Caso il Gregge. Mons Bellandi: “Ho il dovere di chiarirela natura ecclesiale dell'associazione” - Le Cronache
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Caso il Gregge. Mons Bellandi: “Ho il dovere di chiarirela natura ecclesiale dell’associazione”

Caso il Gregge. Mons Bellandi: “Ho il dovere di chiarirela natura ecclesiale dell’associazione”

di Antonio Manzo
Il “Gregge”, associazione laicale della diocesi di Salerno, è stato disperso con un decreto di commissariamento firmato dall’arcivescovo di Salerno monsignor Andrea Bellandi. L’associazione, riconosciuta dalla diocesi di Salerno dall’allora arcivescovo Moretti finito inconsapevolmente nel gorgo dell’associazione nel2017, è stata ufficialmente sciolta. Nominati i commissari ed i vice commissari che assumono tutti i poteri per la gestione di quel che resta dell’associazione. “ L’Opera del Gregge del Bambino Gesù diventa solo un’associazione privata di fedeli” con un numeroso gruppo di persone, laici e sacerdoti, che si sono poi costituiti in Associazione privata di fedeli, con sede a Montecorvino Pugliano. Il 31 maggio 2017, l’allora Arcivescovo di Salerno Moretti, approvò ad experimentum atque triennium lo Statuto, conferendo personalità giuridica canonica all’Associazione. “Essendo scaduti i termini dell’approvazione ad experimentum, – ricorda Berllandi nel decreto di scioglimento- pur riconoscendo ed apprezzando la natura e le finalità dell’Associazione, in virtù del mio dovere di vigilanza, in vista dell’approvazione definitiva dello Statuto, ho ritenuto necessario acquisire ulteriori elementi di valutazione”.
Bellandi prosegue: ”Le svariate vicissitudini che si sono susseguite negli anni sono culminate nel mancato superamento delle diverse criticità più volte evidenziate e in forti divisioni all’interno dell’Associazione, accompagnate da non rari abbandoni”.
L’arcivescovo ha messo in pratica un richiamo del Vaticano del “Dicastero per i laici, la famiglia e la vita” che lo aveva invitato “a porre in atto tutti i mezzi per addivenire ad una chiarezza circa la natura autenticamente ecclesiale dell’Associazione”.
Così, scatta il commissariamento dopo decenni di incomprensioni con l’associazione privata che finì nel mirino dell’allora arcivescovo Gerardo Pierro che ebbe il coraggio di chiedere agli aderenti, soprattutto una decina di sacerdoti, di dichiarare la propria fedeltà alla Chiesa ed al suo vescovo. Erano i primi anni del 2000 e molte polemiche lacerarono la Chiesa salernitana, tutt’altro che superate come testimonia l’atto dell’arcivescovo Bellando. Impropriamente nel decreto si riconduce l’associazione laicale ad una esperienza di fede privata e mai valutata dalla Chiesa ufficiale ma improvvisamente alla ribalta con un richiamo tutt’altro che legittimo nello scioglimento dell’associazione.
L’arcivescovo Bellandi ha nominato Commissario Mons. Erasmo Napolitano del clero della Diocesi di Nola e Vicario giudiziale di diversi Tribunali ecclesiastici; quali Vicecommissari Mons. Pasquale Silvestri del clero dell’Arcidiocesi di Napoli, Vicario aggiunto del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Partenopeo e il Sac. Antonio Russo del clero della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Giudice del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Calabro. Nell’espletamento delle loro mansioni, il Commissario arcivescovile e i Vicecommissari assumeranno tutte le competenze attribuite alla Presidente e al Consiglio direttivo che, dalla data di notifica del Decreto alla Presidente dell’Associazione, devono ritenersi decaduti. Al Commissario spetta la legale rappresentanza e l’amministrazione ordinaria e straordinaria dei beni dell’Associazione. Intanto, l’esercizio del culto e delle attività pastorali nella Cappella dei “SS. Cuori di Gesù e di Maria” – nel territorio della Parrocchia dei SS. Giuseppe e Vito, in località “Pagliarone” di Montecorvino – continuerà come già stabilito dall’Arcivescovo.
“Sono certo che questa mia decisione, frutto di lunga e approfondita preghiera e riflessione e finalizzato esclusivamente al bene dell’Associazione – scrive l’arcivescovo – venga dagli associati accolto come segno di doverosa attenzione dell’Arcivescovo per il bene dell’Associazione e della Chiesa, al fine di un auspicato pieno, concorde e trasparente inserimento di essa nella vita diocesana”.
Era il 2005 quando l’allora arcivescovo Pierro chiese ai preti una dichiarazione di obbedienza alla Curia di Salerno. Molti preti anche con importanti incarichi curiali, non intesero firmare. Fu la rottura con gruppo di sacerdoti, di età compresa tra i 40 e i 50 anni, in un primo momento destinatari della fiducia dell’allora capo della Chiesa salernitana, ritenuti i punti nevralgici del governo curiale.
Portabandiera del «gregge», l’allora responsabile della Caritas diocesana, Franco Fedullo, poi deceduto.
L’Opera del Gregge del Bambin Gesu, ufficialmente nata come associazione gestiva, di fatto, una serie di attività economiche ad essa legate del tutto estranee ad esperienze spirituali sanamente fondative e richiamate nel decreto di scioglimento . Anche nel settore immobiliare il Gregge gestiva o finanziava un reticolo di attivita che partono da una ex fabbrica di laterizi a Pagliarone, tra Montecorvino Pugliano e Pagliarone, a confine con delle lottizzazioni edilizie finite nel blitz camorra e politica di Pugliano. Collegata all’«associazione» anche una cooperativa, la Maris Stella, che chiedeva mutui per la costruzione di case con finalità diverse da quelle statutarie. Nei progetti futuri dell’associazione c’era la creazione di un «conventino» nei pressi dei locali acquistati dall’associazione «Opera del Gregge del Bambino Gesù» per l’accoglienza dei primi cinque membri di quella che sarebbe dovuta essere la comunità del Redentore.
Per l’allora vescovo di Salerno Pierro, come scrisse in una lettera indirizzata alla segreteria vaticana, il «gregge» svolgeva «attività di proselitismo», vedendo nel gruppo caratteristiche di «setta incompatibile con la vita e le esigenze spirituali e pastorali del presbiterio diocesano». Testimonianze dell’epoca (l’allora economo del seminario) riferiscono di un ambiente sacerdotale “che fa veramente schifo” già all’epoca di Pierro che riteneva di avere a che fare con una ‘ setta” e che è andata avanti per decenni fino a colpire la stessa gestione episcopale di monsignor Bellandi e farla diventare perfino impossibile nel labirinto clericale. Ecco perché Pierro sollecitava i preti aderenti ad abiurare e a sottoscrivere un documento di obbedienza. Uno dei primi sottoscrittori fu don Marcello De Maio, suo vicario generale. Altri 13 preti, molto positivamente considerati all’interno del clero salernitano, decisero di non firmare, accettando poi le conseguenti rimozioni dai delicati incarichi ricoperti.
Tra i ‘ribelli ‘ ci fu anche don Carlo Magna, all’epoca vice rettore del seminario interdiocesano ed attualmente parroco della Cattedrale di Campagna inviò in quegli anni una severa relazione in Vaticano, riguardante la gestione del seminario, nella quale si avanzavano anche illazioni su presunti abusi sessuali. Don Carlo Magna sarebbe il nuovo leader dell’associazione appena sciolta.
.Dal 1992, quando da lasciò Avellino per guidare la diocesi salernitana, monsignor Pierro di “nemici” se conquistò parecchi per dissapori legati a vicende ecclesiali, come il Gregge, e a vicende di gestione economica. Insieme a Pierro divenne “nemico” dei presunti puri del clero anche l’allora ed indimenticato don Comincio Lanzara cerimoniere con ben cinque arcivescovi di Salerno.
Alla fine il Vaticano riabilitò l’esperienza del Gregge, ma monsignor Pierro non dimenticò:
«Si può anche avere ragione a Roma – ma scrisse in una lettera aperta alla diocesi – ma chi si sottrae all’obbedienza, disattende quanto ci è stato insegnato». Ed ora lo scioglimento del Gregge che ben 18 anni dopo dà ragione all’allora arcivescovo Pierro ora di nuovo da valutare nel suo impegno con l’opera di inimicizia che “a comando” fu praticata nella Chiesa salernitana.