Antonio Fuoco spacciava mentre affrontava il processo - Le Cronache
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Antonio Fuoco spacciava mentre affrontava il processo

Antonio Fuoco spacciava mentre affrontava il processo

Riforniva gli abituali assuntori di sostanze stupefacenti mentre affrontava il processo per la morte della cagnolina Chicca, uccisa a calci. Resta in carcere Antonio Fuoco che ieri mattina, assistito dall’avvocato Luigi Gargiulo è rimasto in silenzio dinanzi al Gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare Pietro Indinnimeo. Solo coloro che hanno ammesso gli addebiti, nella stessa giornata di ieri hanno lasciato la casa circondariale di Fuorni per la misura alternativa dei domiciliari. E, ai domiciliari è andato anche Alessandro Maiorano, difeso da Giuseppe Russo, Ieri mattina presso la casa circondariale di Fuorni si sono svolt gli interrogatori di garanzia a carico dei 15 soggetti ammanettati lunedì mattina dagli uomini della squadra mobile di Salerno9 al termine di una laboriosa attività investigativa coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno e che ha portato alla luce una fiorente attività di spaccio che avveniva anche nei pressi di scuole e luoghi frequentati da soggetti minori. In particolare, le cessioni sono state accertate e documentate in Piazza San Francesco, nelle vicinanze del Liceo “Tasso”; al Largo Pasquale Naddeo, non distante dall’Istituto Salesiano San Domenico Savio che ospita scuole primarie e secondarie nonchéattività sportive per minori; in via Michele Pironti, a breve distanza dall’Istituto Comprensivo Calcedonia, in via Vinciprova dove sono ubicate anche alcune giostrine per bambini; al Parco Pinocchio; in via Vernieri nei pressi del cinema Apollo, nelle immediate vicinanze dell’Istituto Santa Tersa del Bambino Gesùdi via Rafastia e dall’Asl, in via Robertelli ed in altre zone della città. Le cessioni riguardavano eroina, cocaina e metadone. Il giudice per le indagini preliminari, Pietro Indinnimeo, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare a carico dei 15 soggetti coinvolti ha anche contestato l’aggravante di aver ceduto sostanze stupefacenti adulterate o commiste ad altre sostanze da taglio di pessima qualitàe tali da aumentare la potenzialità lesiva per gli acquirenti. Dunque, le dosi così tagliate potevano anche rivelarsi fatali per chi le assumeva.