Campagna, Morì folgorato, assolti genitori, zio ed elettricista - Le Cronache
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Campagna, Morì folgorato, assolti genitori, zio ed elettricista

Campagna, Morì folgorato, assolti genitori, zio ed elettricista

di Pina Ferro

Per il decesso di un 15ennne erano finiti a processo i genitori, lo zio ed un elettricista. Dopo circa 8 anni i giudici del tribunale di Salerno mettono la parola fine all’iter processuale assolvendo tutti gli imputati. Il ragazzino nel 2014 era morto folgorato nel giardino della propria abitazione. La tragedia si consumò a Campagna. La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico Fabio Giuseppe Squillaci della terza Sezione penale del Tribunale di Salerno. Nonostanze fossero intervenuti i termini della prescrizione il padre e la madre della vittima vi hanno rinunciato affinché fosse stabilita, dalla legge, la loro estraneità a quanto accaduto. La tragedia, si consumò la sera del 19 agosto del 2014, a Campagna: Michele Iannece stava innaffiando le aiuole con un tubo di plastica, quando fu improvvisamente investito da una violenta scarica elettrica, morendo purtroppo sul colpo. Secondo i rilievi investigativi, a causare la scossa letale fu un cavo elettrico scoperto, collegato al cancello automatico d’ingresso, posizionato tramite un artigianale bypass nel pozzetto di raccolta delle acque piovane. Per tale motivo il papà, la mamma e lo zio del ragazzino, insieme al tecnico manutentore furono accusati di omicidio colposo in concorso per imprudenza, negligenza ed imperizia. L’impianto di alimentazione del cancello, infatti, risultò non conforme alle vigenti normative ed estremamente carente dal punto di vista della sicurezza. Su richiesta dell’allora Sostituto Procuratore Roberto Penna della Procura della Repubblica di Salerno, furono così rinviati a giudizio, nel 2015, tutti e quattro gli indagati. Le tesi della pubblica accusa, però, sono state smontate dal collegio difensivo degli imputati (composto dagli avvocati Damiano Cardiello, Costantino Cardiello, Silvana Pacifico e Mario Passannante), che al termine dell’udienza conclusiva, hanno ottenuto l’assoluzione piena “perché il fatto non sussiste”. Una sentenza nel merito emessa, come detto, nonostante la prescrizione del reato: fattore che, presumibilmente, indurrà la Procura a non presentare ricorso in Appello.