di Peppe Rinaldi
Volendosi dare delle arie, dovremmo scomodare addirittura Kant quando scriveva che «l’Uomo è un legno storto», quindi impossibile da raddrizzare perfettamente senza spaccarlo in due o più parti: ma il concetto si presta e offre il destro per l’imminente, volgare similitudine. Vale a dire: se una cosa nasce storta e provi a farla ritta non fai che peggiorare la situazione.
I nostri cinque lettori ricorderanno la faccenda del centro commerciale sorto al fianco dello svincolo dell’ex A3 oggi Autostrada del Mediterraneo. Tutto – analisi, studi, approfondimenti, comparazioni, tesi antitesi e sintesi- congiurava nella direzione di una sospetta illegalità date le premesse e i protagonisti del caso (Anas, Comune e relative propaggini) eccezion fatta per l’imprenditore coinvolto. Chi voglia farsene un’idea non ha che da cliccare sul sito di questo giornale per recuperare ogni informazione.
Oggi quelle ipotesi giornalistiche sono le stesse che sta ponendo la magistratura salernitana attraverso l’articolazione degli uffici preposti, cioè la procura della repubblica di Salerno guidata da Giuseppe Borrelli, magistrato d’esperienza non sospettabile di recondite ambizioni politiche né appesantito da stretti congiunti con altrettante velleità. Intelligenti pauca. Non si può escludere che questa storia sia stata già assegnata allo stesso pm titolare del fascicolo sul Prato, la dottoressa Guglielmotti. O lei o un altro cambia poco, resta cioè la questione del merito del caso.
FASCICOLO APERTO
Parte così l’inchiesta, il fascicolo è allo stato ancora a “Mod.45” (notizie di reati commessi da soggetti da identificare) ma, verosimilmente, a breve sarà al “Mod. 21”, cioè con gli indagati veri e propri. Questione di tempo e poi cominceranno i dolori, almeno così ci insegna la storia. Sì, perché anche un bambino di dieci anni capirebbe che un “monumento” come quello realizzato con affaccio sullo svincolo autostradale di Eboli presenti seri problemi ab origine, come ampiamente ipotizzato su queste colonne nella scorsa estate. Non è il solo, non è l’unico ma, intanto, si parla di questo, per il resto si vedrà. Solo chi doveva controllare – carabinieri, vigili urbani, finanza, polizia, guardie ambientali e forestali, ispettorati vari, uffici tecnici, autorità diverse, etc. – non se n’era accorto e per anni. Neanche la politica di oggi se n’è accorta, tant’è che tutti continuano a far finta di nulla, opposizioni varie comprese, un segnale molto eloquente. Una vecchia storia, interrotta sul filo del rasoio dal nuovo indirizzo dato al comando della Polizia urbana dal tenente-colonnello Dura che, a quanto pare, fa quel deve, cioè il proprio dovere: verificare la legittimità/legalità di quanto avviene sul territorio. Punto. La contemporanea vicenda della lottizzazione abusiva in località Prato (pur essa figlia degli stessi genitori del centro commerciale in questione) parla molto chiaro al riguardo. Poi, se la magistratura si determinerà diversamente, cosa sempre possibile, questo è un altro discorso. Vedremo.
La questione ora s’è ingarbugliata ulteriormente perché, a differenza di quanto a questo giornale riferito in forma ufficiale dall’assessore all’Urbanistica, Salvatore Marisei, su relazione del responsabile pro tempore dell’Utc, ingegnere Cerruti, è spuntata un’altra rogna che renderà, si presume, tutto il caso insormontabile, moltiplicando le eventuali responsabilità: nell’elenco sterminato di ragioni tecnico-giuridiche che il Comune di Eboli ha richiamato, pur esse insufficienti a legittimare l’opera in base al nostro assunto, se ne sono persi una di quelle fondamentali, ineludibili. Parliamo del «nulla osta» della Sovrintendenza (Bap) in materia di rispetto delle acque pubbliche e di vincolo ambientale e paesaggistico. Vero, si tratta di una tra i miliardi di carte che un poverocristo italiano deve caricarsi sul groppone prima di fare qualunque cosa ma, fintanto che esistono, sono cogenti e vanno rispettate. Senza quel nulla osta non c’è alcuna possibilità di sanare la situazione, anzi, il rumore del nastro adesivo dei sigilli inizia a farsi udire in lontananza perché nessuna autorità o forza dell’ordine potrà far finta di non aver notato questo “dettaglio” caricandosi il guaio fatto da altri, per giunta per presumibili ragioni inconfessabili, pur esse al vaglio degli inquirenti. Tant’è che, a quanto raccontano, quando l’Utc s’è visto recapitare quest’ulteriore contestazione dalle autorità di controllo, sarebbero iniziati i mal di pancia. Di quelli seri, nel senso che la scoperta ha rappresentato un’autentica mazzata per chi dovrà rispondere di timbri, firme, carte e cartuscelle a partire dal 2016, anno in cui la già abusiva costruzione insistente sul posto venne acquisita in una procedura esecutiva in capo al vecchio titolare che, in realtà, non era titolare di nulla se non di una licenza edilizia farlocca del 1990. In aggiunta, va considerato che un altro errore sarebbe stato commesso dagli uffici comunali, forse su un temerario input politico, nel momento in cui la ricognizione di tutta la pratica sarebbe stata affidata a uno dei tecnici comunali che firmò gli atti autorizzativi del tempo: la famosa storia dell’acquaiolo che si sente chiedere dal passante come sia l’acqua che sta vendendo. Un rompicapo vero e proprio, dunque, che solo la magistratura ora potrà in qualche modo aggiustare, ovviamente nel contesto del rispetto del norme.
UN VERO MISTERO
Resta, su tutto, il mistero di come sia stato possibile che imprenditori di vaglia, noti per mille ragioni, si siano fatti trascinare in questa faccenda antipatica e pericolosa, tipica di una fase brutale che la città ha vissuto negli ultimi anni sotto il profilo dell’amministrazione della cosa pubblica, tra improvvisi cambi di tenore di vita, ascese finanziarie impensabili ma opportunamente foraggiate e, addirittura, continuità dell’azione politica come se nulla fosse mai accaduto. Chi voglia approfondire l’argomento non ha che da fare una comoda ricerca sulla rete e capirà.
Oggi, in finale, ci sarà un convegno organizzato dall’amministrazione nella tenuta di un privato, uno di quelli con molti interessi diffusi sul territorio, dove si parlerà proprio di urbanistica, di Puc, di nuove norme, insomma di cose che riguardano anche l’argomento di quest’inchiesta giornalistica. Ne potrebbero venire fuori, sebbene il tema riguardi solo l’area agricola della città, indicazioni interessanti anche su questo. Chissà.