di Oreste Vassalluzzo
BATTIPAGLIA. Sono 28 i milioni di euro in appartamenti, terreni, partecipazioni societarie, automobili e tre conti correnti che nella sua lunga carriera criminale ha accumulato l’imprenditore battipagliese Antonio Campione. Per conto della camorra, del clan Maiale di Eboli, ha reinvestito i soldi provenienti da estorsioni e dall’usura. Il pronunciamento della Corte di Cassazione era giunto nello scorso aprile dopo che Antonio Campione si era opposto, attraverso l’avvocato Mario Murone, al provvedimento di sequestro emesso dalla Corte d’Appello di Salerno. La notizia, già ampiamente anticipata dal nostro quotidiano il 9 luglio scorso, era già trapelata negli ambienti giudiziari da diversi mesi. Il sequestro dell’ingente patrimonio illecito accumulato era stato disposto, infatti, dal Tribunale di Salerno, su proposta della locale Procura della Repubblica – Ufficio Misure di Prevenzione-, nell’ambito del procedimento preventivo antimafia instaurato a carico di Antonio Campione (destinatario, altresì, della misura personale della sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza) in relazione al ruolo di referente principale delle attività di ripulitura del denaro sporco dallo stesso rivestito nell’ambito del clan Maiale. Contro il primo provvedimento Campione aveva opposto ricorso. La Corte d’Appello aveva ancora di più aggravato la misura di sequestro patrimoniale estendendolo anche a ulteriori beni intestati fittiziamente alla moglie Maria Coppola, e ai due figli Adriano e Marco (quest’ultimo ex consigliere comunale di Battipaglia). Neanche il ricorso alla Suprema Corte, come già anticipato, è servito ad Antonio Campione e i sui familiari, a conservare quel patrimonio così certosinamente accumulato grazie alle attività di reinvestimento nel settore imprenditoriale di tutti i soldi provenienti dalle attività illecite del clan Maiale. La conferma della confisca da parte della Corte di Cassazione ha reso irrevocabile il provvedimento. La confisca è stata eseguita ieri mattina daii militari del Gico (Gruppo di Investigazioni Sulla Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Salerno. Antonio Campione, noto imprenditore di Battipaglia, è stato condannato in primo grado, al termine del così detto “Processo California”, per il reato di riciclaggio, per aver reinvestito i proventi illeciti del “clan Maiale” e successivamente condannato in secondo grado per il reato (poi prescritto) di associazione per delinquere di stampo mafioso. La confisca dei beni, che si aggiunge ai sequestri preventivi già eseguiti nel corso del 2007 e del 2008, nell’ambito del processo “California”, è il frutto di un paziente e meticoloso lavoro di ricostruzione che ha consentito di portare alla luce le modalità e le tecniche con cui Campione, che non aveva capacità reddituale sufficiente, aveva accumulato un ingente patrimonio, reinvestendo milioni di euro camorra, ricorrendo sistematicamente allo schermo societario e alla fittizia interposizione dei parenti più prossimi (l’intestazione di beni ai figli e alla moglie).