Cava, piovono truffe al Comune - Le Cronache Ultimora
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Cava, piovono truffe al Comune

Cava, piovono truffe al Comune

di Peppe Rinaldi

 

Il caso dei mandati di pagamento farlocchi, vicenda che questo giornale ha scovato alcuni mesi fa e per la quale sono incorso indagini della procura della repubblica di Nocera, si arricchisce di nuovi elementi: e tutti congiurerebbero per una valutazione negativa da record della tenuta del sistema legale dell’ente nel suo complesso. Almeno sin qui.

Secondo fonti accreditate l’intervento degli inquirenti starebbe per cambiare direzione, nel senso che se prima c’era solo la patata bollente delle erogazioni truccate con mandati fasulli, cioè dei soldi dati a questo e quello senza pezze d’appoggio fino a consumare l’iperbolica cifra di circa due milioni di euro del contribuente (consultare l’archivio di questo giornale per le opportune verifiche), parte dei quali recuperati, adesso sorge il problema speculare e contrario. Ma sempre di soldi che non si trovano e che invece si dovrebbero trovare si tratta. Cosa o chi ha messo mano al meccanismo del danaro in entrata del Comune visto che pure su questa corsia la circolazione non sembra regolare? Questo è il nuovo tema. In pratica, c’è da inquadrare il rovescio della medaglia, giacché se uno entra l’altro non esce. Parliamo del meccanismo dell’«Accertamento in entrata», formula burocratica per indicare quelle somme di danaro che un ente incorpora a seguito di sanzioni, multe, tributi o altro. Anche qui parliamo di volumi globali interessanti, in un certo senso, anche se il quadro che gli inquirenti hanno davanti è frammentato, dissimulato in un sotto-sistema pulviscolare che non sarebbe mai emerso se qualcuno non avesse indicato la strada da seguire.

 

La nuova direttrice degli investigatori

 

Dalla revisione della documentazione acquisita dalla Finanza di Nocera – ultima visita negli uffici comunali pochissimi giorni fa –  delegata alle indagini dal pubblico ministero, sarebbero emerse alcune partite di soldi introitati solo sulla carta. Voci del tipo “Incasso sanzione X per l’importo di euro Y da parte del signor Z”: solo che era tutto cartaceo e/o digitale, quindi virtuale, quindi fittizio, in pratica falso. Il modello è suppergiù lo stesso dei mandati «pezzotti» di cui abbiamo stra-scritto nel corso degli ultimi mesi, con la differenza che il moto è contrario. Se prima si truccavano carte e documenti per far uscire il danaro  accompagnandone la navigazione verso lidi impropri o misteriosi, ora si trucca la direttrice della moneta in entrata, facendo risultare pagamenti in realtà mai avvenuti. Sempre che tutto sia definitivamente accertato, ovvio.

E’ facile comprendere quanto la cosa si faccia antipatica, perché il danno potrebbe risultare doppio in quanto se io registro, ad esempio, un pagamento dovuto all’ente come effettuato, non solo commetto un falso ma contamino pure la cassa generale sofisticandone i totali, con tutto ciò che significa in termini finanziari, amministrativi, contabili, politici e – appunto – penalistico-giudiziari, come, realisticamente, potremmo apprendere in tono ufficiale prima o poi.

 

Fari sugli “alti livelli”

Il punto dolente, su tutti, è che a essere stato attinto dagli schizzi ci sarebbe una figura di alto livello istituzionale dello stesso Comune di Cava de’ Tirreni. Ancor più problematica si fa la situazione quando si apprende che consiste in poche migliaia di euro la somma che questa “alta figura” istituzionale avrebbe evitato di pagare all’ente pur risultando essa incassata. Il che fa nascere più di una domanda. Erano, forse, i bei tempi andati, quando si pensava qualcosa più o meno su questo genere: “..ma figurati se qualcuno se ne potrà accorgere, chi vuoi che vada a mettersi a cercare se quella multa o quel tributo sia stato veramente incassato? tu intanto scrivi che è tutto a posto…”. Messa così sembra più chiara la natura del problema.

La buccia di banana su cui questo personaggio di peso sarebbe scivolato è una buccia consunta e annerita: circa 4mila euro, tutto qua, c’è chi si spinge oltre indicando in 3.600 euro la somma precisa. Anche se fosse un solo euro i connotati non cambierebbero. Come per i mandati, che prima erano di poche migliaia di euro e poi s’è visto che gli zeri aumentavano man mano che la cosa emergeva, è lecito presumere che anche nel caso degli accertamenti in entrata si inizi con questi 4mila euro e si finisca chissà dove. Cava de’ Tirreni su questo terreno è ricca di sorprese. Per questo fatto specifico, la figura di primo piano coinvolta sarebbe finita nel mirino degli investigatori. Quattromila euro che uccidono, tra l’altro, anche le prospettive future del presunto responsabile. Vedremo.

 

Il sistema e il caso

Come era già stato spesso ipotizzato, non solo su queste colonne, tutto il “caso Sorrentino” – dal nome del principale protagonista, cioè l’ex dirigente licenziato e indagato per peculato dalla procura nocerina – non poteva reggersi solo sull’innegabile capacità tecnica, unita ad una certa comprovata esperienza, del personaggio. Doveva per forza o, meglio, per logica, reggersi su alcune collaborazioni, chiamiamole così, interne alla struttura municipale, magari in funzione subordinata, attiva o passiva che fosse. Da anni gironzolavano soggetti non abilitati, è stato scritto, vale a dire estranei alla pianta organica ma autorizzati a dire-fare-baciare, nel senso che uno era addirittura dipendente della società marchigiana fornitrice del software per la contabilità e stava da tre anni nella stanza insieme a Sorrentino; altri due erano ex lavoratori del Consorzio farmaceutico in quiescenza ma «riciclati» con mezzi contratti, mezzi incarichi o roba del genere per tenerli ancora in gioco, forse al fine di servire la causa. Facile ipotizzare, tenuto conto del contesto, che questi due soggetti fossero stati messi lì per vigilare proprio sugli accertamenti in entrata, ora non ci sono più, com’è ovvio, vale pure per il dipendente della ditta fornitrice informatica. Ma questo potranno dirlo solo gli inquirenti, a valle, senza considerare le altre figure politico-istituzionali che ne potevano essere a conoscenza: chissà, forse incrociano le dita o si danno ad altri gesti apotropaici, laddove consentiti dalla natura.

 

La cantata

 

In conclusione, si può aggiungere e azzardare quanto segue. All’indomani della traumatica defenestrazione dell’ex dirigente Francesco Sorrentino, è partita la controffensiva, certo legittima ma, soprattutto, comprensibile per un uomo che s’è visto di colpo estromesso da un sistema che, verosimilmente, aveva modellato (certo non inventato) grazie a certe consuetudini di certi livelli politici, in particolare di un certo orientamento. C’è anche il fronte Capaccio a parlare in una certa lingua, non solo Cava de’ Tirreni, e dal Cilento le cose dimostrano di essere abbastanza mobili negli ultimi tempi. Sorrentino, come abbiamo visto, non ci pensa su due volte e sferra il contrattacco, mettendo nero su bianco alcune denunce oppure fornendo agli inquirenti elementi utili ad inquadrare la struttura generale del sistema. Come sia andata a finire, ad esempio, con l’ex comandante della Polizia Urbana di Cava lo sappiamo: il dipendente comunale è rimasto incastrato nelle pastoie giudiziarie dopo la denuncia per accesso abusivo al sistema informatico che avrebbe compiuto in varie occasioni passate delle quali, con ogni evidenza, Sorrentino sapeva. Com’era e com’è a conoscenza di altro. Dagli esposti e dalle dichiarazioni rese in interrogatorio dall’ex dirigente del settore Tributi del Comune si intuisce che più di una persona stia vivendo momenti di amara palpitazione. Sic transit…etc.