Aspettando la Vedova Allegra…  Mario Cassi : l’eleganza del Conte Danilo - Le Cronache
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Aspettando la Vedova Allegra…  Mario Cassi : l’eleganza del Conte Danilo

Aspettando la Vedova Allegra…  Mario Cassi : l’eleganza del Conte Danilo
Il baritono aretino sarà il protagonista della Vedova Allegra che andrà in scena domani sera negli spazi antistanti il Teatro Ghirelli di Salerno
Di Luca Gaeta
Abbiamo avvicinato il baritono Mario Cassi nel corso della prova generale che lo vedrà indossare la marsina del Conte Danilo, nella ripresa della stagione lirica del teatro Verdi di Salerno.
Come si è avvicinato alla musica ed al canto in particolare e quali sono state le tappe e le figure significative del suo percorso di studi?
L’amore per il canto e per la lirica in particolare, nacque da giovanissimo, proprio vedendo al cinema il film di Rosi, la Carmen di Bizet, con Domingo fra gli interpreti e anche grazie agli ascolti che la professoressa di educazione musicale ci proponeva a scuola media. Poi nell’86 vidi in tv il Nabucco alla Scala, diretto da Riccardo Muti e da lì incominciò a farsi strada l’idea di voler studiare musica, dapprima privatamente con Slavska Taskova Paoletti, poi con Alessandra Rossi e Bruno de Simone. Fra le tappe più significative, legate al mio percorso di formazione, ci sono sicuramente le vittorie al Concorso Viotti di Vercelli e il “Toti Dal Monte” di Treviso (premio speciale Cesare Bardelli) nel 2002, in seguito al quale ho debuttato ne La Cenerentola di Gioacchino Rossini. Poi “Operalia” di Plácido Domingo nel 2003 (premio Zarzuela) e il concorso “Spiros Argiris” nel 2004.
Nella sua carriera ha avuto modo di incontrare diversi direttori d’orchestra. Che cosa le hanno trasmesso ed insegnato?
Nel corso della mia carriera ho avuto la fortuna di incontrare direttori d’orchestra straordinari, che mi hanno scelto, valorizzato e mi hanno fatto conoscere nei più grandi teatri del mondo, insegnandomi tanto. Tra questi il primo è stato il maestro Riccardo Muti, al quale devo non solo alcuni dei più grandi successi, ma soprattutto  gli devo un metodo di lavoro e un approccio al testo musicale. Quello che, in definitiva, è il vero lavoro dell’interprete. Non posso dimenticare il lavoro svolto con il maestro Zedda, quando nel 2011  mi scelse per portare in scena Il barbiere di Siviglia al Rossini Opera Festival nella sua ultima edizione critica. Poi Cristophe Rousset, al quale devo tante belle incisioni discografiche e altrettante riscoperte di musiche bellissime del Seicento e Settecento, da Cavalli a Salieri fino a Mozart. Con lui ho imparato l’importanza dei colori e del fraseggio, della parola scolpita del testo perché siamo, sì, cantanti ma anche attori che devono raccontare una storia con la voce, modulandola in modo tale da saper emozionare il pubblico. Poi Bruno Campanella, col quale non ho avuto tantissime occasioni, ma il Barbiere e il Don Pasquale con lui rimangono nella mia memoria come momenti bellissimi della mia vita musicale. Parlando del belcanto diceva che uno dei requisiti essenziali era il cantare senza sforzo e quindi di come l’orchestra dovesse sempre essere regolata in base al cantante non viceversa. Poi, l’incontro con il maestro Daniel Oren, con la sua immensa musicalità, la sua forza espressiva, la sua profonda conoscenza del repertorio, estremamente rispettoso del segno scritto. Ha un controllo totale dell’orchestra e un amore incredibile per la voce.
Il 9 settembre andrà in scena a Salerno La Vedova allegra di Franz Lehár, primo titolo in programma, dopo la pausa estiva, della stagione lirica 2020 presso il Teatro Municipale Giuseppe Verdi di Salerno. Ci parla del suo personaggio, il Conte Danilo e di questa produzione ripensata presso il teatro Ghirelli, dove potranno essere garantite tutte le norme anti Covid.
Dopo Falstaff con Bruson e La Bohème, ritorno a Salerno, per La Vedova allegra, riscoprendo sempre il piacere di potersi esibire in questa città ricca di cultura. L’elemento che il Maestro Oren ha individuato come centrale per la lettura di questa partitura è l’eleganza. Un’eleganza che è possibile percepire in ogni singola frase musicale, che rimanda appieno il clima e la dimensione in cui quest’operetta è stata concepita. Alcuni stereotipi legati al mio personaggio, dalla vocalità per nulla semplice, sono stati ripensati, proprio nel rispetto di quanto detto e del fatto che Danilo sia un Conte. In rispetto delle norme anti Covid lo spettacolo è stato ripensato per uno spazio all’esterno, il Teatro Ghirelli, ed inoltre le grandi scene d’assieme saranno ovviamente ridimensionate, ma il clima che abbisogna quest’operetta non sarà tradito, anzi porrà una centralità alla musica ed ovviamente al canto.