Antonio Manzo
ùIl carcere deve imprigionare la libertà. Si, la cella deve essere proprio il sinonimo di reclusione ma è diventata anche un problema sociale serio. Il carcere, come diceva papa Francesco, è lo scarto dell’umanità. Ma come è possibile in questo contesto carcerario segnato da mille problemi, primo fra tutti i suicidi, attuare una svolta nella cultura detentiva in Italia dopo la sentenza del 2024 della Corte costituzionale sull’affettività nel carcere? Se ne parla meritoriamente a Salerno grazie all’Asssociazione Salernitani Doc, presieduta da Massimo Staglioli, con un alto profilo scientifico di due psichiatrici di valore come Gaetano Galderisi e Guido Milanese (modererà l’incontro Nicola Castorino). Parlare di affettività nel carcere a Salerno, come tutela di un diritto costituzionale, è molto difficile a due passi dal carcere di Fuorni ormai luogo ingovernabile sia per affollamento dei detenuti che per le loro vite spesso macchiate da gravi reati come il traffico di a cocaina, il traffico di telefonini, la violazione di regole elementari carcerarie. A discuterne oltre gli illustri psichiatri c’è un sacerdote come don Luigi Merola, napoletano, fondatore e gestore della comunità educativa “A Voce de criature” impegnata nella prima linea del disagio giovanile. I Garanti regionali per i diritti dei detenuti alzano la voce: La mancanza di spazi adeguati esaspera la sofferenza, con conseguenze drammatiche. In Italia sono già deceduti nelle carceri 54 detenuti nel corso del 2025. Lo scorso anno furono 248. I suicidi accertati sono stati 13 nei primi due mesi del 2025, dal 2020 sono stati 361. Un trend che lascia sgomenti. Da anni si cercano vie d’uscita ma senza risultati. L’emergenza è certificata dalla stima di 19mila detenuti che hanno pene residue fino a tre anni e sulla base nella normativa potrebbero uscire dal carcere optando per misure alternative. La maggior parte delle volte però la burocrazia crea ostacoli. I limiti del sistema, insomma, non sono solo fisici: anche le scartoffie complicano parecchio le cose. Un rimedio, però, ci sarebbe. La prima cosa che servirebbe oggi alle carceri è un provvedimento deflattivo che riduca drasticamente la popolazione detenuta. Il Governo non vuole sentire parlare di amnistia e indulto con le ultime scelte normative del governo. La prima cosa che servirebbe oggi alle carceri è un provvedimento deflattivo che riduca drasticamente la popolazione detenuta. Il Governo non vuole sentire parlare di amnistia e Sotto accusa anche le ultime scelte normative del Governo xhe aumenta le pene con una pricologia panpenalistica che dovrebbe sostituire le patologie sociali con l’effetto di alcune leggi, come lo spaccio di lieve entità inserito dentro al Decreto Caivano. La lotta per le carceri fa osservare anche un giorno di digiuno per protesta. Anche a Salerno, a Pontecagnano numerose adesioni all’iniziativa “Nessuno tocchi Caino”. Il parlamentare Roberto Giachetti con Rita Bernardini e il presidente del Senato Ignazio La Russa hanno parlato di liberazione anticipatamente speciale a beneficio delle carceri martoriate dal sovraffollamento. Rita Bernardini presidente di Nessuno tocchi Caino promuove una legge di clemenza, che si faccia carico in modo trasversale agli schieramenti della responsabilità di far rientrare nella legalità la detenzione e l’esecuzione penale. Una “liberazione anticipata speciale di un Anno Giubilare a beneficio dei detenuti e per l’abolizione degli articoli incostituzionali del decreto sicurezza”. Il decreto è stato giorni convertito in legge con il voto blindato di fiducia posto dal Governo per impedire ai senatori dell’opposizione o della maggioranza di emendare il testo. Espediente usato oramai sistematicamente dai Governi per prevaricare le prerogative dei parlamentari. Non è sociologia d’accatto la denuncia che di carcere si muore, mica soltanto per i suicidi, ma anche per sovraffollamento, di mancata assistenza sanitaria, ma sempre più spesso di cause ancora da accertare. Un atto di clemenza nel ricordo di Papa Francesco e Marco Pannella , con un Anno Giubilare di riduzione della pena, che sia un anno di indulto o di liberazione anticipata speciale che sia un gesto di umanità, di grazia e di perdono.





