Cinghiali e Cilento: legame indissolubile - Le Cronache Provincia

di Arturo Calabrese

Non solo cinghiali. Nel Cilento, l’emergenza è legata alla presenza di lupi. Se i primi avevano, anzi hanno, la colpa di distruggere le coltivazioni con tutto ciò che ne consegue, i secondi, in virtù del loro essere predatori, attaccano le greggi di animali da allevamento come pecore e capre.

Si registrano, anche, attacchi a bovini, in particolare vitelli, ma non mancano quelli ai suini allevati allo stato brado. Secondo Codacons Cilento, nella persona del presidente Bartolomeo Lanzara, gli indennizzi previsti non sono adeguati ai danni subiti.

«Non è più tollerabile che a fronte dei danni ingenti causati da attacchi di lupi e devastazioni di cinghiali, le istituzioni locali, in primis l’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, continuino a liquidare indennizzi irrisori, del tutto inadeguati a coprire il danno subito».

Gli allevatori sono esasperati. In particolare nel territorio di Monteforte Cilento, più volte si sono registrati attacchi violenti agli animali, come detto e testimoniato da un giovane imprenditore che ha investito tempo, denaro e passione per creare un’azienda d’eccellenza: «A ogni attacco perdo animali, redditività, fiducia.

Non so quanto ancora potrò andare avanti. Il rischio concreto è il fallimento come anche la fine di un sogno e di una passione verso il territorio che mi hanno spinto a rimanere qui, ad investire concretamente per il mio domani». «Serve – dichiara l’avvocato Lanzara – una strategia condivisa e scientificamente fondata per gestire la presenza della fauna selvatica all’interno del Parco.

Non si può più rinviare il problema. Il Parco deve coinvolgere esperti del settore, ambientalisti, veterinari, agronomi, associazioni di categoria, per trovare un equilibrio tra la tutela della biodiversità e la sopravvivenza economica e sociale delle comunità che vivono e lavorano nel territorio. Chiedo ufficialmente all’Ente Parco un incontro urgente con le associazioni di categoria e i rappresentanti del territorio – conclude l’avvocato Lanzara – per definire un piano straordinario di intervento e accompagnamento. La difesa del territorio non può prescindere dalla difesa delle sue comunità.

I cittadini non possono essere abbandonati». Nel merito, interviene anche Coldiretti che sta portando avanti una battaglia in tal senso per difendere i cittadini, gli agricoltori e gli allevatori, come anche gli imprenditori. A luglio dello scorso anno, venne firmato un patto tra Regione Campania e l’associazione di categoria con lo scopo di uscire dall’emergenza. Alcune linee guida erano state messe nere su bianco, ma a distanza di quasi dieci mesi nulla è cambiato, anzi lo stato delle cose pare addirittura essere peggiorato. La richiesta di chi abita quelle zone è incentrata su interventi seri da parte degli enti di prossimità, ma anche delle istituzioni statali.

In riferimento alle dichiarazioni rilasciate dal Codacons Cilento sull’emergenza cinghiali, apparse in questi giorni sugli organi di stampa, occorre fare alcune precisazioni. Sono parole del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

l’emergenza per la presenza di cinghiali ormai, già da qualche anno, è una questione che investe l’Italia intera, non a caso le cronache dei mass media nazionali segnalano la presenza degli ungulati anche all’interno delle città metropolitane. Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni per far fronte all’emergenza, nei limiti consentiti dalla normativa vigente, ha messo in campo diverse azioni al fine di contenere la presenza del cinghiale nell’area del Parco.

Già dal 2017, in coerenza con le linee guida predisposte dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, ha predisposto un Piano d’azione finalizzato soprattutto a ridurre numericamente la popolazione di cinghiale per ricomporre gli equilibri naturali della specie.

Ha formato e abilitato ulteriori 300 selecontrollori in aggiunta ai 230 già operativi dal 2018, ad oggi i capi di cinghiale abbattuti sono circa 8.605. Negli ultimi quattro anni sono stati deliberati dal Consiglio Direttivo dell’Ente la concessione di contributi per un importo di 600.000,00 euro, per l’installazione di recinzioni elettrificate a protezione dei campi coltivati. Ciò a dimostrazione che da parte dell’Ente l’attenzione sull’emergenza è stata sempre massima.

Ma l’aspetto più rilevante e articolato è stata l’organizzazione della filiera per la commercializzazione della carne di cinghiale. Nei Comuni di Felitto, Roscigno, Cuccaro Vetere e Morigerati sono stati realizzati quattro centri di raccolta dei capi abbattuti da parte dei selettori, dotati di celle frigo.

16Con bando pubblico rivolto agli operatori economici del settore è stato individuato un centro di lavorazione della carne di selvaggina selvatica in grado di ritirare i capi abbattuti, conferiti presso i centri di raccolta, dai selecontrollori ai quali è riconosciuto un rimborso spese da parte dell’operatore economico.

Occorre precisare che l’Ente è tenuto ad indennizzare esclusivamente i danni provocati dalla fauna selvatica al patrimonio agricolo e zootecnico, l’indennizzo viene determinato sulla base dei prezzi all’origine ISMEA.