Amici miei, ben ritrovati in questa settimana fatta di struffoli e bilanci, di buoni propositi e di lenticchie con cotechino, ancora immersi pienamente nella settimana natalizia, ma assolutamente consapevoli che tutto ciò, purtroppo, sta per finire. Volevo chiudere quest’anno insieme a voi ancora una volta con il tema del presepe, proponendovi questa volta una passeggiata un po’ più lunga, anche per smaltire tutto quello che abbiamo e che stasera, ad oltranza, continueremo a mangiare.
Quante volte abbiam sentito dire la frase “la costiera è un presepe a cielo aperto”? scommetto tante. Eh sì, sarà perché è arroccata dal mare ai limoneti, sarà per i suoi colori, per le sue botteghe, per gli artigiani stessi, per i vicoli che salgono passando per le antiche fontane. Noi del sud, infondo, anche se Betlemme molti di noi non l’anno mai vista, la immaginiamo esattamente così. Siamo abituati però a riversarci in costiera, come orde, solo e soltanto in estate tra i selfie a Positano e le serate a Praiano, perdendoci così, tutta quella magia che d’inverno questo patrimonio dell’unesco ci può e ci sa regalare.
I bagnanti più attenti, che oltre abbrustolire al sole sanno guardare un po’ più in là, avranno notato che in costiera esistono dei presepi permanenti, per il sogno di chi dopo le feste non trova il coraggio di smontarlo a casa, ce ne sono tanti e tutti interessanti che fanno rivivere l’atmosfera del Natale tutto l’anno, ma che, per ovvie ragioni, sono esaltati durante le feste, noi ne visiteremo tre, Curiosi? Venite con me!
Partiamo da Vietri sul Mare, giù, nella frazione di Marina di Vietri, troverete un presepe monumentale, una riproduzione che si ispira alla topologia del paese, la grotta della sacra famiglia, visitata da cantori che al posto delle zampogne suonano tamburelli, si specchia in un rigolo d’acqua in cui i turisti sperano di trovare fortuna lanciando qualche monetina, una prima tappa da assaporare con gli occhi insieme ai colori del paese della ceramica.
Bisogna adesso spostarci un po’, in luogo incantato già per sua natura: la Grotta dello Smeraldo a Conca dei Marini, visitabile anche d’inverno, famosa per il riflesso delle sue acque di un verde acqua cristallino, dove le gocce di mare ad ogni pagaiata del barcaiolo si librano nell’ambiente come smeraldi purissimi. Qui in questo surreale ambiente è posizionati uno dei presepi più suggestivi al mondo, situato sul fondo della grotta, a quattro metri di profondità. Si tratta del primo presepe sottomarino, installato nel 1964, con statuine in ceramica vietrese realizzate dal famoso ceramista Matteo Di Lieto, poi sostituite da statue che rappresentano i sacri personaggi in materiali più resistenti alla corrosione, l’idea fu di alcuni abitanti della Costiera che vollero ricordare i loro cari scomparsi in mare. Ogni anno in occasione della festa del Natale si svolge una processione marina tra le più particolari al mondo, durante la quale la statuina del Bambino Gesù viene adagiata al suo posto, in fondo al mare, da un gruppo di sub: un rituale davvero unico nel suo genere.
Giungiamo in fine ad Amalfi, cuore “capitale” di questo impero di bellezza e cultura, il presepe di cui voglio parlarvi è quello più caratteristico, si trova in via Pietro Capuano ed è stato allestito all’interno dell’antica fontana “Capa e Ciuccio”, un tempo la fontana fungeva da abbeveratoio per gli asini che dalla Valle dei Mulini scendevano verso il centro passando proprio davanti alla fontana. Il presepe è diventato parte integrante dell’antico abbeveratoio nel 1974, ad attirare i visitatori è proprio la collocazione così peculiare del presepe, adagiato all’interno della vasca dove nuotano anche dei pesciolini rossi. I personaggi principali si trovano sotto un archetto, immersi nell’acqua, i personaggi secondari, invece, si trovano lungo la pietra di tufo, oggi ricoperta da un fiorente muschio che rende l’insieme ancora più suggestivo. Il presepe si erge in verticale, lungo la parete rocciosa della fontana stessa ed è simbolo vivente di una viva tradizione, a cui sono affezionati anche i più scettici nello stile di Tommasino, il “ninnillo” di Casa Cupiello, opera celeberrima di Eduardo de Filippo, che per tutto il dramma porta avanti la sua idea di indifferenza, quasi disprezzo verso il simbolo tanto amato da papà Lucariello. Davanti ad istallazioni del genere, viventi e permanenti, anche il Tommasino che è in noi, esattamente come quello alla conclusione dell’atto finale, si abbandona e si commuove, non ci rimane che rispondere alla domanda “ti piace ò presepe?” con “si, papà, m’piace ò presepe”.
Auguri, cari a tutti, buona fine e buon inizio ci vediamo “l’anno prossimo”.
Regina Mariarosaria Citro