di Olga Chieffi
Non solo musica suonata, ma anche scritta nell’ambito di ‘After ‘A Chiena Jazz, la sezione dedicata a questo genere nel cartellone di “‘A Chiena”, quel viaggio tra arte, natura e storia – intervento co-finanziato dal POC Campania 2014-2020, rigenerazione urbana, politiche per il Turismo e la Cultura, nell’ambito del programma unitario di percorsi turistici di tipo culturale, naturalistico ed enogastronomico di portata nazionale ed internazionale – con due masterclass, per le quali si ritorna a Campagna il 27 e il 28 agosto: la prima tenuta dal chitarrista Francesco Buzzurro dal titolo “Improvvisazione e arrangiamento per chitarra solista”, che si terrà nella Sala Gelsomino D’Ambrosio a Palazzo di Città e la seconda affidata ai compositori Catello Gallotti e Antonello Mercurio intorno a “La composizione del canone”, ospite della Confraternita del Monte dei Morti Beata Vergine del Carmelo. Francesco Buzzurro, che affianca da sempre la passione per la musica classica con una profonda ricerca nell’ambito del jazz e un po’ di tutti i generi, dal pop, al rock alla tradizione napoletana, è un chitarrista di confine e fuori dagli schemi e tiene seminari unificati di chitarra classica e jazz. “La masterclass – ha rivelato il maestro che è docente presso il Conservatorio “G.Martucci di Salerno”, accenderà i riflettori sulla piccola orchestra che la chitarra può realizzare sfruttando i suoi diversi piani espositivi. Questo potrà avvenire soltanto esplorando il manico dello strumento e potrò, così, dare alcune dritte agli studenti su come creare la rielaborazione originale di un brano in maniera personale, ma molto pratica e spendibili nell’immediato. Un esempio sarà ciò che si ascolterà nel mio concerto nella serata del 27, che potrà sembrare molto particolare poiché la scaletta prevede qualche titolo del mio ultimo album “Solo con Django”, ovvero i pezzi che il chitarrista suonava con il leggendario Quintette du Hot Club de France, ri-arrangiati da me per chitarra sola. L’altra masterclass, un workshop di nove ore, sarà tenuta da Catello Gallotti ed Antonello Mercurio, docenti del conservatorio Giuseppe Martucci, i quali focalizzeranno le loro lezioni, per la brevità dell’incontro, unicamente sul canone retto, a due e a tre voci, illustrando il metodo normativo di costruzione questa forma, codificato in nuce già nel ‘500 da Gioseffo Zarlino, con riferimenti ad Angelo Berardi, il quale nei suoi “Documenti armonici” introduceva la “perfettione della melodia”, a Christopher Simpson e William Bathe . E’ un metodo che offre la visione completa del dux, andando ben oltre il metodo di composizione che oggi si insegna attraverso una specie di ideale zig zag, tra dux e comes, spezzettato, pedissequo, perdendo così d’occhio la melodia. Quindi, attraverso un reticolo, con intervalli già predisposti, si porteranno gli studenti a realizzare un canone a due e a tre voci, con questo non semplicissimo metodo, capace, però di offrire una visione totale della composizione, per poi realizzare un contrappunto corretto, individuabile in quello cosiddetto “alla mente”. “D’altra parte – ha commentato il M° Catello Gallotti – Zarlino scriveva che il vero contrappunto è quello improvvisato, senza svelare tutte le voci che venivano realizzate direttamente seguendo la traccia del dux”. E’ giusto questo il senso dell’inserimento di un workshop sul canone nell’ambito di una rassegna di jazz. L’improvvisazione e la variazione rappresentano, d’altra parte, in musica i percorsi di unità e divergenza di tutti i generi, una “semplice” complessità in cui la manipolazione del materiale sonoro definisce strutture e modelli la cui interazione genera sistemi a livelli crescenti di astrazione. La ragione semantica della musica emerge, nel continuo divenire del “ludus harmonicus”, il gioco dell’invenzione e della mutazione, come una indescrittibile ed immanente intuizione del noumeno. Dalla nascita della musica il binomio variazione-improvvisazione ha attraversato l’intera letteratura musicale e se nell’atto della variazione come scrive Nielsen “Si debba vedere più che una elaborazione del tema un ripensamento di esso, ripensamento che porta a superare il punto di partenza, cioè il dato di fatto iniziale che nella variazione dovrà essere in sé compiuto, in un certo senso autosufficiente, un microcosmo già formato che va interpretato e rinnovato mediante una valorizzazione delle sue risorse e possibilità”, l’estemporaneità dell’esecuzione e l’immediatezza dell’invenzione riconducono questa particolare prassi esecutiva alle caratteristiche proprie dell’improvvisazione, dunque all’elaborazione di nuovi temi che, generati dall’idea di partenza, se ne discostano al punto da non conservare, in apparenza, alcuna affinità.