di Patrizia Polverino
“Pandemia & virus sociale” questo il tema dell’incontro in videoconferenza che si terrà nel pomeriggio di oggi alle ore 15.30 e che vedrà gli alunni del Liceo R. Caccioppoli di Scafati dialogare con il dottor Catello Maresca, sostituto procuratore generale di Napoli e la dottoressa Luisa D’Aniello, psicologa ed esperta in criminologa. Moderatrice dell’incontro sarà la dottoressa Federica Auricchio, referente territoriale dell’associazione Animus, che da qualche tempo si occupa di organizzare queste interessanti video conferenze, con gli studenti del liceo di Scafati. La scuola è istituzione e insieme comunità sociale di crescita umana e civile e, in quest’ottica, il Liceo R. Caccioppoli e l’associazione Animus di Scafati hanno ideato questo nuovo incontro-dibattito nell’ambito delle attività di arricchimento del curricolo di Educazione civica, curato dalle referenti professoresse Elena Battigaglia ed Emilia Vitale, per la costruzione armonica di cittadinanza attiva dei giovani cittadini affinché il contributo concreto di ciascuno possa diventare apporto integrante della crescita del territorio. Tanto si è detto della pandemia che da circa due anni dilaga in tutto il mondo e che ha messo in crisi la normalità di ogni sistema sociale ed economico, facendone emergere le fragilità e le incongruenze. Indagini e analisi previsionali condotte sui primi effetti della pandemia nei diversi paesi europei mostrano scenari allarmanti sull’ampliamento della povertà e l’esclusione sociale, terreno fertile per la criminalità organizzata. L’associazione Libera e Lavialibera nel rapporto “La tempesta perfetta. Le mani della criminalità organizzata sulla pandemia” hanno prospettato la crescita esponenziale dei profitti della criminalità e l’ultima Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia) parla di seri rischi di infiltrazione e della crescita di riciclaggio e corruzione in vari settori dell’economia legale, soprattutto in aree territoriali già svantaggiate. Si percepisce, un po’ ovunque, il rischio concreto che la criminalità organizzata sfrutti l’aumento della povertà per insinuarsi nelle nostre piccole e grandi comunità locali. Il nesso causale tra povertà e illegalità è complesso, ma non sconosciuto o nuovo. Il filosofo settecentesco Antonio Genovesi In una delle sue Lettere accademiche, “È la povertà che crea i criminali” spiega come a criminalità non agisca sulla coscienza delle persone ma sul loro stomaco: chi non ha da mangiare o da coprirsi sarà sempre spinto dalla necessità a procurarsi il cibo e i vestiti anche attraverso il crimine. Di qui allora la necessità di istituzioni e comunità di intervenire all’unisono per impedire che le difficoltà economiche di famiglie e cittadini possano far gola al malaffare. La lotta alla legalità parte dal nostro piccolo: è una questione di cultura mentale. La scuola lo sa e non arretra nel suo impegno di formazione dei giovani cittadini di domani.