Anno delle radici, Nicoletti: "Possiamo ripartire" - Le Cronache Attualità

di Arturo Calabrese

Domenico Nicoletti è tra le menti più sopraffine per quanto riguarda lo sviluppo e la promozione delle aree interne. Segretario dell’Osservatorio Europeo del Paesaggio di Arco Latino, vanta numerose iniziative per il turismo.

Anno delle radici: quali sono gli obiettivi e quali quelli già raggiunti?

“Le radici italiane, “un target dai numeri impressionanti” infatti sono sei milioni gli italiani residenti all’estero, una cifra che sale a 80 milioni comprendendo nel novero anche oriundi e discendenti e addirittura a 260 milioni se si include nel totale il numero degli affini con legami parentali, di quanti parlano la nostra lingua o comunque si sentano particolarmente vicini alla nostra cultura, anche per motivi di lavoro. Sono cifre che fanno dell’Italia un caso pressoché unico al mondo e che il 2024 – decretato “Anno delle radici italiane” dal Ministero degli Esteri, con tanto di specifico progetto inserito nel PNRR – permette di portare in primo piano. Nel Cilento Vallo di Diano sono 45 i Comuni al disotto dei 6.000 abitanti che hanno partecipato e avuto accesso ai fondi del Bando promosso dal Ministero degli Esteri con iniziative diffuse in corso di attuazione per sensibilizzare ed attivare iniziative divulgative per promuovere l’assistenza territoriale nei Laboratori delle Radici per chi ha assunto dal sito del Ministero il passaporto delle Radici. Nell’area del Cilento interno la Comunità Montana Gelbison e Cervati con il Comune di Vallo della Lucania, nell’ambito del programma di azione del “Tavolo sullo Spopolamento”, hanno lanciato un Concorso dal titolo “I tre Colori dell’Emigrazione” ed avviato un tavolo tecnico con capofila il Comune di Perito che svolge un’azione di coordinamento delle poche risorse messe a disposizione, per evitare la frammentazione dei risultati coerenti con la strategia nazionale che punta ad articolare un’offerta turistica strutturata attraverso appropriate modalità di comunicazione, coniugando alla proposta di beni e servizi del terzo settore (alloggi, eno-gastronomia, visite guidate) la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti. I risultati, se accompagnati dalle istituzioni, potrebbero essere dirompenti nella rigenerazione del nostro patrimonio come delle possibili “ri-tornanze” il cui esito potrà meglio valutarsi il prossimo anno con la verifica e validazione delle iniziative”.

Le istituzioni stanno lavorando per combattere lo spopolamento?

“La comunità Montana Gelbison e Cervati, lo scorso anno ha attivato un “Tavolo sullo Spopolamento”, sulla base dei preoccupanti tassi di spopolamento, con una strategia che non registri e monitori solo il fenomeno, ma dia corpo e senso al contenimento del fenomeno legato alla denatalità, ma soprattutto alla fuga di “cervelli” e dei “giovani”. In questa direzione, a mio avviso, le istituzioni si rendono conto dell’enormità e complessità del processo in atto, ma ancora non hanno compreso la gravità ed invertito il modello di “investimento” territoriale, ripercorrendo stancamente vecchi modelli di gestione politica con i quali non si cambia niente. Insomma non è pensabile governare i territori con le stesse logiche che questi problemi li hanno determinati. È necessario un cambio di Visione uno sguardo d’orizzonte per aumentare e migliorare i servizi educativi, sanitari e comunitari con nuove sfide che portano nuove opportunità e “lavoro” coerente con il superamento dei bisogni di questa terra. E per fare questo è necessario un profondo rinnovamento e investimento sulle competenze, conoscenze e azioni (molto spesso gestionali ed organizzative) in primo luogo per semplificare ed eliminare tecno-burocrazie che non lasciano spazio all’inversione delle volontà e nuove tendenze politiche (news welfare) nella esternalizzazione dei servizi (outsourcing, contrascting-out), la sussidiarietà per progetti (finanziamento di progetti privati e defiscalizzazione culturale), valorizzazione delle iniziative dei privati e terzo settore (partecipazione e sovvenzioni), redistribuzione delle risorse economiche (cash) senza apparato istituzionale di servizio (kind)”.

Come vede il futuro delle aree interne?

“Troppa frammentazione e disgregazione delle politiche e delle gestioni (questo alimenta le diseguaglianze e il malessere dei territori). Le aree interne sono una grande risorsa soprattutto nel nostro “territorio” che già di per sé è una risorsa da tutelare e gestire con saggezza e oculata produttività, coerente al suo potenziale. Come è ormai evidente le aree centrali del nord Italia, hanno subito nel tempo, una drastica occupazione di suolo con una concentrazione industriale che ne ha fatto la zona più inquinata d’Europa. La scelta di una “locomotiva industriale” che ha divorato tutto, oggi è al centro dei cambiamenti climatici come diretta conseguenza di quelle scelte, all’orizzonte non si vede e non si sente alcuna volontà di intervento, negando l’evidenza ed oscurando ogni notizia contraria a questa valutazione senza appello. Al sud abbiamo ancora la possibilità di invertire questa tendenza e soprattutto nel nostro territorio (cuore verde e blu della Campania) di qualificare e gestire in maniera innovativa quella transizione ecologica e digitale che richiede di avere un nuovo pensiero e una nuova mentalità che solo una grande sfida culturale potrà portarci. Ecco cosa hanno difronte le aree interne una grande iniezione di competenze, conoscenze e innovazione”.

Campus Mediterraneo è un Suo progetto: come stanno le cose?

“Campus Mediterraneo non è un mio progetto, ma di tanti uomini e donne di buona volontà che nel tempo hanno capito in quale direzione andare e come costruire un modello di società aperta e consapevole delle difficoltà e dei traguardi utili e necessari a medio lungo termine. Campus nel suo significato etimologico ‹kä′mpës› s. ingl. [dal lat. campus «campo»] – nelle università anglosassoni, l’area e il complesso di edifici di una università, la sezione staccata d’una stessa università, e l’università stessa come entità giuridica, educativa e sociale. Nel Cilento assume un valore territoriale ampliato ai valori del mediterraneo come dettato dal riconoscimento WH-UNESCO “l’incontro tra mare e montagna, Atlantico e Oriente, le culture nordiche e quelle africane, fonde popoli e civiltà e ne conserva le tracce evidenti nei caratteri distinti. Posto al centro del Mediterraneo, questo territorio ne è sua stessa rappresentazione perché ne concretizza gli aspetti peculiari: la biodiversità, la compenetrazione ambientale, e l’incontro delle genti; le stesse caratteristiche implicite nel significato etimologico del Mediterraneo: “centro della terra”…. Un nuovo modello di “umanesimo”, come sfida culturale ambiziosa e superlativa per una nuova consapevolezza di valori e conoscenze tacite rese esplicite dalla volontà degli uomini. Oggi, una sperimentazione concreta di applicazione della Terza Missione con l’Università di Salerno e altri partner pubblico privati che hanno abbracciato la sfida nel mondo dell’educazione aperta, dinamica, evolutiva e di comunità (comunità emergenti, maratona delle Idee, granaio dell’innovazione, vivaio digitale). In questa direzione Campus Mediterraneo mira ad essere catalizzatore di percorsi di frontiera del sapere, per collaudare e mettere in fase nuove emersioni, i potenziali inespressi, con un polo accademico con locazioni multiple, con quelle università ed esperienze innovative di settore (biodiversità, filosofia, qualità della Vita), che sentono questa vocazione di sperimentare sui territori emergenti, le nuove frontiere della conoscenza”.

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