Castel S. giorgio. Opposizione diserta Consiglio comunale - Le Cronache Provincia
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Castel S. giorgio. Opposizione diserta Consiglio comunale

Castel S. giorgio. Opposizione diserta Consiglio comunale

A Castel San Giorgio salta per la seconda volta un consiglio comunale monotematico richiesto dall’opposizione. Una cosa gravissima, ma anche ridicola come solo a Castel San Giorgio può succedere. Il Consiglio comunale salta per la mancanza del numero legale. Ma chi non si presenta a ranghi completi come sarebbe logico che fosse? Proprio chi quel Consiglio comunale lo aveva richiesto: l’opposizione. L’opposizione in consiglio comunale a Castel San Giorgio è rappresentata dal gruppo di FdI che dovrebbe essere composto da 5 consiglieri. In pratica sono solo quattro perché il consigliere Coppola da tempo si è defilato. Il numero minimo per il numero legale è di 9 consiglieri. La maggioranza, per permettere la discussione, da tempo si presenta a questi consigli con 5 consiglieri. 5 più 4 di Fdi fa nove e il Consiglio dovrebbe potersi svolgere. Ma a Castel San Giorgio non è così. La matematica non è un’opinione, ma i conti con le dita su due mani li sanno fare tutti. E proprio i conti non tornano. A firmare le richieste di convocazione dei Consigli comunali monotematici sono sempre tutti e quattro i consiglieri comunali di opposizione e puntualmente la maggioranza manda in consiglio i propri cinque consiglieri. Una strategia oramai chiara. Purtroppo, i quattro consiglieri di opposizione che hanno firmato la richiesta del Consiglio monotematico, nel primo caso in aula erano solo due e nel secondo caso solo tre. Quindi Consiglio saltato per mancanza del numero legale! Ora, chi chiede un consiglio straordinario dovrebbe essere interessato a discutere l’argomento. A incalzare la maggioranza. A denunciare e a criticare. Ed invece i numeri dicono il contrario. E’ vero che si potrebbe affermare che la maggioranza manda in Consiglio solo 5 consiglieri, ma è anche vero che il Consiglio straordinario non lo ha richiesto la maggioranza, bensì l’opposizione. Il primo consiglio comunale avrebbe dovuto parlare della strada per il santuario di Santa Maria a Castello, ma su quattro richiedenti la seduta erano presenti in aula solo Michele Salvati, il capogruppo, e Stefania De Maio. Più i cinque della maggioranza fanno sette e il consiglio salta. In più un consigliere che doveva essere giustificato per ragioni di scienza nello stesso momento della seduta postava sui Social, invece, fotografie da una località balneare in costume da bagno. Il secondo Consiglio comunale avrebbe dovuto parlare della sicurezza nel paese. Presenti, dei quattro firmatari, solo Michele Salvati, Stefania De Maio e Biagio Apostolico. Tre consiglieri, più i soliti 5 della maggioranza, in totale 8: Consiglio saltato. Non che la discussione in entrambi i casi avrebbe cambiato lo stato delle cose, ma almeno avrebbe permesso ai consiglieri di opposizione di fare le proprie denunce, e a quelli della maggioranza a provare a difendersi dalle accuse. Ma se un argomento è talmente interessante da meritare un Consiglio comunale straordinario monotematico si presuppone che chi lo richiede dovrebbe poi essere pronto a dare battaglia in aula a ranghi completi, e pronto all’assalto con le baionette. Invece no! A Castel San Giorgio non funziona così. Se l’opposizione oramai sa che la maggioranza si presenta in aula con i cinque consiglieri appena sufficienti a mantenere il numero legale, questo non può mancare a causa delle assenze di chi quel Consiglio lo ha richiesto. E non serve gridare allo scandalo se poi il Consiglio salta per la mancanza del numero legale. Chi non chiude la porta della propria stalla, non può lamentarsi se poi i buoi scappano. E nemmeno può pretendere che a chiudere la porta sia il proprietario della stalla vicina. Non si è mai visto da nessuna parte! A nessuno il medico ha prescritto come terapia lo svolgimento dell’attività di consigliere comunale. (Aumenta lo stress e fa pure male alla salute) Almeno chi lo fa lo facesse con impegno e un minimo di rispetto anche per se stesso e le cose che firma. Vale per la maggioranza come per l’opposizione.

Filippo Pio Bisaccia