di Fiorinda Stasi
A distanza di nove anni dall’approvazione del Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche a Salerno ancora poco è stato compiuto. I molteplici interventi immaginati per rendere sicuri e accessibili gli spazi urbani, e con cui eliminare gli ostacoli che si frappongono alla totale realizzazione dell’autonomia personale di cittadini disabili e non, procedono con lentezza. E’ anche per questo che sulla questione sono intervenuti spesso cittadini indignati, a cui hanno fatto da cassa di risonanza gli interventi dei rappresentanti istituzionali e dei vari esperti del settore urbanistico. «L’abbattimento delle barriere architettoniche non è solo un obbligo normativo, ma un primo concreto passo verso la creazione di un ambiente urbano usufruibile da tutta la collettività senza distinzione alcuna», ha dichiarato Michela Calabrese, ingegnere civile di Bracigliano. «Sebbene le normative di riferimento per la progettazione di spazi che garantiscano la completa fruibilità siano ormai risalenti al trentennio scorso, il nostro Paese si conferma a doppia velocità: da un parte il centronord, intento a ridisegnare le aree urbane in funzione delle esigenze delle persone già fragili, dall’altra il centro-sud, ancora oggettivamente in affanno rispetto all’attuazione di queste politiche». Un quadro generalmente poco lusinghiero, in cui la realtà capoluogo non sembra fare eccezione: «Salerno, nonostante i molteplici sforzi, continua a non essere una città a misura di disabile», ha chiarito l’architetto Ascanio Cucci «Plasmare una città dove ci sia posto per le persone con handicap è una sfida complessa per molteplici ragioni. Prima su tutte una forma di reticenza comune, soprattutto nell’ambito delle committente private, nei confronti di un tessuto urbano che potrebbe essere privato del proprio equilibrio estetico. E a cui si somma la poca conoscenza delle tante agevolazioni economiche di cui potrebbero beneficiare coloro i quali scegliessero di realizzare progetti rispettosi delle esigenze dei cittadini disabili». Tra tante voci critiche, trovano spazio anche le posizioni di coloro i quali vedono nella città di Salerno un’isola felice: «Se partissimo dall’assunto che una città totalmente esente da barriere architettoniche non è fattibile, probabilmente guarderemo con maggiore clemenza alla realtà salernitana», ha commentato l’architetto giffonese Angelo Carpinelli. «La mia considerazione, in realtà, non è un plauso all’azione dell’amministrazione comunale, quanto una considerazione puramente di natura tecnica e morfologica rispetto alla conformazione del territorio. I punti nevralgici della città, tanto quanto le zone periferiche, beneficiano di una fortunata predisposizione al superamento delle barriere architettoniche. A mio avviso, perciò, Salerno non può essere considerata fanalino di coda rispetto al contesto italiano o meridionale, quanto piuttosto una felice eccezione su cui si può continuare a lavorare per risultati sempre migliori».