di Erika Noschese
Solo poche ore fa, l’ipotesi di un aumento dei pedaggi autostradali a partire dal 1° agosto 2025 ha scosso il Paese, generando un’ondata di polemiche e preoccupazioni a pochi giorni dall’esodo estivo. La proposta, emersa tramite un emendamento al decreto Infrastrutture, avrebbe comportato un rincaro significativo per automobilisti, motociclisti e furgoni, con un esborso stimato di 37 milioni di euro nel solo 2025 per i cittadini. Sebbene il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, abbia annunciato il ritiro dell’emendamento, la vicenda ha sollevato interrogativi sulla stabilità dei costi per i trasporti e sulle reali intenzioni dietro simili proposte. Per fare chiarezza sulla posizione dei consumatori e sulle possibili implicazioni future, abbiamo raggiunto il presidente del Codacons di Salerno, Matteo Marchetti.
L’emendamento sull’aumento dei pedaggi è stato ritirato. Qual è la sua reazione a questa notizia?
«Abbiamo verificato e l’emendamento dovrebbe essere stato effettivamente tolto. È una cosa importantissima, perché significava gravare ulteriormente sulle tasche degli italiani. Non è il caso di dire “bravi”, ma piuttosto di considerare l’inserimento di quell’emendamento come un gesto assurdo. Il dato di fatto è questo: si trattava assolutamente di fare un regalo alle Autostrade. Con un aumento dei pedaggi si fa una doppia operazione: un regalo alle Autostrade e un incasso di più tasse, perché lo Stato incamera l’IVA. E lo si fa nel momento di maggiore affluenza sulla rete autostradale, quindi nel momento di maggiori incassi per le concessionarie».
Quindi, secondo lei, la logica dovrebbe essere quella di alleggerire il carico sui cittadini, non di aumentarlo?
«Esatto. Non si è capito che bisogna togliere, non aggiungere. Le famiglie non ce la fanno. Già spostarsi è un problema, ci sono i cosiddetti “emigranti” che vanno fuori regione per studiare e poi si trovano con un obolo in più sul pedaggio autostradale. Tutta la situazione va rivista. A mio avviso, in particolare, andrebbe fatto anche un controllo sul carrello della spesa: il pane è arrivato a un costo particolarmente eccessivo. Questa è un’analisi a grandi linee. Ovviamente, a mio avviso, deve anche finire questa prassi che dura da decenni: ogni volta che lo Stato deve incamerare denaro, aumenta i pedaggi. Sostanzialmente, ha anche un po’ stancato».
Lei parla di un “potere enorme” che i cittadini non esercitano. A cosa si riferisce in particolare?
«Il problema è che noi cittadini non abbiamo la forza di “scioperare” in questo caso, e non prendere l’autostrada o non prendere proprio l’auto. In questo modo si farebbe un grande danno. Abbiamo un potere enorme, ma non lo esercitiamo. Se tutti i cittadini, tutti i consumatori – non solo quelli del Codacons – decidessero un giorno di non prendere l’autostrada, lei immagini che danno economico si farebbe a quella struttura che di certo non morirebbe di fame. Con i caselli hanno dei bancomat: è vero che hanno dei costi che sostengono, con tanti lavoratori che fanno il proprio dovere e tengono cura della sicurezza in base al Codice della Strada, ma gli incassi sono continui e senza sosta. Quindi, dovremmo cercare di avere una maggiore coscienza a scioperare come consumatori: in quel caso avremmo un potere contrattuale non solo con queste società, ma anche con altre grosse compagnie come, ad esempio, i grandi fornitori di energia elettrica e gas. Pensi se scegliessimo di stare tutti a luci spente 2-3 ore per una sera, o di non utilizzare gli elettrodomestici importanti».
Ritiene che ci siano alternative all’utilizzo dell’autostrada, almeno per alcune tratte?
«Per le lunghe distanze sì, è il mezzo migliore. Ma le autostrade sono composte da tante piccole tratte: in quel caso uno può decidere di fare uno spostamento diverso. Diciamo una tratta tipo Frosinone-Roma, ci si potrebbe spostare sicuramente con un mezzo pubblico e a quel punto quel giorno non hai fatto incassare la società Autostrade».
Ha avuto esperienze personali negative riguardo alla comunicazione sulla rete autostradale?
«Ho vissuto sulla mia esperienza anche cose molto gravi. Non è possibile che Isoradio, che dovrebbe essere a servizio degli utenti autostradali, comunichi che si è ribaltato un carretto sulla strada statale del bellunese e non comunichi che ci sono tre auto bruciate tra Parma e Modena e che quindi da Firenze a Milano ci vogliono sette ore di autostrada. L’ho vissuta sulla mia pelle, il giorno era il 20 giugno se non ricordo male. A noi non è stata comunicata questa cosa, e in particolare non è stata comunicata a chi da Parma si sposta a Bologna. Quell’incidente di fatto ha paralizzato la rete più importante. Se Isoradio deve svolgere il suo lavoro, deve farlo bene. Per più di sette ore nessuna comunicazione: avrebbero potuto trovare tempo e modo per comunicarlo. Ci sono molti modi per stare attenti: giudicando, poi, prenderanno le dovute decisioni».
Dunque, lei non riconosce alcun merito al governo per il ritiro dell’emendamento?
«Fare cose sensate non merita applausi, dovrebbe essere il minimo. Il governo non ha meriti».
C’è un appello che vuole rivolgere ai cittadini?
«Faccio un appello anche a segnalare a noi eventuali disservizi che accadono in determinati momenti o quotidianamente, su diversi tratti autostradali della Campania. A quel punto la nostra forza associativa ci permette di avere anche contatti diretti con i vertici di Autostrade per risolvere la problematica».





