e non sanno gestire.