Brigida Vicinanza
Se il Ministero dei Beni culturali “censura” i suoi stessi dipendenti della Soprintendenza di Salerno sul caso Crescent e chiede il risarcimento danni di 200 mila euro nella costituzione di parte civile nel processo che vede tra gli imputati Vincenzo De Luc a, per l’opera che secondo i legali del Mibact è di interesse privato e non pubblico, dall’altra parte il Comune di Salerno, sempre costituitosi parte civile, mantiene una linea morbida nelle sue conclusioni. “Previo accertamento dell’eventuale responsabilità penale degli imputati – si legge tra le conclusioni dell’avvocato Gruosso – si disponga il risarcimento dei danni patrimoniali e non, la cui quantificazione potrà avvenire in sede civile. Il lungo e articolato iter istruttorio dibattimentale ha comunque evidenziato alcune circostanze non chiare e confermato l’unicità e complessità normativo – tecnico ed amministrativo dell’intera vicenda”. Dunque, da parte di Palazzo di Città, nessuna quantificazione del risarcimento danno, che viene demandata al Collegio giudicante. Ma il Mibact è stato molto più chiaro e addirittura ha mantenuto una linea forte, motivando la richiesta di risarcimento e analizzando tutte le fasi della vicenda, sottolineando che “l’intervento in realtà cela un sostanziale e quasi esclusivo interesse privato e si è dimostrato uno degli affari immobiliari più imponenti della provincia di Salerno”. “È chiaro – scrivono gli avvocati del Ministero – che in quel periodo all’interno della Soprintendenza di Salerno esistevano canali di comunicazione che non potrebbero definirsi ufficiali né tantomeno trasparenti. Da quanto è emerso in sede dibattimentale è incontrovertibile che Affanni, Villani e Zampino di comune intesa con il sindaco De Luca, hanno disatteso il loro potere e dovere di annullare le autorizzazioni paesaggistiche annullate invece dal Consiglio di Stato”. Sulla questione, viene “punzecchiato” lo stesso governatore della Campania Vincenzo De Luca, che da ex sindaco di Salerno è attore principale nel processo e per cui c’è stata la richiesta di condanna a 2 anni e 10 mesi, ma l’ex primo cittadino non risponde alle domande dei giornalisti, ma anzi li liquida con poche parole: “Nessun commento, sa che in questa materia non si commenta mai niente”. Intanto venerdì ci sarà un’altra udienza del processo, con le discussioni degli avvocati difensori, ma la questione sembra essere alle battute finali.