Binari sul lungomare: Dopo Carnevale ogni scherzo non vale - Le Cronache
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Binari sul lungomare: Dopo Carnevale ogni scherzo non vale

Binari sul lungomare: Dopo Carnevale ogni scherzo non vale

di Alfonso Malangone*
In tempo di Carnevale, si sa, gli scherzi si possono fare. E, si debbono accettare. Così, in verità, è sembrata proprio una burla la notizia diffusa qualche giorno prima della festa concernente la cessione al Comune, per la cifra astronomica di 730milioni di euro, dei binari sul lungomare che portavano i treni al Porto e che sembra abbiano ostacolato l’avvio dei lavori per il garage di Piazza Cavour. In verità, su questo, il Sottosegretario del Ministero dei Trasporti è stato chiaro, alcuni giorni fa: “Attualmente Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) risulta proprietaria delle aree oggetto di lavori da parte del Comune di Salerno per la realizzazione dei box interrati in Piazza Cavour” (fonte: Camera). Per fortuna, se scherzo era, è durato poco. Si è saputo, infatti, che si debbono togliere tre zeri e, poi, anche sottrarre circa € 200.000 versati in eccesso a Rfi dal Comune per l’esercizio del diritto di superficie concesso nel 2007, e confermato nel 2009 per 30 anni e su un’area di 13.016mq, a fronte di una garanzia fidejussoria di € 400.000 (fonte: delibera Giunta n. 754 del 12/06/2009). Alla fine, visto il periodo, lo scherzo ci potrebbe stare. In ogni caso, con la cessione di quelle aree, oltre a chiudere una trattativa durata 16 anni, si consentirebbe davvero di avviare il cantiere dopo la firma dell’atto prevista per la fine di giugno. Su questa faccenda, sempre in periodo di Carnevale, un Consigliere di Opposizione ha chiesto al Comune di tutelare l’immagine della Città facendo “pressing” sulla ditta del “cantiere-lumaca” per chiudere in fretta i lavori. Una domanda è spontanea: “come si può fare pressione sulla ditta, se non ha potuto disporre dell’area”? Giova anche ricordare che, a fronte della concessione trentennale da parte di Rfi, l’idea progettuale offerta dal Comune agli investitori prevedeva una concessione novantanovennale (fonte: Skycity). Una incongruenza che conferma come, a volta, gli scherzi sono come gli esami: non finiscono mai. Ricostruire la storia travagliatissima del garage sarebbe noioso, e pure inutile. Anche perché proprio ieri è iniziato un nuovo atto con la decisione del Comune di annullare la concessione per inadempimento. Nulla si può ancora dire, in assenza della delibera ufficiale. Sembra di poter prevedere, però, che un nuovo contenzioso andrà ad aggiungersi ai tanti precedenti, arrivati per due volte al Consiglio di Stato. Sorge il dubbio, in verità, che l’Ente abbia voluto anticipare una possibile contestazione da parte dell’impresa per la mancata disponibilità dell’area. Non sarebbe una novità. E’ già successo per il garage interrato di Corso Garibaldi, di fronte a San Pietro, dove la presenza di denunciati errori in delibera, e la ‘imposizione’ di avviare i lavori solo dopo il completamento del garage di Piazza Cavour, spinsero la ditta interessata ad avanzare una richiesta di risarcimento per € 3.652.818. E, quindi: “forse adesso si farà il bis”? Comunque sia, quello che stupisce davvero, in questa storia, è la lunghezza di una trattativa con Rfi durata, come detto, ben 16 anni. Se vogliamo capirci qualcosa, dobbiamo risalire alla realizzazione della Metropolitana, costata 56,3milioni di euro, di cui 38,7 finanziati dal Cipe, 2,5 acquisiti dal Comune con mutuo Ccddpp e 13,9 applicati dalla Regione su Fondi Europei (fonte: Comune). La linea dei binari, e parte delle strutture, furono poggiate sul rilevato della rete nazionale in virtù di una concessione, non ‘a gratis’, della durata di 50 anni, salvo errore. I lavori ebbero un avanzamento travagliato al punto da costringere le parti interessate a sottoscrivere più volte specifici e reciproci impegni. Con l’ultimo accordo di programma del 06/08/2013, “al fine di consentire la rapida conclusione delle procedure connesse alla messa in esercizio della tratta”, il Comune propose la cessione dell’intera linea a Rfi obbligandosi a garantirne la rispondenza rispetto alle caratteristiche tecniche del trasporto ferroviario. La data di stipula dell’atto di vendita venne fissata entro il 30/09/2013 e, comunque, “previo inserimento della tratta nel perimetro dell’infrastruttura nazionale” da ottenere a cure e spese del Comune. Rfi, da parte sua, si fece carico della gestione della linea a titolo oneroso, cioè dietro pagamento, mentre la Regione si impegnò a iscrivere la Metro nella rete del trasporto regionale al fine di assicurare la copertura dei costi di Rfi. Inoltre, si stabilì che il Comune avrebbe dovuto sostenere le spese di manutenzione ordinaria, fino al 2018, con trasferimento dell’onere a Rfi a partire dal 2019. Di altro, è inutile riferire. Ovviamente, si fa salvo ogni errore nella sintetica ricostruzione di fatti ed eventi davvero complessi e variamente intrecciati tra loro.
Purtroppo, nonostante la solennità degli impegni, sembra che non tutti siano stati rispettati perché, a distanza di 7 anni, con la delibera di Giunta n. 268 del 10/12/2020, il Comune decise di riprendere i colloqui con Rfi sia per la vendita della proprietà delle stazioni della Metro, sia – di contro – per chiudere l’acquisto della linea sul lungomare, con i conguagli in danaro imposti dalle posizioni reciproche di debito e credito. Poi, le cose sono cambiate ancora, visto che si è scelto di definire, prima e subito, solo la questione dei binari. E, questo, sorprende davvero. Perché, mentre – da una parte – si deve pagare, dall’altra vengono allungati i tempi per il realizzo di somme, presumibilmente consistenti, a beneficio delle casse Comunali. Su questo punto, è intervenuta, e fa molto pensare, la notizia della chiusura della Metro per tre mesi al fine di eseguire lavori presso la Stazione di Pastena (fonte: web). Dovrebbe trattarsi di un intervento consistente, se ci vorranno tre mesi per farlo! E, allora, può essere che la mancata ‘quadratura del cerchio’ possa essere attribuita a una insufficiente qualità tecnica della Metro rispetto alle linee di trasporto e che, quindi, sia necessario adeguarla per consentirne “l’inserimento nel perimetro dell’infrastruttura nazionale” in vista del prolungamento fino all’aeroporto. In verità, salvo errore, la linea non sembra pienamente integrata nella rete, ai fini operativi, pur a tanti anni di distanza dalla sua messa in esercizio (fonte: EAV). E, quindi, se così fosse: “siamo certi che gli altri impegni sono stati rispettati”? E’ una domanda, non un’accusa. Così, sarebbero gradite rettifiche e/o precisazioni, magari in risposta a elementari quesiti: 1 – “la Metro è ancora di proprietà del Comune”? 2 – “chi ha pagato, e paga, Rfi per la gestione”? 3 – “chi ha pagato, e paga, la manutenzione”? 4 – “la Metro fa parte, a pieno titolo operativo, della rete regionale”? 5 – “chi pagherà i lavori alla Stazione di Pastena”? Non dovrebbe essere difficile rispondere. E, infine: “quali sono le posizioni di debito/credito del Comune rispetto a Rfi e Regione”? Questa è più difficile, forse, ma certo la più interessante perché ne consente un’altra: “è possibile ci siano costi a carico del Comune non quantificati o ufficializzati”?
Tutto questo è avvenuto mentre infuriava la festa del Carnevale. Si fa per dire, visto che la Città è apparsa nel più desolante abbandono. Adesso, però, ne siamo fuori e non sarebbe giusto riservare ai cittadini altre burle mentre riprendono i problemi della quotidiana esistenza e sono già costretti a ripagare, fino al 2044, un disavanzo mostruoso di 172milioni di euro tremendamente vero e serio. Dopo Carnevale, gli scherzi non sono più graditi.
*Ali per la Città –
P.S.: i dati sono stati
acquisiti da pagine
pubbliche. Si fa salvo ogni errore