di Arturo Calabrese
«Luci d’Artista è una grande intuizione culturale che ha forti connotazioni in termini di comunicazione ma anche in termini di contenuti ed ha questa promozione dell’innovazione che si basa sull’estetica della relazione sociale e dell’accoglienza». Parla così Felice Casucci, assessore regionale al Turismo, che analizza il successo dell’evento salernitano Luci d’Artista, dandogli una connotazione turistica di rilievo, presente ieri mattina in occasione del taglio del nastro dell’edizione 2022 della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico. «È stata una grande intuizione – le sue parole – si tratta di un paradigma perfetto».
Assessore, un esempio di valorizzazione del territorio possono essere le Luci d’Artista che ogni anno portano nel capoluogo di provincia migliaia di turisti e visitatori. Un’iniziativa fortemente voluta dal presidente Vincenzo De Luca che oggi va avanti. Crede che possa essere veramente il volano dell’economia del nostro territorio?
«Penso di sì. Il presidente De Luca non crede negli eventi isolati e quello non lo è. Luci d’Artista è una grande intuizione culturale che ha forti connotazioni in termini di comunicazione ma anche in termini di contenuti ed ha questa promozione dell’innovazione che si basa sull’estetica della relazione sociale e dell’accoglienza. Questo tema è un tema centrale ed è un modello di sviluppo per la regione Campania. Luci d’Artista è un riferimento, un paradigma che noi studiamo al fine di applicarlo anche su altre aree per raggiungere lo stesso obiettivo».
A tal proposito, alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico si continua a promuovere la provincia di Salerno…
«È più di una promozione. Stiamo raccontando la storia di un territorio, non solo quella ufficiale ma anche quella ufficiosa e cioè una storia fatta di un grande patrimonio archeologico e di uno sommerso. Non intendo però un patrimonio subacqueo bensì uno ancora nascosto e tutto da scoprire. Questa storia la dobbiamo portare avanti come progetto di riferimento per tutto il turismo regionale. Quando diciamo che il turismo, le imprese, le attività riceveranno dei finanziamenti, in funzione di una integrazione dell’offerta turistica e di una costruzione di itinerari all’interno di realtà territoriali specifiche, caratterizzanti e capaci di valorizzare le tradizioni locali, stiamo dicendo che quella forma di turismo si deve coniugare con l’enogastronomia, il naturalismo e con la cultura».
Il nuovo Governo ha confermato il Ministero del Turismo e ha individuato nuovi dicasteri come quello del mare. Cosa ne pensa?
«Le parole sono importanti. Tornare alla denominazione dell’ambiente è significativo, ma la cosa più importante è che si ritorni al mare. Abbiamo fatto un incontro in un posto splendido di Napoli e cioè la Stazione Zoologica Anton Dohrn in cui si parlava della centralità del mare. Noi abbiamo un tipo di turismo che privilegia il mare anche grazie alle nostre coste: quella amalfitana, quella vesuviana, quella sorrentina, quella cilentana. Il tema del mare deve però tornare centrale nello sviluppo: pensare a Pietrarsa ed a Portici senza una centralità del mare significa privare quei luoghi di una potenzialità turistica enorme ma non in una logica di sfruttamento bensì di tutela. Se da qui si parte allora la valorizzazione avrà un senso e riusciremo a fare del mare una ricchezza che dura nel tempo e non lo danneggeremo come abbiamo fatto nel tempo».