Cilento, il segretario pigliatutto - Le Cronache Ultimora
Ultimora Agropoli

Cilento, il segretario pigliatutto

Cilento, il segretario pigliatutto

di Peppe Rinaldi

Esistono aree del territorio che sembrano sottratte alla giurisdizione ordinaria, laddove per «giurisdizione ordinaria» s’intende il sistema di leggi cogenti per il Paese nel suo complesso. Una di esse è il Cilento, che è sì il luogo di Zenone, di Parmenide e della Dieta mediterranea, è sì un posto magnifico per bellezza e andatura dei ritmi vitali, ma dove comunque ci sono gli uomini, c’è la società, le istituzioni, ci sono interessi più o meno scoperti, come dappertutto. Quel che appare esserci un po’ meno – diciamo – è il meccanismo dei controlli sullo svolgimento della vita pubblica ed istituzionale dell’area.

Questo giornale qualche mese fa s’è occupato di natura, funzioni, limiti e ambiguità strutturali della Unione dei comuni cilentani, «invenzione» partorita dal legislatore per semplificare la vita degli enti locali in un’ottica di risparmio finanziario e miglioramento nella fornitura di servizi e che, come spesso accade, da intenzione sacrosanta s’è trasformata in poderosa camera di compensazione delle tensioni politiche, degli appetiti amministrativi, dello scialo economico delle zoppicanti ed affamate classi dirigenti del posto e di chissà cos’altro in divenire. Risultato? I comuni aderenti, alcuni dei quali inseriti artificiosamente nel sodalizio, pare abbiano triplicato il buco nelle casse generali dell’Erario toccando punte di diversi «sei zeri» nel debito maturato. Con giubilo, va da sé, delle banche che vi prestano il danaro. Alla Corte dei Conti pare che certe notizie stentino ad arrivare, almeno fino alla prossima inaugurazione dell’anno giudiziario quando sarà illustrato l’elenco analitico delle cose che non vanno.

Ora, alle mille stranezze (chiamiamole così) di questa Unione comunale, qui raccontate e mai smentite né contestate, va ad aggiungersi lo stravagante caso di un segretario comunale cilentano, figura garante della legalità per eccellenza, disposto a sacrificarsi al punto da cumulare incarichi oltre la soglia massima di legge, secondo la quale la funzione non può essere esercitata in più di cinque enti locali. Per ogni altro incarico oltre questo numero è necessaria l’autorizzazione del livello superiore che, nel nostro caso, è il ministero dell’Interno, con cui qualsiasi segretario comunale ha rapporto di dipendenza funzionale (col Comune, invece, è solo rapporto di lavoro). In pratica, se vuoi svolgere il servizio di Segreteria comunale associata, puoi certamente farlo ma devi chiedere il permesso al ministro per andare oltre il limite di legge che, tramite il suo rappresentante sul territorio, vale a dire il prefetto di Napoli, ti dirà se puoi o non puoi farlo. E qui sta il «busillis» di tutto, come proveremo a spiegare.

 

  • Centinaia di migliaia di euro annui

Saltando la parte volgare della questione, cioè quella relativa al corrispettivo di questo super impegno preso nell’interesse della comunità e brutalmente sintetizzabile in centinaia di migliaia di euro annui (importo variabile pure per le percentuali su gare, appalti, etc.) iniziamo a scendere, per quanto possibile a un giornale quotidiano, un po’ nel dettaglio.

Il segretario comunale di Agropoli, Francesco Minardi, la cui professionalità non è certo in discussione né tantomeno la persona, svolge tale incarico anche nei comuni di Rutino, Cicerale, Laureana, S. Giovanni a Piro e Castelnuovo Cilento. Non scendiamo nel dettaglio contrattuale, le 36 ore settimanali, il riparto tra enti delle quote di stipendio da versargli ed altro, il rischio è di perdere di vista la sostanza.

Per comprendere il contesto va riferito che, sul piano dell’indirizzo politico e gestionale vero, Agropoli è formalmente guidata dall’attuale sindaco sebbene anche le pietre sappiano che, di fatto, è sotto il controllo della famiglia Alfieri, in testa il sindaco di Capaccio nonché presidente della Provincia e molto altro, il noto e pragmatico Franco. Vale per Agropoli ma pure per un’aria estesa di tutto il Cilento. Ciò sembra dovuto di certo alle innegabili capacità di manovra e di azione del personaggio, oltre a un notevole potere finanziario derivante dalla proprietà di una banca che – per mera coincidenza – prospera proprio su larga parte del debito degli enti locali, ma anche all’insipienza delle opposizioni (come, a parti rovesciate, accade sullo scenario politico nazionale), per non dire dell’accennata nonchalance degli organi di controllo. Una vecchia storia. I media, poi, nella migliore delle ipotesi si dilettano con i calembour e le scemenze alla Travaglio sulle «fritture di pesce» e roba simile, o fanno la «guerra al sistema» schierando le ardite truppe su Facebook, un po’ come accade a Salerno con De Luca. Buon per gli Alfieri, ovvio, almeno finché dura. Lo stesso segretario comunale, del resto, è raccontato quale sostenitore politico dell’uomo forte del Pd, ma sarà senz’altro un caso di irrilevante incidenza anche perché nessuna legge vieta ai segretari comunali di far campagna elettorale, seguire comizi o iniziative politiche di chicchessia. Il tema vero, infatti, è ciò che accade prima e dopo le elezioni.

  • Convenzione monca

Il 12 agosto di quest’anno il presidente della Comunità montana Alento-Montestella con un proprio decreto (il n.4) nomina il dottor Minardi segretario generale dell’ente “con facoltà di recesso previo preavviso di almeno giorni 30”, si legge. Il compenso è parametrato su un accesso settimanale di cinque ore, con riconoscimento di contributi e spese di viaggio. Il testo si fonda sullo Statuto (art. 36, c. 6) secondo cui il presidente sceglie il segretario tra i dirigenti dell’ente in possesso dei requisiti di legge: in mancanza di tali figure, le funzioni possono essere affidate al di fuori della dotazione organica, nel rispetto della normativa vigente. Ma della mancanza della figura adeguata all’interno non è detto niente nella convenzione come pure niente è detto del perché sia stato scelto il segretario di Agropoli e non un altro, magari il segretario di Lustra dove il presidente della Comunità montana, Luigi Guerra, fa il sindaco. Perché non l’abbia fatto lo capiremo, forse, alla fine di questo articolo.

Come si è giunti a questa nomina? Nella pratica lo possiamo immaginare, nella forma è stato seguito lo schema della convenzione tra enti. Il presidente della comunità montana chiede al sindaco di Agropoli e il sindaco risponde che si può fare. Il sindaco? Sì, il sindaco, dell’autorizzazione prefettizia pare non vi sia traccia. Quindi possiamo congetturare sostenendo che se la siano cucinata tra mura domestiche questa non ininfluente nomina pubblica? Parrebbe anche qui di sì, nel senso che nel decreto non si fa cenno alla cosa principale, cioè il via libera dato dal «capo» di Minardi, che non è né il sindaco di Agropoli né Alfieri, bensì il ministro Piantedosi attraverso la sua articolazione territoriale incarnata dal prefetto di Napoli. Chissà, forse il prefetto competente, quello di Napoli per l’appunto, avrebbe avuto da eccepire visto l’obeso cumulo di incarichi. O forse no, lo vedremo.

Nel decreto neppure si fa cenno al fatto che Minardi sia già segretario comunale all’Unione dei Comuni (unica entità ma composta da 14 enti locali), forse anche qui per mera distrazione. Come per ulteriore coincidenza pochi giorni fa si è scoperto un altro incarico per il nostro, peraltro precedente: quello di segretario comunale a Lustra Cilento, piccolo e grazioso centro dell’entroterra. Quindi non cinque enti locali come previsto per legge ma addirittura sarebbero sei in partenza, cui si aggiungono Unione dei Comuni e Comunità montana. Ma Lustra è amministrato da chi? Dal presidente stesso della Comunità montana, che forse se n’era dimenticato avendo chiesto il «permesso» al collega di Agropoli di potersi servire della contesa figura professionale. Da quelle parti forse si amano al punto da legarsi non a doppia, non a tripla e neppure a quadrupla mandata. Siamo alla sestupla. Un amore che, dal balcone, Agenzia delle Entrate, Prefettura di Napoli e Corte dei Conti, imperterriti osservano.

 

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