Cinghiali, Ciro Macellaro: "Noi abbandonati!" - Le Cronache Attualità

di Arturo Calabrese

“Siamo stanchi e abbandonati dalle istituzioni”. Si può riassumere con queste parole la situazione che vivono ogni giorno gli imprenditori agricoli del sud ed in particolare della provincia di Salerno. Al centro della questione c’è l’emergenza legata all’alta presenza di cinghiali nella zona che sistematicamente distruggono le coltivazioni.

Oggi, ad alzare la voce è Ciro Macellaro della Tenuta Macellaro di Postiglione, negli Alburni. Dal 2010, ben sette ettari coltivati con pregevoli vitigni che danno un vino di qualità. Quell’uva, però, fa gola a molti e soprattutto ai cinghiali, capaci di distruggere percentuali altissime di prodotto, in un periodo in cui, quello attuale, ci si prepara alla vendemmia. «Voglio lanciare una provocazione, anche se pensandoci tanto provocazione non è – dice – per difenderci dai cinghiali ci vorrebbe l’esercito.

La squadra di selecontrollori non basta, sono pochi e il loro contributo non è efficace per ridurre l’alto numero di animali. Siamo ormai ostaggio di questi animali e le nostre coltivazioni non possono essere definite al sicuro». Il ragionamento dell’imprenditore alburnino attivo nel campo enologico è molto ampio: «I cinghiali distruggono anche un patrimonio Unesco – le parole di Ciro Macellaro – con le loro incursione abbattono i muretti a secco, cancellando un pezzo di storia. Ovviamente i danni sono anche altri e li abbiamo visti dopo le recenti piogge: materiale che è franato sulle strade, causando danni e creando pericoli».

Particolarmente arrabbiati sono tutti gli imprenditori agricoli della zona: «Se anche dovessero arrivare degli indennizzi – aggiunge – arriverebbero in ritardo e di certo non andrebbero a coprire i mancati guadagni. L’istituzione, per fare un esempio, mi ripagherebbe il valore dell’uva mangiata dai cinghiali, ma la mia azienda non si basa sull’uva ma sulla vendita del prodotto trasformato e in ogni caso non vanno a coprire nemmeno tutte le perdite della materia prima». La criticità va avanti da tempo immemore e nonostante le tante rassicurazioni da parte del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni o dalla Regione, ma in generale dai vari enti, davvero poco è stato fatto e la realtà dei fatti è sotto gli occhi di tutti.

«È un circolo vizioso – ragiona Macellaro – il cinghiale che distrugge l’uva spinge l’imprenditore ad abbandonare il terreno coltivato, un terreno coltivato e poi abbandonato fa spingere l’animale sempre più vicino agli insediamenti e così via. Viviamo già una situazione molto complessa per le tante emergenze di questo nostro territorio – prosegue – e quanto sta accadendo altro non fa che peggiorare il tutto. Oramai – conclude – in giro ci sono più cinghiali che umani. Siamo una minoranza».

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