“L’indice di povertà è in drammatico aumento. Se ve ne fosse bisogno basterebbe ricordare la situazione delle carceri italiane sempre più discariche sociale. E’ il prezzo pagato alla dignità umana ed alla giustizia”. Non è di tutti i giorni aspettarsi valutazioni su storia quotidiana in tempo di dolorosa crisi, da un procuratore della Repubblica per orecchi tradizionalmente abituati all’ ascolto, un po’ ripetitivo, della mappa dei gruppi criminali in una delle più importanti province meridionali. Giuseppe Borrelli, capo dei pm salernitani, coglie l’occasione della presentazione del libro “La Vendetta del boss- L omicidio di Giuseppe Salvia” di Antonio Mattone (prefazione di Andrea Riccardi-Edizioni Guida) per decenni presente quale volontario nel carcere di Poggioreale, per sollevare in una piena campagna elettorale ,afona di qualsiasi idea di difesa dei principi costituzionali, in primo luogo del diritto del cittadino a poter beneficiare di una condanna giusta comminata con umanità. Di questi tempi un discorso all’ opposizione di un clima culturale tendenzialmente contro la umanità della giustizia per privilegiare l‘aumento delle sanzioni e delle pene come corrispettivo di presunta pace sociale. Il ricordo di Borrelli va indietro negli anni, quando era sostituto procuratore antimafia alla procura di Napoli.” Ricordo quando interrogai per l’ ultima volta Raffaele Cutolo nel carcere di massima sicurezza di Parma. Era il 2016 e trovai un uomo detenuto visibilmente sofferente. Ma questo non limitò i miei poteri nello svolgimento facendo ricorso ad una giusta dose di umanità, dovendolo spingere a ricordare la sua vita e le gesta di capo di un clan camorristico nel contesto delle dichiarazioni offerte in regime di collaborazione dal boss Pasquale Esposito preso dopo due decenni di latitanza in Brasile. Compii il mio dovere con umanità”. Fa un certo effetto sentir parlare il capo della pubblica accusa di “umanità” nello svolgimento delle funzioni giurisdizionali ,funzione molto delicata che investe l’ uomo che ha sbagliato, con l’onere delle prove da ricercare prima della chiusura della cella. Condividendo con Adriano Sofri che “il carcere non è ancora la morte, bensì non sia più la vita”. Non è un perdonismo misericordioso a buon mercato contenuto nelle parole di Borrelli, ma è la prima volta che il tema della giustizia e delle carceri viene sollevato con tanta autorevolezza in un ambiente che conta. fra l altro, il carcere di Fuorni viene etichettato come “Grand Hotel” dove spesso circolano droga e armi per mancanza di controlli e personale penitenziario. In una sala affollata ci sono anche due testimoni autorevoli degli anni difficili del carcere di Poggioreale, quando Cutolo schiaffeggiò pubblicamente Giuseppe Salvia per far capire la sua predominanza nella gestione carceraria :l’ agente penitenziario Adamo Ferrara e l’educatore Giovanni Mandolfino. Aiutati dal ricordo di Borrelli, contestualizzano l’ omicidio in quella stagione quando camorra e terrorismo fecero un accordo per la liberazione dell’ allora assessore regionale dc Ciro Cirillo. “Da quel momento – ricorda Borrelli – lo Stato cominciò a trattare per consentire alla camorra l’ ingresso mirato di servizi segreti deviati. Una vita era già stata sacrificata , anche il vice questore Antonio Ammaturo e il suo autista furono uccisi da terroristi a Piazza Nicola Amore a Napoli. Un disegno folle e criminale che indusse Cutolo a decidere di far uccidere Giuseppe Salvia nell’ aprile del 1981, omicidio che poi confesserà allo stesso Antonio Mattone . Lo confessò nel carcere di Parma dopo aver negato per decenni la sua responsabilità . Fu in tutte le occasioni processuali nelle quali era costretto a presenziare da “storico” imputato. Lo ascoltano, compiaciuti e sorpresi, il presidente Rotary di Battipaglia, Giovanni Caporaso, il segretario Cesare Carbone, il parroco di Napoli don Lugi Merola che guida la fondazione “A’ voce rì criature,” Antonio Brando governatore eletto 2023-2024, il moderatore dell’ iniziativa Rotary Alberto Cicatelli e Cecilia Francese sindaco di Battipaglia.Arrivando a Battipaglia il procuratore Borrelli avrà certamente ripensato alla frase di un ex ministro della giustizia, Mino Martinazzoli che un giorno disse: ”Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che misuro il vostro grado di civiltà”.Fu infatti il ministro che consentì una celerissima costruzione dell’aula bunker di Palermo per lo svolgimento del maxi processo alla mafia di Falcone e Borsellino nel 1986.Il Procuratore Borrelli sarà rientrato a Salerno con piu’ elementi di una”ragionevole e prudente determinazione” per fronteggiare il lavoro di una Procura “calda” come quella di salerno che già fa contare numerose e qualificate inchieste su aspetti presunti criminali anche nella gestione della pubblica amministrazione.