In un caldo pomeriggio del 19 giugno 1919 in Corso Umberto I al Numero 67, nella sede dei Giovani Esploratori, un gruppo di soci del Club, diede vita a quella che ora si chiama U.S. Salernitana. Il Presidente era Adalgiso Onesti, ma il principale autore di questa nuova società fu Matteo Schiavone che nella squadra avrebbe ricoperto il ruolo di Portiere e allenatore, posizione che già aveva ricoperto con il FBC Campania società nata nel 1915 grazie all’impegno del presidente Nicola Lorito, sciolta però per l’avvicinarsi degli eventi bellici del 1915-18. Il calcio però a Salerno era iniziato ufficialmente già anni prima attraverso un personaggio che divenne emblematico per Salerno e provincia, “Donato Vestuti”. Infatti nel 1913 Donato Vestuti fu l’artefice della nascita del Foot Ball Club Salerno una società che aveva la sua sede a Baronissi, nata dalla fusione di diverse realtà sportive locali. Una polisportiva che alla base aveva la cultura dello sport in tutte le sue ramificazioni . Vestuti, giornalista e direttore del quotidiano “il Giornale di Provincia”, attraverso la sua testata giornalistica, era spesso l’organizzatore, di tornei a cui prendevano parte le svariate società agonistiche locali. Di origine ebolitana, a lui è dedicata una piazza della cittadina della piana del Sele e soprattutto gli fu intitolato nel 1952 il nome del vecchio stadio di Salerno, costruito nel 1931 nella zona centrale della città in Piazza Renato Casalbore, inaugurato dal regime fascista con la denominazione di “Campo Littorio”. Chiamato alle armi per eventi di guerra del 15-18 perì sul Carso ad opera di una granata nemica a soli 10 giorni dell’armistizio del 25 ottobre del 1918. Fu decorato con la medaglia d’argento al valor militare, il suo gruppo sportivo di cui era stato protagonista principale si sciolse: “non posso dire molto su questo mio antenato- dice Antonio Vestuti professore di matematica in quel di Modena- erano memorabili i racconti che mi faceva zio Giovanni il fratello di mio nonno. Con immenso interesse era ricordato come qualcuno che doveva essere un valido esempio per tutti noi della famiglia. Esso era molto legato alla sua città natale e per le sue qualità intellettuali che già in quei tempi aveva fornito lustro alla comunità ebolitana-chiude Antonio Vestuti”. Nel primo dopoguerra nella città di Salerno ritornarono ad allestirsi nuove compagine sportive, e come detto nel pomeriggio del 19 giugno 1919 iniziò ufficialmente l’attività agonistica della squadra principale di Salerno che dalla sua fondazione, su divisioni regionali, iniziò a partecipare alle competizioni nazionali. La formazione salernitana era allestita da giovani appassionati di calcio e alcuni di loro erano tra l’altro anche fondatori della società. La maglia ufficiale era a strisce verticali bianche e celesti alternate, mentre il primo logo della società fu una corona accompagnata dall’acronimo societario “U.S.S.”. La scelta di questi colori si ebbe per volontà del Presidente Adalgiso Onesti a cui piacque, una maglietta della nazionale argentina donatogli da un salernitano emigrato in argentina. Il club menzionava tra le altre discipline sportive, nuoto, ciclismo, pugilato, ecc.., era una vera e propria polisportiva. Tra i suoi soci fondatori e calciatori c’era anche Giuseppe Sanfilippo nato a Salerno il 6 febbraio del 1898, che nella squadra calcistica ricopriva il ruolo di attaccante. Sanfilippo faceva parte di quel gruppo che nel pomeriggio del 19 Giugno, insieme a Matteo Schiavone, Vincenzo Giordano, lo stesso Adalgiso Onesti, iniziarono l’avventura calcistica della U.S. Salernitana. Iniziò la carriera calcistica, partecipando ai vari campionati di prima e seconda Divisione che erano le massime categorie di quel tempo. Tornei di livello dilettantistico e campionati su base regionale, per cui le gare si svolgevano per lo più tra la provincia di Salerno e Napoli. Spiccano però anche i derby con la Cavese e la Nocerina, in gare amichevoli o tornei provinciali. La prima partita ufficiale, si svolse a Castellamare di Stabia con lo Stabia raggiunta da decine di tifosi provenienti da Salerno, la Salernitana espugnò il campo di Castellamare vincendo 1-0. In formazione Sanfilippo si contraddistinse nel gioco aereo arrivando ha essere definito ”Cap e Fierr’ per la sua attidudine a sviluppare gioco con le palle alte e portando a segno, lungo il suo percorso calcistico, alcune reti proprio di testa, “papà mi raccontava i suoi trascorsi di atleta e come il suo ingresso in campo era atteso con piacere e interesse, a volte esso era la pedina risolutrice della gara, molto voluto bene dall’ambiente societario e dal gruppo di squadra – afferma la figlia Anna Sanfilippo”. La società nel 1920 partecipò al suo primo campionato di promozione, la seconda serie di quei tempi, e sotto la guida di Matteo Schiavone vinse il campionato, approdando l’anno seguente in prima divisione, la massima serie nazionale. Intanto però nel 1922 si formulò la fusione con l’altra squadra di Salerno “lo Sport Club Audax”, società anch’essa abbastanza attrezzata e piena di interessanti atleti , l’assetto societario e il parco giocatori cambiarono notevolmente, Gennaro Finizio, Vincenzo Gallo, Mario Manzo, Mario Adinolfi, Giuseppe Barone, Giuseppe Sanfilippo furono confermati nella rosa della squadra. Per le regole del calcio di allora non erano previste sostituzioni, per cui chi partiva titolare giocava l’itera gara e solo con il forfait del compagno di squadra si era inclusi negli undici titolari, pertanto molti giocatori non entravano nel tabellino dei presenti. Nei vari campionati di prima e seconda divisione, Sanfilippo collezionò 21 presenze, restando decisivo in alcune gare fondamentali come, quella che diede il passaggio di categoria nel 1922/23 con i colori nella neonata Società Sportiva Salernitanaudax autore di un goal risultato determinate per la vittoria del torneo. “Papà era molto orgoglioso di vestire i panni della sua città, sia nel calcio che nella vita. Diede molto alla salernitana ed era apprezzato come atleta. Con alcuni membri della squadra, di cui lui è stato uno degli artefice della nascita, ha continuato ad avere un legame fraterno, anche se per lavoro dovette prima raggiungere Potenza e poi trasferirsi ad Eboli, spesso in casa nelle nostre conversazioni familiari, da molti dei nostri parenti, veniva ricordato per le sue gesta sportive-diceva il figlio Vincenzo”. Sanfilippo chiuse la carriera in prima divisione nell’anno 1927/28. A causa di un brutto male morì a Eboli a soli 59 anni lasciando una moglie e cinque figli.
Giuseppe Sanfilippo