di Clemente Ultimo
In meno di dieci giorni sono oltre 250 i rifugiati di ogni età arrivati dall’Ucraina nella sola città di Salerno, un rivolo ininterrotto di umanità in fuga dalla guerra la cui consistenza, con tutta probabilità, nei prossimi giorni andrà aumentando. Ponendo nuovi problemi ad una macchina dell’accoglienza che già oggi lavora non senza affanni, benché con il concorso di tutte le realtà istituzionali, ecclesiastiche e del terzo settore del nostro territorio. “Quella che ci troviamo ad affrontare in questi giorni – spiega don Antonio Romano, Vicario alla Carità della Diocesi di Salerno – è un’emergenza particolarmente complicata da gestire, non sistemica: a differenza di quanto avvenuto in passato, ora non abbiamo certezza su quante persone arriveranno e questo rende difficile organizzare interventi di assistenza. Il fenomeno con cui ci stiamo confrontando è quello di arrivi alla spicciolata, con ogni mezzo, dal bus all’auto privata. Ecco, l’impressione è chi arriva ora gode tutto sommato di una certa possibilità economica ed ha una meta precisa, principalmente parenti ed amici che già vivono a Salerno o in provincia. Ma nei prossimi giorni quasi certamente saremo chiamati a fare i conti con l’arrivo dei più poveri, di coloro che hanno bisogno praticamente di tutto, privi di punti di riferimento. Già ora, inoltre, c’è incertezza sui tempi: riceviamo tanti messaggi di allerta, ma spesso con tempi vaghi o addirittura senza nessuna indicazione della data prevista per l’arrivo. Si comprenderà come questo non aiuta il lavoro di chi è preposto alla prima accoglienza”. L’impressione è che proprio la sistemazione fisica dei rifugiati sia la difficoltà più grande con cui fare i conti. “Sì. In tutta onestà va detto che non eravamo pronti, la macchina si è messa in moto lentamente. In questo momento, però, non è questo l’aspetto su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione. Fortunatamente molti ucraini che vivono a Salerno e nei comuni della provincia sono riusciti ad ospitare autonomamente parenti ed amici, ma questo non basta. Come Caritas siamo riusciti ad attivare diciotto posti presso il convento di Fisciano, ma sono tutti già occupati. E poi c’è il Covid a rendere tutto più difficile: tra i nuovi arrivati abbiamo riscontrato un paio di casi di positivi, con tutte le difficoltà di gestione che questo comporta”. In questo momento lo sforzo è teso soprattutto ad individuare strutture presso cui ospitare i rifugiati, presupposto per poter poi dare concretezza a percorsi di inserimento scolastico per i più piccoli e lavorativo per gli adulti. “Nel giro di un paio di settimane contiamo di avere disponibili altri trenta posti letto presso strutture ecclesiastiche, mentre qualche altro spazio sarà possibile recuperarlo utilizzando un paio di canoniche. Anzi, già dalla prossima domenica nella canonica di Pellezzano riusciremo ad accogliere tre mamme con sei bimbi”. Tutto senza ovviamente dimenticare coloro che già sono quotidianamente ospiti presso le strutture Caritas del capoluogo. “Questo è un aspetto che in questi giorni convulsi qualcuno ha dimenticato. Tutto lo sforzo che stiamo mettendo in campo per sostenere i rifugiati ucraini si aggiunge a quello che facciamo per le circa cinquanta persone prive di dimore che trovano accoglienza presso le tre strutture attive a Salerno. Strutture che sono già al massimo della loro capienza e non possono essere utilizzate per questa nuova emergenza”. Che risposta hanno dato le associazioni e le stesse famiglie salernitane ad un’emergenza umanitaria di così vaste proporzioni? “Si è sviluppata una bella sinergia, dalle istituzioni alle associazioni del terzo settore nessuno si è tirato indietro. Noi come Caritas abbiamo creato una rete tra le diocesi di Salerno, Cava-Amalfi e Teggiano-Policastro. In questo momento stiamo raccogliendo anche la disponibilità delle famiglie ad accogliere i rifugiati, ma su questo occorre grande prudenza, non è facile né possibile affidare queste persone a terzi. Proprio per questo stiamo lavorando per affidare i rifugiati ucraini alla comunità, ovvero vogliamo dare alle famiglie che li accoglieranno un legame forte e diretto con le parrocchie, così che possano sostenerle nel percorso di accoglienza”. In che modo si può contribuire allo sforzo che si sta realizzando in questi giorni? “In queste ultime ore abbiamo bloccato la raccolta di cibo e medicinali: la risposta dei salernitani è stata forte ed immediata, ora dobbiamo lavorare per realizzare il trasporto verso l’Ucraina. Non proprio una passeggiata, considerati i rischi che comporta. Adesso è possibile contribuire alla raccolta fondi, con versamenti sull’iban della Fondazione Caritas di Salerno, per sostenere lo sforzo logistico della consegna di quanto raccolto e dell’accoglienza dei rifugiati. Voglio poi ricordare che la Caritas ha attivato dei percorsi guidati per aiutare chi ha accolto rifugiati ucraini nel disbrigo delle necessarie pratiche burocratiche, non solo possiamo fornire la modulistica necessaria, ma grazie ai due avvocati che collaborano con noi, anche tutte le informazioni necessarie”.