Anna Pirozzi e Jacopo Sipari di Pescasseroli firmeranno questa sera l’evento clou della settimana dedicata all’Italia. Il soprano sarà nella doppia veste di docente e solista all’Opera di Tirana
Di Olga Chieffi
Per la settimana della cultura italiana in Tirana, stasera sarà il momento della musica e del belcanto, segno distintivo e vanto della nostra nazione. Nella complessa narrazione dell’Italia, della sua esistenza a più linguaggi che è l’arte, la musica occupa un posto privilegiato, si situa ben oltre parole e immagini, e rappresentanti di questo suo inafferrabile symbolon saranno il soprano Anna Pirozzi, a Tirana in doppia veste di docente e solista e il direttore ospite che sarà alla testa dell’Orchestra dell’Opera, Jacopo Sipari di Pescasseroli. Ieri nell’incontro di presentazione di questa imperdibile serata il Sovrintendente del teatro dell’Opera della capitale, la violinista Abigeila Voshtina ha illustrato le ragioni della sua felice scelta: “Per me avere Anna nel teatro che dirigo è come realizzare un sogno non da sovrintendente, ma da semplice violinista che segue determinati cantanti, latori di un repertorio importante.Tu vedi Anna e vedi Abigaille e penso che nel suo corpo conviva la guerriera, madre di due figli e la musicista all’apice di una carriera internazionale. Non nascondo che ora da Sovrintendente vorrei averla nel mio cartellone come una punta di diamante, quale simbolo per tutti che la vita non è solo il palcoscenico ma anche altro, come la famiglia, e che i registi non hanno sempre ragione nel “vedere” i cantanti parte di una scena esclusivamente d’immagine. E’ la voce, la musica, che deve regnare sovrana, ovvero che ogni protagonista dell’opera ha da porsi al servizio della bellezza della pagina in sé”. “Avere il privilegio – ha continuato un emozionato Maestro Jacopo Sipari – di lavorare con una autentica stella come Anna mi riempie di infinita gioia. Sarà un viaggio celebrativo dei ruoli più importanti che hanno caratterizzato la sua luminosa carriera, da Nabucco a Tosca, da Macbeth ad Andrea Chenier. Mi piace poi ancora di più poter fare ciò nel teatro che tanto amo con la mia orchestra. Abbiamo tanto bisogno di gioia in questo periodo storico e questo concerto sarà proprio questo: un condensato di emozioni e di grande felicità”. “Sono onorata e molto felice – ha concluso il soprano Anna Pirozzi – di cantare in un’occasione così prestigiosa, quale è la settimana dedicata alla cultura italiana, rincontrare il Maestro Sipari e far musica con lui”. La prima parte del programma schizzerà un portrait di Verdi che principierà con la sinfonia del Nabucco costruita come una sorta di pot-pourri dei temi principali dell’opera, anche se l’idea centrale è quella della ferma opposizione degli Ebrei alla tirannia del despota Nabucodonosor, il tema di “Maledetto”, la celeberrima melodia di “Va’ pensiero”, il duetto tra Nabucco e Abigaille, che è sviluppato con un crescendo alla Rossini. Aria di sortita di Anna Pirozzi sarà “Ben io t’invenni…Anch’io dischiuso un giorno”, che apre la seconda parte dell’opera l’Empio. Abigaille è qui portatrice dell’istanza belcantistica, ma nello stesso tempo colei che quell’istanza ribalterà in forza dell’inaudito spessore del declamato, fino a premonire un altro dei grandi esiti del teatro verdiano, ovvero la maturazione psicologica che troveremo in Lady Macbeth, rinnovando in altra direzione il carisma del vecchio soprano di coloratura. Anna Pirozzi, dopo i ballabili del Macbeth, del III atto, tre distinte danze culminanti con l’evocazione ed apparizione di Ecate, dea della notte, da parte delle streghe, e che si concludono con un valzer, darà voceproprio alla Lady, schiava della sua solitudine, prigioniera del potere e dei suoi delitti. L’aria è quella “parigina” del II atto “La luce langue”, viscida, strisciante, con il brivido delle parole “Ai trapassati regnar non cale”, una delle più profonde e consapevoli letture della tragedia shakespeariana che si conosca. I tre mi di ottoni e fagotti ripetuti, con convinzione e dovuto mistero, due volte, che aprono la sinfonia de’ “La forza del destino” di Giuseppe Verdi, col suo tema mugghiante quale è il respiro di quel fato incombente che riflette la realtà circostante e annuncia la catarsi, creeranno l’atmosfera per “Pace, pace, mio Dio”. La Pirozzi farà qui scendere il canto solo, senza lacrime. Leonora racconta al suo Dio e sembra che una mano scenda, con breve inciso tematico, a spingere la curva melodica principale. La linea belliniana dei motivi, quando spicca l’arioso, confida già in un’accoglienza oltre la morte. Seconda parte dedicata all’ oltre Giuseppe Verdi e al Novecento che ci ha donato ritratti indelebili di donna. Jacopo Sipari libererà dalla sua orchestra l’Intermezzo della Manon Lescaut di Giacomo Puccini, quasi un preludio alle celebrazioni del centenario che lo saluteranno sicuro protagonista su podi internazionali, pagina ispirata dalle parole del romanzo di Prévost, con le sue eccitazioni e i suoi sconforti. Ed ecco Anna Pirozzi calarsi nel personaggio di Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea cantare “Io son l’umile ancella”, aria che per la sua raccolta liricità e le sue sfumature elegiache lo avvicinano in qualche modo alla scuola francese. Si continuerà con, l’Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, che ben si espande rinforzando ondeggiando, come il vento e gli stessi sentimenti umani, fluttuando per i loro ciechi labirinti. Anna Pirozzi, sarà quindi, la disperata Maddalena di Coigny la quale, pur di salvare Andrea Chènier, è disposta a cedere a Gérard, raccontandogli, però, prima la sua tragica storia di orfana e raminga, dopo la distruzione della casa patrizia in “La mamma morta”. Finale interamente pucciniano con l’ intermezzo da “Suor Angelica”, una pagina di iper-ricercata, estetizzante e preziosa raffinatezza per introdurre Tosca, la diva per eccellenza, il deus ex machina di ogni azione che lascia il partner sempre nell’ombra, nel secondo atto: Cavaradossi è seviziato ma è lei che soffre e recita la sua sofferenza, intonando quel “Vissi d’arte” in sé molto efficace, musicalmente, fuori,per un momento da quel conflitto fra la voluttà e la carne martoriata.