Quella che sembrava essere una piccola manovra di distensione tra maggioranza e minoranza si è rivelata un nulla di fatto. Il consigliere comunale di minoranza Raffaele Pesce aveva presentato nel mese di settembre una mozione al consiglio comunale di Agropoli con la quale l’assise si sarebbe impegnata per fare voti al Ministero della Cultura al fine di «estendere il vincolo archeologico sull’intera area interessata dalla villa romana» e «programmare ed effettuare una idonea campagna di scavo, nonché una campagna archeologica subacquea nell’area marina del Vallone».
Il consiglio ha approvato nel mese di ottobre, ma da allora ad oggi nulla è stato fatto. A denunciarlo è lo stesso consigliere rappresentante del gruppo “Liberi e Forti”. «Per far votare la mia mozione sull’area archeologica e naturalistica del Saùco (richiesta ampliamento vincolo archeologico e campagna di scavo, fruizione) – dice Raffaele Pesce – ci sono volute due sedute del consiglio comunale e la richiesta del parere tecnico dell’ufficio preposto. Con deliberazione n. 84 del 20 ottobre 2022 è stata votata all’unanimità, per qualcuno devo desumere a malincuore, dal momento che, ad oggi, nonostante mie due sollecitazioni formali, la stessa non è stata trasferita al Ministero competente. Non c’è tempo da parte dell’amministrazione – continua – per predisporre una lettera di accompagnamento ed inoltrarla al Ministero della Cultura. Il sindaco ha la rappresentanza esterna dell’ente. Ecco la predisposizione alla tutela archeologica e naturalistica! La mozione al contrario – conclude con una stoccata – è solo il primo passo sulla strada, quella giusta, che proseguiremo insieme». Il Saùco è un’area che sorge a ridosso del mare di alto interesse archeologico. Il sito del Saùco è sottoposto a vincolo dal 1976 e si pensa ci siano i resti dell’antico abitato di Trezene di origine greca. Negli anni ’70, dal ’78 all’80, quel sito fu oggetto di scavo da parte della École Française de Rome.
Gli studiosi francesi indagarono la “terrazza” del Saùco, nella quale furono individuati i resti di un edificio probabilmente romano, una villa rustica litoranea di grandi dimensioni, dal momento che parte della stessa oltre lo spazio dell’attuale terrazza, proseguiva al di sotto del casale del ‘600/’700. La villa, inoltre, si giovava di una fonte perenne esistente e del sottostante approdo del Vallone. I reperti marini rinvenuti in zona hanno confermato la costante frequentazione del sito. Nel corso della campagna di scavo del 1951, fu individuato un grande masso di arenaria in cui erano scavate due fosse parallele di forma ellittica: una tomba bisoma di origine greca. Dal 1980 non risultano altre campagne di scavo e l’ultima, come sostenuto dagli stesso archeologici d’oltralpe, fu solo parziale. Il muro di contenimento della villa non è più visibile, ma in ogni caso è impossibile accedere al sito perché la strada che vi conduce è chiusa, rendendo non fruibile un bene così immenso. Il Comune di Agropoli ha acquisito al patrimonio comunale gran parte dell’area a monte del sito. La tutela e la valorizzazione della storia di Agropoli e del territorio è un punto fondamentale per l’amministrazione comunale tutta. Il turismo archeologico e quello naturalistico devono avere un proprio giusto ruolo nell’offerta di tutta l’area cilentana.