Asl a Eboli: Il dipendente di via Acquarita va al bar con l’informatore scientifico con gli utenti in attesa - Le Cronache
Cronaca

Asl a Eboli: Il dipendente di via Acquarita va al bar con l’informatore scientifico con gli utenti in attesa

Asl a Eboli: Il dipendente di via Acquarita va al bar con l’informatore scientifico con gli utenti in attesa

di Peppe Rinaldi

Sede del Distretto Asl di Eboli, quartiere Pescara, domenica 25 giugno, ore 18 circa. Calura tropicale, sole a picco intervallato da raffiche di vento caldo, atmosfera umida, luce ancora forte ed accecante, contesto afoso e desertico se si escludono alcuni dirimpettai delle case popolari ricoperti di tatuaggi che sparano musica melodica o trap, insomma quella robaccia lì. Stessa scena il giorno prima, sabato, e quello ancora del venerdì. E poi il giovedì, il mercoledì, il martedì e via elencando a ritroso, come accadrà, verosimilmente, per gli stessi giorni a venire. Per quanto tempo ancora non è dato saperlo. Vedremo.

Eh già, vanno capiti quelli che gestiscono la vita quotidiana del nostro sistema sanitario regionale, anche sotto il profilo meramente amministrativo, dalla Regione Campania in poi, via via scendendo fino agli uffici centrali di via Nizza e, a cascata, a quelli del Distretto 64 ebolitano: non riescono a risolvere equazioni ed algoritmi complessi, non sanno come porre rimedio a un problema gigantesco che neppure le strutture più avanzate disponibili nell’armamentario dell’intelligenza artificiale sono capaci di fare allo stato, hanno compulsato pure quel mattacchione di Elon Musk per capire come muoversi ma non c’è stato niente da fare. I responsabili degli uffici, chiunque essi siano, in pratica non sanno come fare per installare un timer che regoli l’accensione e lo spegnimento delle luci e dei lampioni che circondano la struttura del quartiere Pescara, sorta di Golgota per migliaia di cittadini costretti ad averci a che fare quotidianamente.

Vanno capiti, l’operazione è intricata e pericolosa, nonostante il calendario segni l’anno 2023 – più i 750 precedenti, ab urbe condita, farebbero in tutto 2750 anni di patrimonio evolutivo scientifico- e si inizi a saltellare nello spazio e attorno ai pianeti, la complessità dell’installazione di un apparecchio che regoli accensione e spegnimento delle luci stenta a trovare una adeguata soluzione. Le fotografie pubblicate in pagina ne sono eloquente testimonianza.

Ora, sarcasmo ed ironia a parte, va detto che siamo dinanzi al più classico dei proverbi locali, quello che rimanda all’ascia altrui capace di tagliare addirittura il ferro. Traduzione: quando una cosa, un oggetto o altro non è tuo, non l’hai pagato o non dovrai pagarlo con i tuoi soldi o i tuoi averi, ne fai strage, te ne infischi, tanto dovrà pensarci qualcun altro. Insomma, non pagano di tasca propria i responsabili degli uffici pubblici italiani, le fatture che Enel scarica a cadenza bimestrale vanno a finire nel gran calderone della spesa generale. Se soltanto si iniziasse a introdurre nell’ordinamento il sacrosanto principio che i famosi “statali” ne debbano rispondere personalmente di questi scempi (in un contesto internazionale, peraltro, gravato da una crisi legata proprio all’energia) si potrà forse sperare in un miglioramento generale. «Vaste programme» diceva anni fa un francese molto importante.

Si tratta di quegli stessi uffici di cui questo giornale s’è occupato qualche settimana addietro per via della schizofrenica (perdurante) organizzazione del lavoro pensata dal management locale, che impone all’utenza un ridicolo ancorché snervante andirivieni tra questa sede e l’altra nei pressi dello svincolo autostradale di Eboli per fare operazioni che potrebbero essere risolte in un battibaleno, tipo pagare il ticket e usufruire del servizio in un solo posto. Macché, altra operazione complicatissima a quanto pare. Ma vanno capiti, dicevamo, sono stanchi gli impiegati, sono stressati dal numero di carte che devono spostare da un tavolo all’altro tutto il giorno in attesa del 27 di ogni mese, unica granitica certezza. Ovviamente, al netto della professionalità e dell’abnegazione di alcuni che tirano il carro per tutti.

Chi scrive, ad esempio, è stato testimone diretto pochi giorni fa dell’ennesimo episodio, stavolta presso la sede di Acquarita: gente in fila al piano terra, un bravo e ansimante guardiano che non sa più come fare per placare la sacrosanta rabbia di chi ha bisogno del servizio, minuto dopo minuto passano quasi le ore. Non si capisce cosa stia accadendo nei piani superiori dove il pubblico dovrà essere ricevuto, ad un tratto uno degli impiegati appare nel corridoio accompagnato da un signore che aveva tutta l’aria di essere un informatore scientifico. Il dipendente pubblico attraversa il corridoio passando davanti a chi sta aspettando proprio lui diretto verso l’uscita, il guardiano gli dice: «c’è gente che aspetta», il dipendente, quasi fosse un Nobel della medicina importunato da banali richieste, replica serafico ma perentorio: «E tu falli aspettare». Dopodiché questo stesso impiegato si infila in auto con il presunto rappresentante e se ne va al bar che dista poche decine di metri. In pratica si allontana dal posto di lavoro e chissà, poi, quando sarà tornato. Gli scaleranno i soldi del tempo sottratto dal cedolino dello stipendio? Chi può dirlo, sembra difficile però.

L’unica cosa che s’è capita è che il famoso lanciafiamme il governatore De Luca dovrebbe iniziare a usarlo in questi uffici. A Eboli e non solo.

Ps: ovviamente, nel caso la “competenza” sulle luci sia di un altro ente, come accade per i tribunali, e quindi in questo caso del Comune, il discorso non muta di una virgola.

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