Archeoclub scommette sul valore turistico della Regio Capuam - Le Cronache
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Archeoclub scommette sul valore turistico della Regio Capuam

Archeoclub scommette sul valore turistico della Regio Capuam

di Oreste Mottola
Sono ben 11 i comuni salernitani protagonisti del progetto di Archeoclub d’Italia, denominato “Strada Regia delle Calabrie” e da oggi, inseriti ufficialmente nelle tappe dell’itinerario turistico dell’antica strada romana Capua-Regium sui cui resti sorge la Strada Regia delle Calabrie, del sito italia.it del Ministero del Turismo. Una strada percorsa per secoli da eserciti, condottieri e viaggiatori del ‘700, fino a quando, nel 1962, venne costruita seguendo le sue tracce la prima autostrada meridionale rappresentata dalla Salerno-Reggio Calabria, oggi autostrada A2 del Mediterraneo. Tratto viario storico che per il territorio salernitano, attraversa e fa tappa nei comuni di Pontecagnano Faiano, Montecorvino Pugliano, Bellizzi, Battipaglia, Eboli, Campagna, Serre, Postiglione, Sicignano degli Alburni, Petina e Auletta dove sono presenti, ancora visitabili, i monumenti delle antiche stazioni. Strada Regia delle Calabrie diventata un itinerario turistico e culturale, percorribile in 14 giornate da Napoli a Castrovillari, dove ogni tappa, che coincide con i paesi in cui sorgevano le antiche stazioni di posta, luoghi di sosta e di ristoro in cui si effettuava il cambio dei cavalli, attraversa territori e borghi antichi facendone conoscere le bellezze, la storia, l’accoglienza e le antiche tradizioni. Ci passò Cicerone, da senatore in fuga da Roma, e poi l’usarono i nobili che volevano evitare i disagi di una Persano a rischio malaria e briganti ma per restare vicini al loro Re che lì si sollazzava con la caccia, da ottobre a maggio, lontano da Napoli e i suoi pericoli.
Per un piccolo tratto gli acciottolati erano rimasti quelli posti dai romani oltre duemila anni fa e frettolosamente aggiustati dai Borboni a fine Settecento. Ora non c’è più niente. L’accusa arriva da un residente della “Strada Vecchia”, frazione di Serre. “E’ stato ricoperto di ghiaia l’ultimo tratto di selciato della vecchia Popilia romana”. Dove? A Serre. Qui, nelle campagne tra il fiume Sele e gli Alburni, è possibile vedere le ultime tracce dell’antica consolare romana”. Parla, e scrive, Baldassarre Chiaviello, dirigente scolastico in pensione. Quel relitto di antica strada si era conservato perchè poi la circolazione di uomini e merci aveva scelto prima i percorsi della Statale 19 e dell’autostrada. E così quei vecchi pezzi di storia si erano conservati più per effetto dell’abbandono che per scelta cosciente di uomini e istituzioni. L’architetta Lucrezia Ricciardi ama spesso percorrerla la vecchia Popilia che da Ponte Sele porta a Sicignano degli Alburni. “Con dolcezza accompagno lo sterzo nelle tante curve della vecchia Popilia, conosco bene palmo a palmo questo tratto di strada della statale n.19 che da Ponte di Sele s’inerpica su su per gli elefanti alburnini. Con la coda dell’occhio vedi e non vedi e passi oltre, ma è una maledizione scendere e salire senza mai fermarsi”. Poi ci sono le domande che Fa Chiaviello: “Lavoro proprio urgente e necessario? Manco se ne è ricavata una strada moderna. La Soprintendenza ne è a conoscenza? Il comune di Serre l’ha informata? “. Altri interrogativi li aggiunge Vito Eliseo, cultore di cose storiche di Serre. ” A me pare che il tratto di strada in questione non serve nessuna abitazione. Perché tanta solerzia? Perché a questo punto sprecare soldi pubblici per un opera di nessuna utilità? Erano lavori programmati? “. L’iniziative dell’Archeoclub promette di superare anche queste polemiche.