di Giovanna Naddeo
E’ un fiume in piena Carlo Lucarelli, ultimo ospite del mese di gennaio di “DLiveMedia”, la rassegna culturale diretta da Roberto Vargiu all’Università degli Studi di Salerno. Nella mattinata di ieri, lo scrittore e presentatore parmense ha incontrato studenti e docenti dell’Ateneo, firmando un gran numero di copie ai suoi fans più affezionati. Cronaca nera che diventa sempre più spettacolo, processi mediatici, ma anche il ruolo del genere “giallo” nel raccontare l’altra faccia della medaglia. Una letteratura sociale, che guarda al male, alle sofferenze, ai problemi, alle trasformazioni socio-culturali.
Nella televisione del 2020, come si coniuga la fame da “crime” con la presunzione di non colpevolezza, tutelata a livello costituzionale?
«Per raccontare una storia occorre tener conto di quanto realmente e obiettivamente accaduto. Certo, a volte fermarsi e raccontare “perché non è stato lui” può esser lungo e meno accattivante. E allora eccol’introduzione del fattore suspance, della spettacolarizzazione. Ma non stiamo raccontando una storia con personaggi di fantasia, stiamo raccontando un fatto realmente accaduto».
Binomio libro-film (ovviamente a tinte noir). Quali le differenze nell’attività di scrittura?
«Il libro ti lascia autonomia nella scrittura e un riscontro più immediato: l’editore è il tuo primo lettore ed è a lui che bisogna render conto. Al cinema è diverso: si scrive in gruppo e per destinatari ben individuati, registi, attori, sceneggiatori, tenendo conto anche di costi e difficoltà di produzione. Altra differenza? La lunghezza dei testi: un libro all’incirca 400, la sceneggiatura dalle 100 (lungometraggio) alle 10mila (fiction di 12 puntate). Cambiano i rapporti di respiro».
Stefano Bonaccini riconfermato alla guida della “sua” Emilia-Romagna? Dica la verità, è contento?
«Hanno vinto l’esperienza e la competenza. Sono contento, sì, anzi direi sollevato. Stefano Bonaccini ha condotto una campagna elettorale raccontando quanto realizzato e quanto realizzerà, il suo impegno in regione e per la regione. Dall’altra parte, Matteo Salvini (Lucia Borgonozoni, ahimè, non pervenuta) è intervenuto esclusivamente sulla questione migranti, Bibbiano, il Conte bis. E l’Emilia?». Quali consigli si sente di dare a Bonaccini per il nuovo mandato? «Proseguire con lo stesso impegno su sanità e culturasenza dimenticare i bisogni di alcune persone, alcuni valori…»
Come la sicurezza nelle periferie?
«Sicuro, anche se vorrei aggiungere come questo elemento vada analizzato e contestualizzato. Non risolvo la questione migranti nel paesino che non ospita migranti ma è in preda ai colpi dei ladri da appartamento. In quel caso vanno elaborate strategie differenti, calibrate al fenomeno. Occorrono ragionamenti sensati da parte di persone competenti. Senza emotività, senza parlare alla pancia».
Nella settimana dedicata alla Memoria, la cronaca continua a raccontarci di gesti di antisemitismo. È un’Italia xenofoba quella di oggi?
«Sinceramente, non lo so. Credo dovremmo portare avanti un ragionamento sulla memoria mai fatto fiora. Dovremmo tornare indietro al periodo coloniale o alle leggi razziali, non facendo di tutta l’erba un fascio. C’erano e ci sono ancora oggi italiani razzisti, sì, così come non c’erano e non ci sono italiani razzisti. Torniamo indietro e analizziamo i meccanismi del passato e, successivamente, la persistenza di quegli stessi meccanismi oggi. Lì bisogna intervenire».