di Michelangelo Russo
Autocitarsi non è affatto elegante. Anzi, è di pessimo gusto. Ma stavolta confido nel perdono dei lettori, a cui credo di poter donare più di una risata per quello che leggeranno Dunque, è il 1983. Pubblicato dall’editore Tullio Pironti di Napoli, esce un piccolo testo dal titolo Camorropoli. E’ la prima volta che compare un titolo come questo. Leggendolo, subito si capisce che è un’allusione satirica al Comune di Salerno. Quando lo scrissi, non avrei mai pensato che la condizione di sfascio della politica consociativa locale di quel tempo si replicasse, molti anni dopo, nell’immagine di marasma della situazione attuale a Palazzo di Città. Ma vediamo perché quel libretto modesto di dialoghi surreali e vignette feroci fu preso male dall’establishment del Palazzo di Giustizia e del Palazzo di Città. Rompeva, provenendo da un Pubblico Ministero, la scontata e tradizionale tregua storica tra potere politico e potere giudiziario. Ma soprattutto con l’arma inaspettata e a suo modo golpista dell’irrisione violenta metteva in imbarazzo l’immobilismo tradizionale del Palazzo di Giustizia sulle discutibili vicende amministrative, che pure da tempo e timidamente qualche quotidiano non del tutto allineato si ostinava inutilmente a segnalare. Dall’interno della casta dei magistrati gli strali partivano adesso anche verso ipotizzabili coperture giudiziarie frutto più della cultura classista dei vecchi ranghi alti della magistratura che di specifiche complicità insabbiatorie. Ma leggiamo qualche brano delle prime scene. Inquadrando il Municipio, un telecronista recita: “Siamo venuti qui, nella sede municipale, per cogliere a caldo le impressioni sugli ultimi avvenimenti di cronaca giudiziaria che hanno sconvolto la vita cittadina. E’ un avvenimento che turba la fervida attività di questo palazzo dall’architettura famosa. Se Venezia si fregia della Cà d’Oro e della Cà Rezzonico, se Milano vanta la solennità della Cà Granda, questa Città è orgogliosa del suo Municipio, ormai da tutti soprannominato la Cà Morra! Ben presto il testo attacca con un pazzesco discorso di elogio commemorativo, fatto dal rappresentante del Consiglio Comunale in favore di un assessore appena arrestato.
Guardate come il dialogo gioca sull’equivoco tra la parola assessore e il termine assenzore, cioè creatore di assenza. “….fu assenzore alla Sanità, e l’assenza completa di strutture ospedaliere va a merito e onore del suo assenzorato!…..Fu poi assenzore al traffico, e a lui si deve l’istituzione dell’unico giorno lavorativo dei Vigili Urbani, quello della Befana del Pizzardone! (un tempo si usavano i regali della Befana ai vigili, che il 6 gennaio, caso unico, erano tutti presenti sulla strada. N.D.R.) …. Fu poi anche contemporaneamente assenzore allo Sport e ai Lavori Pubblici, e per quelle doti di inventiva che lo contraddistinguono, gli riuscì addirittura di coordinare tra loro due discipline così differenti, introducendo nelle gare di appalto, sistematicamente, il Salto dell’Asta Pubblica”.
La profezia di Camorropoli sull’ascesa in carriera dell’assenzore appena arrestato termina al momento in cui quest’ultimo ha raggiunto la carica di Assenzore al Commercio. “Il suo ufficio era sempre affollato da aspiranti all’esercizio di una bancarella di lupini, croccanti, caramelle veneziane, frutta e verdura, maglieria intima o gelati, tutta gente che dopo qualche discussione sul prezzo (ma sul calmiere delle merci, s’intende!…) riceveva finalmente la sospirata licenza direttamente nella sua camera, che veniva perciò chiamata da tutti, ormai, la “Camera di Commercio”!…..
Il vetriolo di quel lontano 1983 è così potente che il veleno della sua satira è mortale come se fosse di oggi. Sentite alcuni brani di questa ballata che viene dopo: “Consiglieri Comunali, dalle facce tutte uguali, per aver veste giuridica la seduta era spiritica! …Capogruppo di partito, a giudizio deferito, per un’asta comunale, che formalmente era legale, della legge c’era tutela, ma truccata fu la candela!…(la candela vergine accesa tre volte nelle aste. N.d.R.). Basta così! Quel libretto è introvabile, per fortuna, e nessuno potrà più querelarmi.
Erano altri tempi, invece, nel 1983. Dall’opera fu tratto uno spettacolo standing ovation al Congresso Nazionale di Magistratura Democratica a Sorrento nel febbraio del 1984. E il Teatro d’Avanguardia storico di Roma, il Teatro dell’Orologio, ne trasse un mese di rappresentazioni da tutto esaurito. Ma la polvere dei decenni non ha intaccato l’attualità di quello sberleffo irridente alla protervia dei Poteri Arroganti. La Salerno 2021 rende attuale l’eco di risate partite quaranta anni fa.
Finisco col ricordare che, sempre per singolare coincidenza, Camorropoli, prima di essere editata, fu rappresentata “in progress” in provini recitati in serate divertenti tra colleghi e avvocati amici, per sperimentarne la “vis comica”. La casa che ci ospitava in quelle eccitate serate dei sabato sera del 1983 era quella, dell’allora giovane, attuale assenzore, pardon……assessore, alla Trasparenza: il Presidente Claudio Tringali!
A presto!
Dr. Michelagelo Russo