I giudici della Suprema Corte di Cassazione hanno ritenuto fondati l’istanza proposta dai legali difensori ed hanno annullato le condanne, per intervenuta prescrizione, nei confronti dell’arcivescovo Gerardo Pierro, condannato in primo grado a dieci mesi di reclusione per truffa (pena già prescritta in Appello), e per gli altri imputati del processo relativo alla ristrutturazione dell’ex colonia San Giuseppe.. Nelle more i giudici del palazzaccio hanno disposto il rinvio alla Corte d’Appello di Napoli per don Comincio Lanzara (condannato a nove mesi) e per Giovanni Sullutrone (otto mesi 15 giorni) per il solo capo E. In buona sostanza quello relativo alla progettazione della piscina (contestato l’abuso d’ufficio ed il falso ideologico). In ogni caso anche la loro posizione è destinata ad essere “estinta” dall’intervenuta prescrizione dai giudici della Corte d’Appello del Tribunale di Napoli. Tirano un sospiro di sollievo i tecnici comunali (Nicola Gentile, Matteo Basile e Charles Caprara) e i vari progettisti direttori dei lavori (Nicola Sullutrone e Roberto Rago) condannati dai giudici di secondo grado (con pene variabili dagli otto ai quattro mesi). Secondo i giudici della Corte d’Appello del Tribunale di Salerno gli interventi edilizi relativi all’Angellara Home “sono stati finanziati totalmente dalla Regione Campania, con finanziamenti a fondo perduto per circa due milioni e quattrocentomila euro. I finanziamenti assegnati alla Diocesi veniva revocati dal Ministero per lo sviluppo economico, disponendosi il recupero della complessiva somma di euro 2.446.723 già erogata in favore della diocesi con contestuale revoca anche degli altri due finaziamenti non ancora erogati ma già concessi a seguito del sopralluogo effettuato dai tecnici De Rosa e Vitale del 22 settembre 2008, in cui essi davano atto che il complesso edilizio della colonia e attualmente denominato Angellara Home presentava carattestiche proprie di una struttura alberghiera e che tale destinazione era in contrasto con la relazione tecnica dell’ingegnere Giovanni Sullutrone del 27 febbraio 2001. Il Tribunale, ritenendo la sussistenza degli artifici e raggiri richiesti dalla norma penale, condannava Pierro, Lanzara e Sullutrone sul presupposto che l’opera realizzata era del tutto incoerente rispetto alle finalità perseguite nell’accordi di programma quadro relativo alle infrastrutture per sistemi urbani”. Decisione pienamente recepita dai giudici della Corte d’Appello ma per la quale è maturata la prescrizione. “La Corte concorda perfettamente con le valutazioni del Tribunale (I sezione penale) circa la riconducibilità truffaldina ai soggetti richiedenti il finanziamento pubblico atteso che in tutte le schede allegate alle domande il richiedejnte precisava che in alcun modo sarebbe stata modifica l’originaria destinazione d’uso del complesso, sempre chiamato Colonia San Giuseppe e mai ex Colonia, inducendo all’errore il funzionario addetto all’istruttoria”. I giudici della suprema Corte nulla hanno giunto in relazione alla questione del risarcimento danni danni ed alle provvisionali.
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